sardine-benetton-toscaniNon sono riuscito a sottrarmi al dovere civile di recitare anche io, come i vergognosi giornaloni padronali, un atto di contrizione per quanto hanno dovuto subire i poveri Benetton, ovvero l’ingresso della mano pubblica in autostrade per una quota del 51%. Un atto profondamente ingiusto a fronte della puntuale e magnanima manutenzione della rete autostradale e ad appena una quarantina di morti: di questo passo dove andremo a finire? Ed è consolante sapere come i grandi giornalisti a tariffa forfettaria, si scaglino contro questa offesa al buon senso,  a questo esplodere devastante dello statalismo che nasconde il diavolo del sovranismo: un buon tema di reprimenda morale per i Serra che hanno cominciato col prendere per il culo i possessori della Golf nera, ma che se la sono accattata alla prima occasione e suonano all’impazzata il clacson contro i pedoni poveracci e populisti. Tuttavia, nonostante i lai e le lamentazioni rituali che servono a fare da schermo, la vicenda si è conclusa a tutto vantaggio dei Benetton, già miracolati da una concessione che per opera di Berlusconi e Prodi è stata una delle più assurde regalie che mai si siano viste:  non perderanno nemmeno un’azione e a detrimento degli italiani che saranno invece costretti, attraverso la Cassa depositi e prestiti, a metterci i soldi necessari ad avere il 51 per cento nella nuova società autostrade in via di costituzione, così che finiranno per pagare la gran parte delle spese di ricostruzione e i 10 miliardi di debiti dei Benetton nonché la manutenzione autostradale da essi trascurata. In più a condizionare lo stato dei nostri servizi pubblici essenziali, come in un terzo mondo accuratamente ricreato, ci saranno partecipazioni di colossi come Blackstone che di ponti ne lascerebbero crollare anche cento prima di mollare l’osso.

Infatti l’ eccezionale aumento azionario che si è verificato alla notizia di questo fallimentare accordo, fatto passare come sventura per i Benetton e grande vittoria del senso di cittadinanza,dimostra come si tratti sia  in realtà un compromesso al ribasso aperto ad ogni possibile futura manipolazione, che non revoca la concessione, ma semplicemente la ammorbidisce e l’allarga a nuovi soggetti consentendo ai Benetton di continuare a guadagnare sulle autostrade e presumibilmente di continuare a brigare per tenersi in gioco in un’attività ormai cruciale per il gruppo: i maglioncini sono ormai un ricordo e costituiscono il 5 % dell’attività  che con i soldi facili raccolti ai caselli si va specializzando nella gestione viaria anche in altri Paesi a partire dal Sudamerica. E da oggi questo avverrà anche con i nostri soldi.

Ma la cosa più stupefacente di tali cronache è il fatto che il vecchio  patriarca, Luciano Benetton si lamenti di essere stato trattato come una cameriera, senza nemmeno gli otto giorni di preavviso, (ma in un Paese decente sarebbe stato sbattuto fuori un mese dopo il crollo del ponte Morandi e senza un soldo) nonché di essere stato “espropriato”. Questo la dice lunga sulla mentalità di questi imprenditori che si prendono la concessione, magari  senza nemmeno metterci un quattrino , ma che si sentono ugualmente padroni assoluti forse aiutati in questo dalla complicità di un ceto politico indecoroso e da scriba e farisei di ogni tipo. Forse bisognerebbe spiegargli che i “muri”, ossia la autostrade, sono e rimangono dei cittadini italiani, che lui è solo un gestore pro tempore, la cui incapacità ed immoralità  è sotto gli occhi di tutti. Ma pare che per inveterata tradizione le concessioni in Italia entrino immediatamente nell’asse ereditario e che per nessuna ragione possano essere revocate. Nemmeno la più sconquassata o la più criminale e del resto ci troviamo in un mondo dove la coerenza e lo stesso diritto vacillano: pensiamo che nel 2015 l’Europa di scagliò contro le concessioni eterne, mentre in questi giorni sono giunte forti pressioni per non “danneggiare” Benetton e gli interessi tedeschi in Autostrade.

Il fatto è ancora più irritante perché Benetton non è uno che magna e tase o che come certi tycoon fa sfoggio di  stupida tracotanza, anzi  da decenni ha intrecciato la propria immagine pubblicitaria con una sorta di programma didattico politicamente corretto sul mondialismo neoliberista costruito con gli scatti di Oliviero Toscani. Così ci vende miriadi di united colors, ma poi fa una strage di oltre mille persone persone in Bangladesh per la quale ha pagato meno di un ricevimento in una delle sue ville, magari di quelle con le Sardine, lascia cadere ponti in Italia facendo decine di morti e protesta perché vuole continuare ad avere la concessione, devasta il palazzo veneziano dove sorgevano le poste e sempre in laguna fa scempio di un isola costruendo un  mega albergo poi rivenduto alla speculazione internazionale. Quello a cui tiene in realtà è solo il colore dei soldi, ma non bastano mille Toscani a cambiare la natura di un  magliaro. E dei suoi complici al governo.