frugAnna Lombroso per il Simplicissimus

Pare vada così,  grazie alla semantica dell’eufemismo quelli che sarebbe sacrosanto chiamare stati canaglia sono definiti  frugali, termine che suscita l’entusiasmo di Monti che aveva fatto della grigia sobrietà rigorista la sua bandiera. E se la resa viene presentata come ardua arte della mediazione, l’ipocrisia e l’uso politico della menzogna sono elogiati come doverosa sottomissione alla realpolitik.

Succede almeno da quando si chiamò Unione un’associazione non temporanea di imprese costituite dalle cupole dell’èlite tecnico finanziaria, da azionariati che avevano sostituito il sistema produttivo, rappresentate da governi assoggettati pronti a rinunciare per la loro sopravvivenza alla sovranità non solo economica.

Ormai abituati a usare,   come alibi della loro impotenza, inadeguatezza e incapacità, la necessaria obbedienza a un soggetto super-patria che non ha il carattere di unità, che tiene insieme i partner in forma non paritaria grazie a una moneta (uno dei suoi autori, Attali, ebbe a dire: “per imporla abbiamo scritto regole che impediranno a chiunque di uscirne”).  E  che non ha alle spalle un governo, né tantomeno un Parlamento –  quello che c’è è dotato solo di un ruolo di rappresentanza simbolica “culturale”  che gli permette di equiparare nazi-fascismo e chi lo ha combattuto, e alla pressione esercitata dal tallone di ferro di una Banca Centrale che assunto via via il ruolo di governo effettivo, grazie a una surroga egemonica della quale gli Stati nazionali vengono informati con intimazioni  via lettera in grado di imporre cambi di esecutivo svincolati da qualsiasi espressione di volontà popolare strappando il velo sul carattere pleonastico del voto… e della democrazia.

C’è da pensare che quello stravolgimento semantico abbia interessato anche fautori entusiasti del liberismo che sia pure in forma sempre più ridimensionata a cauta si definiscono appartenenti all’area di “sinistra’ e che più che abbracciare la fede l’hanno imposta con crociate il cui primo effetto è stato quello di dimezzare il valore reale dei salari e di promuovere una ristrutturazione del sistema elettorale che permette di vincere le elezioni, pur perdendole, di nominare parlamenti esautorati di poteri decisionali, di condannare il popolo colpevole di populismo consegnandolo nelle mani della destra esplicita già definita costola della sinistra da illustri pensatori.

E deve essere della stessa marca la trasformazione dal gaio giardinaggio in ambientalismo anche grazie all’impiego degli strumenti del mercato per riparare il danni del mercato, tramite la commercializzazione dei diritti a inquinare, le campagne di propaganda delle imprese senza olio di palma, la raccolta di lattine ricicla-coscienza.

Prima del test-generosità solidale dei frugali verso i Pigs, rimasti tali a conferma della loro proverbiale indolenza fanciullesca che richiede che vengano guidati e indirizzati per il loro stesso bene, avevamo appreso che Madame Lagarde, che prede proprio la pazienza coi vecchi che proprio non vogliono sacrificarsi per l’interesse generale,  ha collocato tra i primi punti dell’agenda politica della Bce l’acquisto di obbligazioni “green” come atto di buona volontà  nel contrasto al cambiamento climatico, in concorrenza costruttiva con Ursula von der Leyen che ha lanciato il suo  Green Deal europeo   per condurre l’Europa verso “un impatto climatico zero” entro il 2050 e mentre l’World Economic Forum comunicava il Great Reset, un programma  globale per la gestione dei  beni e delle risorse comuni.

Peccato che poi si sia dovuto fare i conti con le inopportune esigenze avanzate da stati sofferenti quanto irriguardosi dei meriti di altri più consapevoli dei diritti e dei doveri di appartenenza espressi tra l’altro in qualità di benevoli ospiti degli investimenti fantasma del mondo, sicché  il bilancio comune ha subito tagli severi proprio nei settori della tutela ambientale, ormai largamente delegata alla beneficenza e alla carità, come nel caso di illustri premiate giovinette che mettono a disposizione di lauti assegni erogati da cattive coscienze a Ong attive, perlopiù remote e sconosciute.

Si deve quindi soprassedere  all’ambizioso progetto della Commissione che si era proposta di elevare del 5% i finanziamenti previsti nel Quadro finanziario pluriennale (QFP) o Multi-Financial Framework, per l’integrazione dell’ambiente in tutti i programmi UE, convogliando un 25% della spesa comunitaria a favore degli obiettivi climatici.

Pare sia giusto così, aumentare gli sconti dei partner, sobri quanto si dice lo fosse  Juncker: nei prossimi sette anni i Paesi Bassi otterranno 1921 miliardi di rimborsi (+25% rispetto al precedente budget), la Svezia, 1.069 miliardi (+62%), l’Austria 565 milioni (+120%) e la Danimarca 377 milioni di euro (+280%), in cambio dell’impoverimento del bilancio pluriennale dell’Unione del 2021-2027, annacquando i riferimenti alla lotta al cambiamento climatico e al rispetto dello stato di diritto, riducendo portata e obiettivi dei  programmi comuni (Life, Horizon, Just Transition Fund) legati alla ricerca, alla sanità, all’innovazione, alla transizione “sostenibile” e digitale.

Nella Grande Partita di Giro, rilancio, ricostruzione, salvaguardia dell’ambiente, sanità, ricerca, vengono improvvisamente restituiti agli stati, buoni o cattivi, con differenti elargizioni degli stessi finanziamenti cui provvedono, provvisoriamente affidati alla loro amministrazione con l’impegno a renderli più avanti, ma sempre sotto l’alta osservazione e vigilanza dell’autorità suprema che esige di allineare le prestazioni e i risultati ai desiderata della Germania e dei suoi assidui valvassori.

Inutile dire che vien buona per condannare a priori gli inadempienti, per punirli con la sfiducia alle loro democrazie che si materializza con la possibilità riconosciuta a una scrematura di quelli serie A  di abbattere i governi in carica per commissariare paesi e popoli, esigendo pagamenti in tagli dei diritti, in svendite dei gioielli di famiglia, in deleghe sempre più ampie concesse a tecnici cui adesso si può aggiungere una comunità scientifica opportunamente selezionata,  delle ipoteche concesse.

È proprio arrivato il momento di dire che il commissariamento progressivo sempre più violento  e oppressivo non è solo “l’Europa che ce lo chiede”, se il nemico è in casa, ha chiuso da democrazia fuori dai cancelli delle fabbriche, delle scuole, degli ospedali, dichiara come unico diritto la conversione del dovere di obbedire per garantirsi salute, sicurezza, un pasto caldo, un tetto in pericolo di alienazione,  in cambio dell’appartenenza a un’espressione geografica che si proclama civiltà “superiore”.