santoAnna Lombroso per il Simplicissimus

Ieri ho commesso, oltraggiosamente, reato plurimo di lesa maestà. Mi sono permessa  intanto  di criticare un piccolo convivio virtuale di intellettuali, (qui: https://ilsimplicissimus2.com/2020/05/02/manifesta-malafede/,  firmatari di un appello inteso a dare appoggio ufficiale al Governo, oggetto di una campagna di delegittimazione da parte, a loro dire, non solo della destra che vuole accedere alle leve del comando, ma anche di altra comunità di pensatori critici, che, noi che che non siamo niente potremmo sbrigativamente definire gli eterni malcontenti, quelli che non sanno proporre  e si accontentano di ricorrere a arcaiche ideologie per giustificare la loro inazione imbelle, autori di “ strumentali e ipocriti appelli alla difesa dei diritti”.

Tra le firme in calce ci sono alcune di quelle che un tempo non mancavano mai, quelle che in qualità di parrucconi vivevano una temporanea eclissi,  e pure quelle di altri “parrucconi”, così li definivano i rappresentanti dei partiti della maggioranza,  che avevamo intravisto all’atto di dire No al referendum del 2016, per i suoi espliciti intenti autoritari di rafforzamento dell’Esecutivo.

E che oggi appoggiano entusiasticamente la scomparsa del Parlamento dalla gestione della crisi, le misure straordinarie  messe in atto, la istituzione di organismi e figure commissariali speciali con poteri eccezionali,    riappropriatisi finalmente della  piena autorevolezza in quanto “esclusi” da talkshow e paginate di giornali, effetto “virtuoso”, pare,  che solo ai più maligni come me  istilla il sospetto che vogliano ritrovare una prova dell’esistenza in vita in qualità di opinionisti e pensatori.

Non a caso  lo spazio offerto per la loro accorata ma appassionata lettera aperta è il quotidiano che possiamo ormai definire “diversamente Repubblica”, diretto da una “diversamente Conchita”, che assolve all’incarico di organo ufficiale del progressismo neo liberista, talmente colpito che si sia materializzato un “cigno nero”, un fenomeno inatteso e imprevedibile a onta della privatizzazione del nostro Welfare, della demolizione di sanità, cura, assistenza e ricerca, da intraprendere un cammino caritatevole offrendo ai lettori di leggersi il giornale online gratis.

In una volta sola  ho dunque avuto la sfrontatezza di combinare il vilipendo ai danni di questi due soggetti intoccabili, al delitto di violazione dell’autorità del governo e di Conte che, paradossalmente, vista la sua proverbiale mancanza di carisma, è oggetto di un vero e proprio culto della personalità.

Incarna infatti agli occhi dei suoi numerosissimi fan e supporter una leadership che si è irrobustita grazie a un uragano che avrebbe suscitato valori e qualità nascoste, rivelando uno spirito di servizio e un’indole al sacrificio inediti e che parla  a nome di una ritrovata unità nazionale, malgrado, sarebbe onesto ricordarlo, abbia messo in atto la più feroce delle divisioni tra una parte del suo popolo, che viene esentata dal rischio di un morbo incontrastabile e crudele stando a casa e isolandosi, e una parte del suo popolo condannata a sfidarlo senza quei dispositivi e quelle misure di sicurezza- peraltro contraddittorie e indecifrabili, che entrano in vigore da domani: mascherine (anche nella loro veste di brand redditizio del Made in Italy), disegnini per terra nei treni, bus  e metro per limitare i contatti, severo controllo sulla qualità e tenuta delle relazioni sentimentali.

Sarà perché è un sentimentalone, preda di uno Sturm und Drang emotivo che gli fa implorare “più amore” da parte delle  banche cui ha affidato la completa gestione dei quattro soldi destinati a alleviare le pene dei sommersi (erano 4 miliardi, diventai de infine, forse, uno solo), tanto che invece di vergognarsi dello stato di impotenza derivante dall’accettazione di comandi iniqui e della pressione del tallone straniero, ne fa un confuso alibi per l’inazione, comportamento ormai abituale nel succedersi di governi, dediti in forma indifferenziata all’atto di fede nei confronti dell’Europa, tra un si e un no, una pretesa burbanzosa quando è in suolo patrio e una delicata arrendevolezza in missione a Bruxelles. Insomma  sarà per questa ammissione di umana debolezza condita di qualche lacrima virile, certo è che all’avvocato Conte è riservata una comprensione affettuosa, come fosse un vaso di coccio tra regioni prepotenti e riottose malgrado le indecenti performance, tra l’Ue, i partner poco solidali, Madame Lagarde, poco benevola, Draghi che sta a aspettare sulla riva del fiume malgrado le limitazioni al consumo di spazi aperti.

A stupire  è che invece di dargli la umana compassione per questa sua incresciosa condizione, è tutto  un tributargli onori di statista, giustificare e legittimare misure strabordanti a fronte della evidente riluttanza a mettere a punto una strategia per il governo della crisi sanitaria e di quella economica che ne deriva.

E capirai,  mica si può redigere un piano, una strategia così all’impronta, e nemmeno, pare, in due mesi. Mica poteva stare solo al comando. Mica si può dire di no al sogno di Ventotene. Mica si può cavare sangue da una rapa, un bilancio fallimentare per colpa dei dissipati atteggiamenti e dagli stili di vita dissennanti degli italiani ragazzini, che è meglio educare e reprimere con leggi marziali, proibizioni, occhiuta sorveglianza sui rapporti e contenimento di quelli deplorevoli.

