EmilianoVespaZaia-733x550-1Ci vorrebbe un pittore come Hogart o forse come qualche francese delle singeries per descrivere appieno l’incontro etilico tra il gran ciambellano della Repubblica  Bruno Vespa e i governatori Zaia ed Emiliano con il loro seguito, oltre ad un parterre mondano – vignaiolo, tutto baci, abbracci e brindisi, dove solo i camerieri portavano le mascherine: difficile sfuggire a un simbolismo così disvelante. Ma come, questi minacciano ancora segregazioni per cinque contagiati e poi fanno il cazzo che vogliono? Ma tanto lo sanno benissimo come stanno le cose, Zaia soprattutto il cui braccio destro Grisanti è un cocchino della fondazione Gates, solo il personale di servizio deve essere terrorizzato dal virus e lo deve essere ancora a lungo perché altrimenti chissà cosa può succedere: in questi giorni l’Istat ha fatto un quadro della situazione: il 38, 5 per cento delle imprese è a rischio di chiusura entro un anno e così il 65 per cento degli alberghi e ristoranti, nonché il 61 per cento delle aziende che operano nel settore dell’intrattenimento, della cultura e dello sport, con un fortissimo rischio di disoccupazione per 3,6 milioni di persone. Se poi pensiamo che si tratta  di cifre edulcorate che non tengono conto per intero del tonfo turistico e di tutta una serie di dati politico economici riguardo alla ripresa che sarà dettata dalla Germania ( basta leggere qui per avene un’idea) possiamo star certi che a settembre ci sarà la seconda ondata del Covid e la resa al Mes. L’uno in funzione dell’altro e la paura in qualche caso vera, in molti casi ipocrita, a tenere gli italiani buoni, soprattutto quelli con stipendio garantito.

Ma non voglio ripetermi e riguardo alle troppe cose e ai troppi numeri che non tornano nella gestione della pandemia, affrontata in maniera tale da provocare due effetti uguali e contrari: aver avuto le misure di segregazione più severe del pianeta e allo stesso tempo essere stati tra i Paesi con più vittime o per meglio dire con più morti in presenza di coronavirus senza parlare dei gravi errori sanitari peraltro poco comprensibili viste le innumerevoli “esercitazioni”  su pandemie da coronarvirus che sono circolate per anni.  Sta di fatto che siamo anche il Paese economicamente più colpito e affondato dalla epidemia narrata, con la maggiore discesa del Pil non solo in Europa, ma nell’universo mondo: ho sempre pensato che la diligenza da primi della classe nel costruire l’atmosfera di paura e le inutili segregazioni per fermare un virus di modesta patogenicità  già da mesi in circolo, fossero funzionali a creare le condizioni per un’adesione al Mes  auspicata dall’elite del Paese. Ma può darsi che ci siano stati anche altri elementi a consigliare questo tentativo peraltro riuscito di suicidio economico e mi riferisco al ruolo avuto dai precedenti governi, in particolare quelli Renzi e Gentiloni nell’appoggiare la campagna del Russiagate con la quale prima si è tentato di impedire l’elezione di Trump e poi si è cercato di arrivare a un impeachment. Qualunque cosa si pensi di tutta questa vicenda, che sia una sciocchezza o pura verità,  non c’è alcun dubbio che essa abbia visto l’Italia e Roma come crocevia, cosa che persino la Stampa ha dovuto riconoscere, anzi  persino compiacendosene, come se si trattasse di un merito da rivendicare.  Ora possiamo facilmente vedere come la medesima  costellazione di potere politico, economico e mediatico che ha appoggiato, per non dire fabbricato, il Russiagate, sia ora impegnata nell’opera di apocalizzazione del Covid e sia interamente schierata dalla parte della vaccinazione universale come unica liberazione possibile dalle misure restrittive. E’ una coincidenza troppo evidente per non pensare che qualche opportuno consiglio sia giunto al governo sul modo di trattare la questione che infatti nel giro di pochi giorni è diventata da faccenda che non doveva suscitare la minima preoccupazione a peste senza scampo.

Se seguiamo questa pista troviamo dunque un motivo in più per la riproposizione virale: una vittoria di Trump renderebbe infatti ancora più fragile il governo che a questo punto avrebbe bisogno del Covid come del pane per galleggiare sul dramma del Paese.