Site icon il Simplicissimus

Erdogan, sultano degli uiguri

erdogan-2215259_960_720-1Ci si doveva aspettare che in tempi di rinnovata guerra alla Cina, la stampa occidentale così libera da tutto tranne che dai suoi padroni, riprendesse per l’ennesima volta la questione degli Uiguri,  un gruppo di minoranza etnica nella provincia dello Xinjiang che verrebbe discriminata e repressa. Si tratta di circa 10 milioni  di persone in gran parte musulmane, di cui si tenterebbe di stroncare la cultura al punto che addirittura un milione di persone o due o tre ( a seconda della fantasia degli scriventi o di Radio Free Asia, di proprietà della Cia, media ufficiale di questa campagna.) sarebbe internata in campi di concentramento, mentre continua tranquillamente a passeggiare per le strade delle città. Di tutto questo ovviamente non c’è alcuna traccia, visto tra l’altro che un’operazione simile sarebbe piuttosto ardua in una regione che vede circa 100 milioni di turisti l’anno. E infatti tutto quello che viene riferito ormai da anni non ha uno straccio di prova, è soltanto la solita verità che nasce dalla ripetizione.

Fino a qualche tempo fa il referente di questa campagna aveva in pratica un’unica fonte, una tale Gay McDougall membro di un ente privato, il Cerd, ( Committee on the Elimination of Racial Discrimination) che lavora anche per le Nazioni Unite, secondo uno schema che abbiamo imparato a conoscere grazie alla pandemia: pressioni private che condizionano in maniera determinante l’organismo internazionale. I “rapporti credibili” citati dalla McDougall  sono stati erroneamente ( chiamiamolo errore)  attribuiti dall’Agenzia Reuters (ufficio stampa delegato per la questione uigura) alle Nazioni Unite le quali sono state costrette a smentire vista la puzza di bruciato che si spandeva tutto attorno. Insomma robaccia. Ma a queste notizie che girano ormai da anni senza che sia mai stata portata nemmeno uno straccio di prova, si aggiunge ora la testimonianza di un fantomatico Wuc  “World Uyghur Congress”, una sorta di gruppo terrorista messo in piedi direttamente da un personaggio che entra di forza in questa storia, ovvero da Erdogan. Il sultano di Ankara crede che l’esigua minoranza etnica presente principalmente nella provincia cinese dello Xinjiang,  sia il luogo di nascita della nazione turca. Quando fu sindaco della città di Istanbul, fece addirittura erigere una piccola statua di un uiguro, nello storico quartiere di Sultan Ahmed. Dopo lo scoppio della guerra in Siria, o più precisamente, dopo che l’Occidente iniziò un tentativo di rovesciare il presidente Assad, la Turchia formò miliziani uiguri e iniziò ad usarli all’interno del territorio siriano. Secondo lo scrittore Andre Vltchek che ha scritto il saggio  “La marcia degli uiguri” pubblicato dalla rivista  New Eastern Outlook, La Turchia ha trascinato i quadri di questo gruppo jiahdista e le loro famiglie attraverso l’Indonesia e altri paesi, fornendo loro passaporti turchi, per la durata del viaggio, li ha addestrati nei campi profughi, principalmente nella regione di Hatay, per schierarli  infine a Idlib dove hanno ucciso centinaia di uomini, donne e bambini, spopolando interi villaggi e città, anche grazie all’abitudine di assumere droghe prima del combattimento, un fatto culturale che dobbiamo assolutamente preservare e usato peraltro in Cina, come inaugurazione del gruppo, nella strage della stazione di Kunming

Ma Erdogan ha avuto l’accortezza di allontanare in qualche modo dalla Turchia il Wuc che ha sede in via Adolf Kolping Strasse a Monaco di Baviera in una stradina adiacente alla stazione centrale cosa che in qualche modo è collegata alla comparsa ad Hong Kong , dove il Wuc è intervenuto a provocare disordini, della bandiera tedesca. Tuttavia sta giovando una pericolosa partita cercando di ricostruire un impero  mettendo l’uno contro l’altro NATO, Stati Uniti, Europa, terroristi, islamisti e Russia e Cina. E si scopre che semmai i morivi etnico culturali per cui si accusa la cima, derivano invece proprio dagli alleati del’occidente. 

In questo caso la guerra americana alla Cina si salda strettamente con le ambizioni di Erdogan e con la creazione di un gruppo jiahdista per attaccare in sostanza la nuova Via della Seta. La cosa curiosa e culturalmente interessante in tutto questo è che la Cina non ha mai avuto alcun problema con i musulmani e una visita all’antica capitale cinese di Xi An da dove partiva l’anti carovaniera della seta  illustrerebbe chiaramente i legami tra gli Han e le culture musulmane. Ma l’occidente che invece discrimina i musulmani e che ne ha fatto esclusivamente dei terroristi,  ha direttamente trasferito i sui istinti in Cina, dove non hanno ragione di essere, mettendo in piedi una campagna che manca totalmente di sostanza, a meno ché con questa non si voglia  intendere la creazione di un ennesimo gruppo jihadista da usare dove più aggrada. Del resto alcuni potentati  sono riusciti a trasformare una sindrome influenzale in peste, non c’è da meravigliarci di nulla tranne che di noi stessi, impegnati a credere ad ogni favola e a trattare da favola la realtà.

Exit mobile version