Ormai il Presidente Conte emerito in piena vigenza, santo subito, è destinatario di un remissivo ma entusiastico consenso,  comprensivo del plauso  dedicato all’affidamento a soggetti  scelti nella crème de crème dei gruppi di pressione finanziari e del management delle multinazionali,  senza controllo parlamentare, incaricati della messa a punto di azioni e interventi per l’ora e il dopo, in aperto conflitto di interesse, se sappiamo che Colao, l’ex ragazzo d’oro della telefonia mobile si occupa del nostro tracciamento, insieme a Arcuri, tuttora Ad di Invitalia, che ieri con inaudita faccia di tolla presenta con gran spolvero il suo  progetto – si chiama “Costruisco” – concepito “per utilizzare al meglio, e in forma integrata, fondi comunitari, nazionali e risorse filantropiche di origine privata con “l’ambizione  di costituirsi come uno degli strumenti più innovativi a sostegno della crescita delle iniziative economico-solidali, attraverso l’offerta di un mix integrato di agevolazioni reali e finanziarie“.

Come a dire che se noi non sappiamo che fine faremo “dopo”, la ricostruzione, loro, il dopoguerra insomma,  se lo stanno confezionando a loro immagine e somiglianza, insieme a Confindustria, la cui influenza è stata confermata da un protocollo unilaterale a carattere volontario perché non si storcesse da munire i lavoratori del minimo sindacale dei salvaguardia e sicurezza, Ance, Bill Gates, i giganti dell’informatica.

E  senza nemmeno aver bisogno di un programma, che non interessa a quelli che pensano di riuscire a conservare i superstiti privilegi e le superstiti sicurezze, e dal quale saranno comunque tagliati fuori quelli che già non sanno come arrivare a fine mese, quelli spazzati via dall’emergenza, precari, partite Iva, osti, negozianti, affittuari, part time, badanti, che ormai i mestieri del futuro sono pony, magazziniere, cassiera, manovale sulle impalcature delle Grandi opere di De Micheli, Bonaccini, del Mose e della Tav pronti a ripartire già da domani.

Guai a dirlo, però, pena l’anatema per eresia, l’immediato arruolamento forzato nelle compagini dell’estrema destra che non vuol farci cantare Bella Ciao dal davanzale.

Che questo governo e i suoi supporter applichino una censura antidemocratica è ormai evidente. E non solo  perché hanno ormai un seguito che zittisce con sicumera le voci critiche, o perché lo stato di eccezione ha messo il sigillo definitivo sull’indole alla delega che fa parte della nostra autobiografia nazionale.

Ma perché è sancita la rinuncia a quelle elementare forma di esercizio della partecipazione che si attua attraverso il controllo, l’accesso alle informazioni su quel che riguarda il processo decisionale, l’espressione di dissenso, proibita perfino in occasione degli scioperi e delle manifestazioni dei lavoratori che chiedevano sicurezza e tutele all’inizio della  apocalittica emergenza. Perché si rimprovera ai dissenzienti, alcuni dei quali immediatamente arruolati tra gli anarcoinsurrezionalisti, alla pari con runner e gente che passeggia senza cane o precari immigrati al Nord che cercano di tornare a casa per non pagare mesi di affitto e vitto senza salario, di esercitare sterili polemiche senza offrire soluzioni, quando da anni, dalla Thatcher in poi, dal 2008, dall’austerità, ci dicono che alternativa non c’è.

Sono proibite l’utopia ma ancora più la possibilità di qualcosa di “altro”  soprattutto ora che la scelta sarebbe tra la borsa e la sopravvivenza, tra la salute e il minimo garantito, sicché si pecca di allucinazioni visionarie se si pensa che debba essere garantito un reddito di emergenza insindacabile per tutti, si viene tacciati di irrealismo  proprio come allora quando si costrinse la Grecia a piegarsi sotto il tallone dispotico, di pericoloso avventurismo secessionista o peggio di sovranismo se si obietta che non si sarebbe dovuto sottostare all’espropriazione, firmata Draghi, di poteri e competenze in materia economica e che è sempre tempo di riprendersele per il bene comune, visto che minacce e ritorsioni non sono mai state testate e che il dominio esterno si è fondato sull’intimidazione, accolta con sottomissione correo da un ceto politico scelto per le sue doti di obbedienza cieca.

E dire  l’alternativa ci sarebbe anche rispetto alla cambiale in bianco data alla comunità scientifica, cui è stato attribuito potere insindacabile e autorità, da esercitare  in video, carta stampata, tv, rete, ma non negli appositi laboratori dove si sarebbero dovute testare sperimentazioni avviate in tutto il mondo, per selezionare quelle degne di applicazione, sottovalutate invece, taciute, tacciate di stregoneria per non possedere i requisiti di mercato, in attesa dell’ipotetico elisir di Dulcamara, il vaccino salvatutti.

Anche questa è censura, come d’altra parte lo è comunque l’ipotesi di una app, diventata l’unico intervento individuato dai prestigiosi organi di consulenza:   non ne conosciamo l’efficacia “sanitaria”, malgrado lo spendersi di altro organo ufficiale del “progressismo” ondivago, MicroMega che si spende con valutazioni tecniche opinabili,  ma possiamo immaginare la valenza di controllo sociale, se chi non si presterà alla sua applicazione sarà catalogato nella banca dati virtuale ma non poi tanto delle autorità eccezionali, come renitente alla responsabilità civile e alla solidarietà.

Povero Paese, poveri noi, ridotti “volontariamente” come Candide a dover credere al miglior governo possibile nel migliore dei mondi possibili, che intanto rotola rovinosamente verso altre più tremende catastrofi.