fotoAnna Lombroso per il Simplicissimus

Avete visto che poi è andato tutto bene? Lo conferma la foto repentinamente evaporata della marchesina Maria Elena Boschi y Iosoio y Voinonsieteuncazzo, nella sua nuova versione sbarazzina – pare grazie a un amore fanciullesco con giovane attore sconosciuto che grazie a lei gode di inattesa notorietà alla pari con analoghe e criticatissime compagne di trastulli di  attempati notabili – immortalata, ridente e spensierata, in barca al largo di Ischia con altri gitanti tutti festosamente assiepati sulla tolda e privi della molesta mascherina.

In attesa che il presidente del consiglio sospenda l’obsoleto stato di emergenza, anche in vista della regolarizzazione e normalizzazione di quello debitorio, ci attendiamo venga ritirato l’anatema lanciato contro runner a Villa Ada, organizzatori di rave party, promotori di crapule e grigliate e scambisti.

E immaginiamo che sarà subito restituita la reputazione a compulsivi complottisti e irriducibili dietrologi che avevano messo in dubbio la pressione mortale del virus, o, peggio, che avevano sospettato che l’allarme fosse un espediente non certo nuovo nella storia per costringere la popolazione infantile e ignorante a affidarsi ai competenti e ai decisori, a sottoporsi a restrizioni delle libertà, solo apparentemente provvisorie, in cambio della sopravvivenza,  qualora fosse garantita l’appartenenza alla schiera dei meritevoli non addetti alle attività essenziali.

Come si è sempre verificato nel tempo, l’incauta forosetta non ha resistito, proprio come i trasgressori del distanziamento negli stabilimenti di Ostia, o gli aperitivisti sui Navigli, o i ragazzi della movida, a godersi la ritrovata libertà.

E d’altra parte se il venir meno a certi requisiti di sicurezza è concesso a conviventi e coppie stabili e regolari, potrà bene essere permesso a quelli che in anni lontani si chiamavano tra loro compagni di partito, uniti della stesse aspettative e dalla testimonianza di operare uniti in nome degli umili, degli sfruttati e che adesso come nella vecchia Dc di Fanfani, Gaspari e Rumor  (ormai rimpianti in qualità di statisti) si dichiarano “amici” –  e infatti l’immagine domenicale dell’allegra brigata recava la didascalia “Che bella cosa l’amicizia!” – se e a tenerli insieme sono proprio interessi comuni, comuni ambizioni ed esperienze condivise, compresa quella di stravolgere la costituzione per rafforzare il potere della loro cricca una volta insediatasi e di rappresentare volontà e bisogni di prestigiosi referenti, magari proprietari di yatch sui quali si augurano di essere invitati al posto di certe avvilenti tinozze. Più amici di così!

E ci credo che  se la ride beata e rilassata, la squinzia spudorata.  Pensa che soddisfazione averci presi ancora una volta per i fondelli, anche grazie a quella simpatica consuetudine cara agli insider di tutte le razze a di tutti i contesti, di assecondare chi sta ai comandi, con dei distinguo che assolvano a un ruolo ricattatorio e intimidatorio, plasticamente ritratti nell’icona conservata da un sito birichino:  appoggio le tue misure repressive che corrispondono alla mia indole di zarina, ma come una zarina so che, essendo destinate a mugic e straccioni, come le brioche senza pane, senza lavoro e senzatetto del Recovery Found o le briciole della Bellanova agli osti, sono legittimata a fare come mi pare, mi compete e merito.

Che poi mica volevate che stesse a lavorare alla Camera, la cui alacre attività si svolge sfocata sullo sfondo del dinamismo delle task force che l’hanno esautorata, mica avrete pensato che in qualità di esponente di un partito presente nella compagine governativa si stesse spendendo per dare forma a un programma di spesa delle risorse generosamente offerte dall’Ue.

Quando pare che sia tutto fatto come racconta esultante la stampa ufficiale, grazie all’operoso impegno degli Stati Generali che ha prodotto una strategia in nove punti e 137 progetti, già esibita come “canovaccio” a frugali e benigni interlocutori comunitari, tra piano choc per infrastrutture e cantieri per un’Italia interconnessa e connessa grazie alla digitalizzazione, sburocratizzazione e semplificazione,  a beneficio della libera iniziativa premiata anche con provvidenze speciali per le imprese, insomma un libriccino dei sogni che alla Programmazione e al Club di Roma dei favolosi anni ‘70  “je spiccia casa”, tanto che pare scritto nelle anticamere della Leopolda.

E ci credo che se la ride, la briosa sfrontata ultima interprete della fortunata formula “siamo tutti sulla stessa barca” insieme a Sacconi, Ichino, Thyssen Krupp, Riva.

E infatti,  o il pericolo è passato, o se c’è stato davvero e in quelle dimensioni, dimostra che anche il Covid, per chi lo sa usare,  lavora al servizio  della lotta di classe alla rovescia dei ricchi e privilegiati contro i poveri e sfruttati, mietendo vittime solo tra i dannati della terra, vecchi, malati, vulnerabili e vulnerati dalla miseria, dalla solitudine, dalla trascuratezza di sé che comporta vivere ai margini del benessere sempre più esclusivo che obbliga alla rinuncia prima del superfluo e poi, via via, del necessario.