20080713-kafkaC’è un bellissimo racconto di fantascienza di cui ahimé non ricordo il titolo e nemmeno l’autore,  che narra di un astronauta sbarcato su Marte dopo un fortunoso naufragio della sua navicella e incappa nei resti di un’antica e avanzatissima civiltà sepolta, tanto avanzata che alcuni sistemi ancora funzionano. Purtroppo ciò che mangiavano e bevevano i marziani era tossico per l’uomo e così la speranza di poter sopravvivere si tramuta ben presto in disperazione mentre i pochi viveri e la poca acqua rimasta nella navicella semidistrutta si esauriscono e lui tenta di penetrare i segreti della civiltà marziana. Tuttavia poco a poco l’astronauta nota che il cibo e l’acqua della città sepolta diventano man mano meno nocivi , che giorno per giorno variano di consistenza e sapore, che non gli fanno più tanto male, anzi pian piano cominciano a piacerli a dargli nutrimento, che persino l’aria prima troppo rarefatta ora può essere respirata consentendogli di staccare il respiratore proprio quando era ormai agli sgoccioli. Egli si convince che la città e la sua intelligenza artificiale abbiano compreso di cui aveva bisogno e l’abbiano prodotto, ma quando casualmente nella sue peregrinazioni nella città sotterranea passa davanti a una superficie di metallo lucido si accorge che è lui ad essere diventato un marziano.

Ora non ci potrebbe essere specchio migliore di questa pandemia per vedere le mutazioni che sono avvenute in questa civiltà sepolta del neoliberismo:  un certo ambiente una volta definito genericamente progressista pensava che il sistema stesse dando in qualche modo nutrimento alle esigenze di libertà, benché puramente individuali, avesse maggiore attenzione alle donne e alle discorsi di genere, si preoccupasse per i diritti umani, in particolari dei migranti, ad onta del fatto che essi migrassero proprio per sfuggire a guerre e rapine indotte dal sistema, che il globalismo fosse come un manifesto di Toscani, che l’unità europea si stesse finalmente realizzando, sia pure attraverso le doglie dell’austerità che non si potevano contestare troppo senza il pericolo di un aborto spontaneo, che il razzismo fosse ormai all’angolo con l’elezione di un presidente Usa “abbronzato, anche se permanevano i fascisti alla Salvini. Certo c’erano anche dei problemi: le conquiste sociali cancellate, le relazioni di lavoro ridotte a ricatto, il welfare sotto attacco, le guerre in catena di montaggio, il terrorismo, le periferie ribollenti per un’integrazione solo dichiarata, un enorme aumento della disuguaglianza sociale . Ma c’erano anche dei trucchi mentali, delle facili scorciatoie e delle parole d’ordine per rendere meno duro l’impatto con queste realtà: il famoso scontro generazionale che inseme giustificava la precarietà, i bassi salari e l’attacco alle pensioni come forma di riequilibrio e non di ingiustizia, il sovranismo come parola dispregiativa per chi non era un cittadino del mondo erasmizzato e tendente a confondere chi  rivendica una sovranità popolare esplicitamente connotata in termini di classe o di diritti e il nazionalismo destrorso e infine il populismo per raccogliere  in un solo sacco per l’umido tutto ciò che non era conforme a questo modello creato con penosi bricolage ideologici. Insomma questo ambiente pensava che il sistema fosse ancora in qualche modo riconducibile dentro l’alveo keynesiano di riformismo.

Invece basta passare davanti a un qualche specchio per rendersi conto che in realtà è stato proprio questo ambiente complessivo ad essere mutato a tal punto da ritenere naturale e quasi ovvia la messa in mora della costituzione e dei più elementari diritti umani, da apprezzare la comparsa di ambigue oligarchie sanitarie che dettano l’agenda, da arrendersi alla tentazione dell’autoritarismo e della tecnocrazia che non è  meno forte anche se espressa da personaggi ridicoli. Tutto sotto il patetico slogan di “scegliere la vita” che unisce la casalinga bene di Voghera al costituzionalista  Zagrebelsky. Non è strano per non dire grottesco che un’influenza, fosse più severa del normale,  induca a gettare alle ortiche un’intera cultura politica comprese le sue fondamenta? Si, sarebbe strano se non fosse che in realtà il pensiero unico ha ormai  trasformato questo ambiente a tal punto da essere ormai la punta diamante del globalismo e della finanziarizzazione. Esso plaude a provvedimenti di sapore autoritario e fascista che bypassano il parlamento con la scusa di uno stato di eccezione da raffreddore, si abbassano a credere ai salvifici i passi dell’Europa che prepara il cappio e sostengono a spada tratta l’operato del governo nonostante le gigantesche balle su miliardi gratuiti  in arrivo e le spaventose manipolazioni epidemiche. Insomma plaudono a tutto ciò che in cui si incarna il fascismo salvo professare l’antifascismo. Si direbbero fascisti su marte o replicanti dentro Blade runner.

Tutto ciò è davvero molto triste perché si delinea una battaglia senza esclusione di colpi e di vittime, tutta all’interno del campo capitalista, senza alcun soggetto organizzato  in grado di formulare un pensiero sociale alternativo. Che ne sarà del Paese dentro questa trasformazione planetaria che tra l’altro sta già portando l’Unione europea in stato preagonico senza che la classe dirigente riesca a prendere in considerazione questa ipotesi ormai imminente? Per giunta dentro una recessione di portata tale – e forse appositamente provocata – da non avere paragoni se non con  il collasso totale durante la guerra?  Da qui dovrebbe ricominciare la Resistenza.