Per giunta la generosa elargizione non di denaro a fondo perduto, ma di prestiti sia pure a tassi minimi, ma basati sui contributi che diamo per il bilancio della Ue in un’infame partita di giro, non sarà affatto priva di condizioni, ma richiederà “politiche economiche sane e un programma ambizioso di riforme” il che ci porta a nuovi draconiani tagli di spesa pubblica. Insomma ci daranno soldi per gli ospedali a patto di eliminare la sanità pubblica ed assieme ad essa anche una nuova mattanza in fatto di pensioni, di diritti di lavoro e di cittadinanza. La stessa identica cosa vale per il Mes riguardo al quale è stata sparata la balla della non condizionalità, quando essa è chiaramente indicata nei trattati per cui non potrebbe essere eliminata nemmeno volendo: l’unica cosa è che essa non sarà attuata immediatamente come se questo fosse il punto saliente della questione. Ciò che ci aspetta è chiaro: si pretende che l’Italia con una politica di tagli assurdi e di disinvestimenti riesca a migliorare il rapporto debito – Pil, semplicemente spendendo meno. Naturalmente è una sciocchezza perché le spese pubbliche fanno parte del Pil e dunque diminuendole il prodotto lordo cala già di per sé senza contare il venir meno del moltiplicatore di quelle spese. Dunque meno soldi pubblici, meno pil , non viceversa, come la Grecia dimostra ad abundantiam e come sanno benissimo a Berlino il cui piano è solo di non versare mezzo euro agli altri e possibilmente di appropriarsi degli asset ancora profittevoli oltre che di una parte del risparmio privato dello Stivale.
Il fatto è che il governo, per non dire l’insieme del milieu politico, consapevole di aver perso la testa, di aver trasformato il Paese in una sorta di appestato planetario, di aver voluto fare il primo della classe in un contesto narrativo pandemico ambiguo per non dire inconsistente, adottando le più rigide e peraltro più assurde e diseguali regole di fermo sociale ed economico, adesso deve trovare una via d’uscita o quanto meno una suggestiva bugia per non dire agli italiani che i due mesi di fermo e altri di mezzo pil con la quasi totale ablazione di una delle voci più importanti della nostra economia, ovvero il turismo, ci hanno riducendo sul lastrico ed esponendo ad ogni ricatto, che siamo insomma in caduta libera. La formazione di corridoi turistici, che saltano il nostro Paese come meta e addirittura come tappa disegna perfettamente lo stato delle cose, quello di una terribile estate italiana. Certo si poteva ricorrere alla Cassa depositi e prestiti in maniera molto più ampia di quanto non sia sia fatto, come strumento strategico e come manifesto di riappropriazione di un’autonomia nazionale, come stanno facendo Germania e Francia con strumenti analoghi o trovare qualche marchingegno adatto allo scopo ma un governo dotato di minima sagacia avrebbe approfittato della narrazione pandemica per sganciarsi dalle regole europee dell’austerità e costringere l’Europa a cambiare o suicidarsi. Ma non era certo questo il governo che lo poteva o lo voleva fare , essendo quello fiduciario di Bruxelles e tuttavia adesso si deve attaccare ancora di più al virus per prendere tempo e distribuire soldi a pioggia, ai soliti noti, dalla Fiat ai Benetton, annaspando nella sua stessa mediocrità senza fondo e sperando come qualche ricercatore legato alla cordata dei vaccini, che l’epidemia continui e che si perpetuino quelle condizioni di paura e di confusione che permettono di nascondere la realtà. Poi per tutti arriverò l’inverno del nostro scontento, quello nel quale bisognerà ballare coi lupi senza niente da mangiare.