Ad ogni modo tutto questo questo mi dà l’occasione di mettere qualche puntino sulle “i”, ovvero sui troppi equivoci della contemporaneità e sui suoi falsi miti: a redarre il documento e ad apparire come primo firmatario è stato infatti Muhammad Yunus, un’economista, americano di formazione, anche se cittadino del Bangladesh, che si ritiene essere l’inventore del venerato microcredito. Perché nel 2006 gli sia stato conferito il Nobel per la Pace, mentre non si siano sognati di darli un premio per l’economia è un mistero. Anzi no, è una sorta di compromesso dovuto al fatto che da una parte il mondo bancario non credeva in questo strumento, dall’altra però, come venne detto ufficialmente: “L’approccio legato al settore bancario rinforza la visione neoliberista che inquadra le cause dell’origine della povertà nel comportamento individuale”. E non è un caso se poi i maggiori sostenitori di questo tipo di operazione economica siano state istituzioni :come Banca Mondiale e Usaid che vi hanno visto un sistema per condizionare intere aree in via di sviluppo. Qualcuno dice che in realtà Yunus non volesse colpevolizzare i poveri, ma mettere l’accento su rimedi individuali alla carenza di sostegno materiale e sociale dei paesi poveri e in primis dello stesso Bangladesh. In realtà non c’è grande differenza poiché egli dà per scontato che un problema squisitamente politico, anzi politico per eccellenza ossia quello dell’equilibrio sociale, dei diritti, dell’assistenza e della redistribuzione del reddito, non debba o non possa essere affrontato politicamente.
Francamente partendo da questi presupposti non c’è da meravigliarsi se il microcredito dopo un inizio promettente sia naufragato nella più sciagurata ricerca di profitto ai danni dei più poveri, con la pratica comune di interessi cravattari che superano spesso del 15 per cento il tasso ufficiale di sconto. Di fatto oggi la parola microcredito indica un sistema di prestiti a persone appartenenti ai ceti medi, i quali utilizzano queste risorse per finanziare i propri consumi invece che per generare nuovo reddito e in questo ambito vengono richiesti interessi che possono arrivare anche a cifre del 100%. Eppure personaggi come Yunus sono portati in palmo di mano, finiscono per rappresentare qualcosa che è poi spesso diametralmente opposto a ciò che realmente sono e formano una specie di affollato pantheon mondano mediatico, spendibile anche per le più opache operazioni, come appunto questo manifesto. Basta poi contornalo di innominabile fritto misto e il piatto è servito. A questo si sta riducendo il fascismo sanitario e a tale proposito mi vengono in mente le parole di Augusto del Noce, in un testo intitolato “Il suicidio della Rivoluzione” in cui il filosofo affermava che il “problema di oggi è combattere la possibilità totalitaria entro l’antifascismo stesso” della società neoliberista.