Non c’è spettacolo più penoso di un governo o per meglio dire di un ceto politico che ha completamente imprigionato l’Italia per poterla svendere meglio, ma che ordina di affumicare le città e le zone turistiche ormai rovinate con le frecce tricolori, tanto per far dimenticare di essere agli ordini di altri poteri e non dei propri cittadini, provocando peraltro proprio quegli assembramenti che sono severamente vietati in tutte le altre occasioni. Ma lo spettacolo è penoso: vedere aerei ormai vetusti, tenuti insieme con la colla, rumorosi testimoni più che altro del declino tombale dell’industria aeronautica che attende solo la svendita inevitabile di Finmeccanica per dichiarare la propria definitiva dipartita, è qualcosa che mette tristezza, soprattutto pensando che il passaggio della pattuglia acrobatica a velivoli più moderni costruiti da Alenia è stata bloccata nel 2014 per la necessità di acquistare gli F35.
Ma siccome questo governo non ne azzecca una, ha finito per buttare in campo inutilmente persino la pattuglia acrobatica in un momento in cui il raid delle frecce su molte città diventa uno spettacolo amaro per i molti che sono stati rovinati dalla pandemia sociale, che non hanno soldi per andare avanti, che non hanno ricevuto la cassa integrazione o le mancette governative, che non possono riprendere le attività alle condizioni poste dall’esecutivo rispettoso degli input che arrivano dalle oligarchie del denaro. Il costi di questi passaggi aerei praticamente su tutti i capoluoghi di regione sarà grosso modo di una decina di milioni e anche se si tratta di una cifra che non cambia di certo le cose, suscitano la sensazione dello spreco inutile in un momento drammatico nel quale la bandiera tricolore invece di essere inutilmente dipinta in cielo andrebbe vivificata con la fine delle manipolazioni sanitarie e la resistenza alle spoliazioni che vengono da Bruxelles e che sono invece vendute all’uomo della strada grande pubblico come un’inondazione di miliardi gratuiti. Insomma quel tricolore messo in cielo, ma negato a livello strada suona falso lontano un miglio anche in linea d’aria e difatti non ha avuto l’accoglienza che forse i mentecatti di governo si aspettavano, ha suscitato invece polemiche e fastidio che mai avevano riguardato la squadriglia acrobatica. Ma del resto cosa sembra ormai vero, reale, affidabile in questo Paese? Tutto è travolto da sospetto, impotenza, incapacità di visione: non sarà qualche fumo colorato a cambiare le cose.
Mentre l’Italia si avvia verso la catastrofe economica anche dal centro dell’impero arrivano notizie preoccupanti.
A Minneapolis è andata in scena una piccola anticipazione di quello che potrebbe accadere prossimamente in una nazione devastata da decenni di politiche neoliberiste.
Uno studio recente condotto da due centri di ricerca americani ha calcolato che nei primi due mesi della pandemia, cioè a partire dalla metà di marzo, i 630 uomini più ricchi d’America hanno visto aumentare le loro fortune per un totale di 434 miliardi di dollari. Complessivamente, questo gruppo di ultra-potenti detiene ricchezze per quasi 3.400 miliardi di dollari, pari al 15% in più rispetto all’inizio del periodo preso in considerazione.
L’elemento che ha favorito maggiormente questo processo è la decisione della Federal Reserve di riprendere massicciamente i programmi di “quantitative easing”, ovvero la produzione virtualmente illimitata di moneta sotto forma di acquisto di titoli, grazie alla quale vengono immessi sui mercati circa 80 miliardi di dollari ogni singolo giorno.
L’altro fattore determinante è rappresentato dai pacchetti di sostegno all’economia USA approvati in modo bipartisan dal Congresso di Washington, primo fra tutti il colossale “Cares Act”, il quale contiene iniziative del valore di 2.200 miliardi, in buona parte destinati ai grandi interessi economici e finanziari del paese.
Lo stesso studio spiega come i primi cinque miliardari americani – Jeff Bezos, Bill Gates, Mark Zuckerberg, Warren Buffett e Larry Ellison – abbiano visto aumentare le loro ricchezze complessive del 19% in due mesi (75,5 miliardi). Questa crescita corrisponde a più di un quinto del totale appropriato dai 630 super-ricchi americani. La fetta più consistente è andata a Bezos (Amazon) e Zuckerberg (Facebook), insieme più ricchi di quasi 60 miliardi rispetto alla metà di marzo.
Nello stesso periodo di tempo, 40 milioni di americani hanno perso il lavoro, mentre si stima che 16 milioni resteranno senza copertura sanitaria garantita dalle aziende per cui lavorano.
Le poche centinaia di dollari andati nella migliore delle ipotesi ai lavoratori americani sono finite in fretta e spesso nemmeno elargite a causa di intoppi burocratici.
Non molto meglio è andata alle piccole imprese americane. Per queste ultime è stato teoricamente creato un apposito fondo, ma a goderne sono state in larga misura le grandi aziende, a causa soprattutto della gestione del denaro affidata alle grandi banche di Wall Street, impegnate a promuovere prestiti agevolati di grossa entità in modo da poter incassare ricche commissioni.
Sempre in questo panorama va inserita un’indagine pubblicata questa settimana dal New York Times che conferma, a proposito degli ospedali americani, lo stesso identico principio basato sul trasferimento di ricchezza verso persone ed entità che apparentemente ne avrebbero meno bisogno.
Per far fronte all’emergenza Coronavirus, il governo federale degli Stati Uniti nel mese di marzo aveva iniziato a stanziare decine di miliardi di dollari a favore di strutture sanitarie spesso sopraffatte dal moltiplicarsi dei contagi. L’articolo del Times descrive ancora una volta una realtà capovolta, nella quale gli ospedali privati che già dispongono di capitali enormi, utilizzati non di rado per investimenti speculativi, sono risultati essere quelli che hanno incassato maggiormente.
Si può vedere: