Elon-Musk-Viagem-espacial-carros-elétricos-e-o-golpe-na-BolíviaNei giorni scorsi un tweet di Elon Musk ha fatto il giro del mondo, quello in cui, riguardo al golpe del litio in Bolivia, ha detto: “Spodesteremo chiunque vogliamo! Accettalo”. E siccome Musk, in quanto creatore della Tesla,  al litio boliviano, necessario per le batterie ci tiene spasmodicamente come del resto ormai tutta l’industria automobilistica mondiale, la frase è suonata in sostanza come la confessione di essere stato uno degli ispiratori e concretizzatori del colpo di stato (ormai “testimoniato” persino dal Washingon Post) contro Evo Morales colpevole di voler fare partecipare anche il popolo boliviano agli utili delle immense riserve di litio del Paese andino. Ma immaginiamo per un momento e giusto per gioco che qualcuno avesse accusato Musk di essere stato uno dei burattinai del golpe boliviano: apriti cielo, si sarebbe attirato addosso l’accusa di complottismo o magari come è ormai moda dei più imbecilli e ignoranti tra i chierichetti del potere, di terrapiattista. E visto il livello primordiale o prostitutivo di certi personaggi magari lo direbbero anche adesso  Ma la cosa più stupefacente è che la rivelazione, quanto meno delle intenzioni, è arrivata al termine di una conversazione su Twitter nel quale il miliardario, erede di una dinastia sudafricana di schiavisti degli smeraldi, parte dalla propria opposizione a qualsiasi stimolo pubblico dell’economia per affrontare una visione distopica classica, ossia lo stato ridotto ai minimi termini e rivolto principalmente alla repressione  con i grandi gruppi  privati che si occupano della cosa pubblica e della legislazione in funzione esclusiva dei loro profitti. Dapprima diffusa come formula magica per il benessere di tutti, di fronte all’innegabile impoverimento che ha prodotto è diventata ormai espressione di una sorta di predestinazione darwiniana al potere.

Dunque benché l’affermazione sul golpe boliviano sia stata considerata clamorosa, essa è in totale accordo con le visioni neoliberiste che ogni giorno vengono propalate e di cui costituisce solo un caso particolare ma nemmeno tanto raro, almeno in alcune zone del pianeta: un sistema di governo che rischia di non garantisce abbastanza profitti ai grandi gruppi occidentali e intenda persino – dio non voglia – redistribuire la ricchezza, facendo mostra di populismo o almeno così lo chiamerebbero i giornaloni che fanno da voce del padrone, viene rovesciato e dobbiamo accettare che questa sia la realtà contro la quale non si può fare nulla. Dunque abbiamo da un parte un’ideologia primitiva che viene apertamente proclamata e da un’altro l’accurato  nascondimento delle sue ovvie conseguenze, vale a dire la perdita di democrazia e di cittadinanza che non necessariamente si deve attuare attraverso un golpe politico, ma può essere introdotta gradualmente, senza che i cittadini ne abbiamo un preciso sentore, oppure attraverso il sistema degli choc progressivi, quali ad esempio una pandemia. Nel recente passato, anzi diciamo pure nel presente – perché il pericolo non è certo passato, ma solo rinviato –   si è cercato di fondare questo tipo di governance da parte delle multinazionali attraverso trattati commerciali che in realtà erano vere e proprie aggressioni costituzionali: il Ttip è uno di questi esempi. Ma potremmo portare a testimonianza anche la costruzione europea come un caso particolarmente insidioso di trasferimento di potere da istanze elettive a tavoli economico – finanziari.

Tuttavia nessuno sforzo e nessun illusionismo viene trascurato per tenere nascosta la stretta correlazione che esiste tra la visione neoliberista nelle sue varie formulazioni e le conseguenze sul piano politico e sociale, nonché l’effettiva capacità raggiunta da grandi gruppi, grandi ricchi e grandi conglomerati produttivi, vedi ad esempio i settori dell’automobile e del farmaco, di determinare gli eventi, sia con la complicità di poteri pubblici ormai in posizione sussidiaria che contro di essi, qualora non siano stati sufficientemente scalati. La stessa opera di demolizione dei concetti sui quali si fonda la democrazia ha lentamente reso possibile la trasposizione di teorie e visioni meramente esposte nel think tank o nei convegni di squali “affamati” a realtà operative come dimostra la decennale insistenza su scenari pandemici da coronavirus che alla fine si è tradotta in una sorta di realtà a mezzo tra infezione reale e conseguenze narrative del tutto sproporzionate, ma in ogni caso sempre correlate al massimo profitto sia economico, sia nella paritta doppia del  libro mastro del potere . Anche quei poveracci che si sono fatti aedi delle “misure” contro la diffusione dl virus,  possono udire benissimo il monito, magari non direttamente di Musk, ma proveniente da altre voci chiocce:  ” Accettatelo”. E non si sono tirati indietro, tanto per fare “la cosa giusta”.