bellanovaSappiamo già dalla Fornero cosa succede quando una ministra si mette a piangere: e anche questa volta – nell’ambito di un decreto rilancio del tutto privo di senso, quasi comico con i suoi monopattini, ma drammatico per i 55 miliardi buttati al vento per il quale dovremmo piangere tutti quando li dovremo restituire dopo averli dilapidati in sciocchezze – la ministra dell’agricoltura Bellanova si è lasciata andare alle lacrime per la sanatoria degli stranieri, come se avessimo fatto chissà che salto di civiltà e non avessimo invece tentato maldestramente di conservare gli schiavi stagionali pagati una vergogna. In Italia, l’abbiamo capito, si piange per ipocrisia e si arriva a dire che la sanatoria era necessaria per garantire, l’assistenza sanitaria ai clandestini contro il Covid: certo in Lombardia mi guarderei bene dal passare a un chilometro da qualsiasi ospedale, meglio finire a Lambarené, ma chiaramente si tratta di un pretesto perché è dal 2008 che in base alla legge tutti i cittadini stranieri regolari o no hanno diritto all’assistenza sanitaria gratuita. Anzi il clandestino che si recasse in ospedale riceve un tesserino Stp ( straniero temporaneamente presente) della validità di 6 mesi e rinnovabile, senza però che la sua condizione debba essere segnalata agli organi di polizia. salvo il caso (ma questo vale anche per i cittadini italiani) che presenti lesioni che possono far pensare a un reato. Questa forma di assistenza copre anche la maternità, la salute dei minori e le immancabili vaccinazioni .

Dunque non può essere questo il motivo della sanatoria. Può esserlo invece l’altra ragione addotta ossia la regolazione del lavoro nero in agricoltura? Anche qui siamo di fronte a una clamorosa presa in giro perché si ipotizza che i datori di lavoro autodenuncino il lavoro nero affinché i clandestini possano ottenere un permesso di lavoro temporaneo, Ma quale vantaggio potrebbe venirne ai caporali che si troverebbero a oltretutto a dover corrispondere paghe più alte e contributi? Nessuno perché paradossalmente il decreto non sospende le multe e le pene per chi si è servito di manodopera in nero. Ma supponiamo che un datore di lavoro voglia assumere, diciamo ex novo dei clandestini: può farlo, ma può anche licenziarli in qualsiasi momento, magari dopo una settimana o due o un mese, mentre gli irregolari così assunti acquistano un visto temporaneo di sei mesi che verrebbe rinnovato ogni volta che trovassero un nuovo contratto temporaneo in qualsiasi campo, magari nei cantieri. Allora l’intento della ministra renziana piangente e del governo nel suo complesso diventa molto più chiaro: garantire la presenza di una manodopera semi schiavistica senza che ciò confligga vistosamente  con leggi e con le apparenti buone intenzioni. La stessa Coldiretti prevede che non ci saranno più di 1000 – 1500  regolarizzazioni, anche perché tutta la trafila burocratica renderà disponibili queste braccia quando ormai sarà troppo tardi per i  raccolti. Ma non è questo che importa: nel momento in cui si prevede una vasta ondata di disoccupazione questa armata di riserva, non più clandestina, ma egualmente senza un qualche lavoro stabile e dignitoso garantirà, la caduta dei salari verso il basso, cosa ritenuta assolutamente necessaria per garantire la mitica competitività e volta ad impedire che la nuova situazione di impoverimento non convinca molti italiani a ritornare a lavori da tempo abbandonati e per i quali però non potrebbero essere pagati 50 centesimi l’ora. Tutto il resto sarà una commedia fatta di regolarizzazioni fasulle nella quale gli schiavi finiranno per pagare anche i contributi che saranno richiesti ai caporali e ai latifondisti.

Altro che Covid e coronavirus che ormai sono il pretesto per qualunque cosa: siamo dentro il medesimo paradigma, immutabile ormai da due decenni, che interpreta la competitività come fattore realizzabile unicamente aggredendo i salari e agevolando l’offerta, ma non la domanda. Tuttavia finché una valanga di anime belle o finte tali sarà disposta a credere nella retorica più elementare, nelle parole d’ordine, senza la minima capacità di pensare, non resterà che piangere.