Se per un attimo ci isoliamo dalla pazza folla del flusso informativo possiamo accorgerci che abbiamo una gravissima crisi senza precedenti delle strutture sanitarie, del lavoro, della produzione,  del risparmio, delle istituzioni, della libertà di movimento e di espressione, della democrazia e degli stessi rapporti interpersonali, ma non abbiamo un’epidemia vera e propria bensì una sua rappresentazione filmica che appare chiarissima nella sua natura non appena andiamo ad osservare i dati, sia pure quelli di bassa qualità che vengono forniti in alcuni Paesi come l’Italia. Basta insomma distogliere gli occhi dallo schermo per guardare la realtà circostanza e l’illusione tende a svanire. In realtà sia in Gran Bretagna che in Usa, come anche in altri Paesi europei, Italia compresa, il numero dei decessi causati da sindromi influenzali e polmonari nel mese di febbraio e la prima metà di marzo è sotto la media degli ultimi anni e il coronavirus sembra aver, come dire riportato la situazione alla “normalità”, cosa che già di per sé dovrebbe far drizzare le antenne.  Anzi se prendiamo EuroMomo, ovvero un osservatorio che si dedica a monitorare gli eccessi di mortalità nel continente  basandosi sui dati ufficiali delle autorità sanitarie dei vari Paesi si vede come per tutte la face di età e anche per quelle dai 65 anni in su la mortalità generale è stata inferiore a quella degli anni passati almeno fino alla tredicesima settimana ovvero alla fine di marzo. Vi lascio il link alla tabella  perché almeno ci si cominci a guardare attorno.

Ma c’è di più se solo si va a consultare  il sito dedicato al Covid 19 aperto dalla Johns Hopkins University, certamente interessato ad un’enfatizzazione epidemica, nell’ultimo report la situazione della mortalità è questa

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Come si vede si tratta dei morti totali di coronavirus (meno di 200 in Italia secondo l’Istituto superiore di Sanità) e con coronavirus, dunque dati “sporchi” che riflettono piuttosto un grado di allarme e di confusione che una realtà effettuale ( tra l’altro i test sierologici forniscono risposte positive ad ogni tipo di coronavirus quindi sono del tutto inaffidabili) e che vanno letti ben sapendo che la mortalità totale per un Paese come l’Italia è di 1100 persone per centomila ogni anno non compensate dalle nascite grazie allo sfascio del lavoro e del welfare, ma così si può toccare  con mano che ad esclusione di Spagna, Italia Belgio e Francia, la mortalità per 100 mila abitanti è significativamente inferiore a quella provocata da normali sindromi influenzali. Non solo, ma con la sola eccezione della Cina, che è tuttavia una caso a sé stante sotto ogni punto di vista, che questo dato è tanto più alto quanto più generalizzate e severe sono le misure di segregazione a dimostrazione della loro inutilità, anzi si direbbe del loro effetto negativo.  Ma possiamo anche vedere come negli Usa a fronte di una mortalità che è soltanto una frazione di quella che contemporaneamente è indotta dalla “normale” influenza, la quale non ha mai ricevuto la minima attenzione salvo quando non c’era in ballo qualche vaccino o qualche farmaco, ci si trova di fronte a drammatiche conseguenze economico sociali in parte già incipienti, ma assolutamente sproporzionate al fatto in sé, così come in Italia non c’è relazione tra il numero dei morti presunti per Covid e la chiusura del Paese. Senza dire che come illustra chiaramente questo grafico la diffusione dell’epidemia sta rallentando dovunque e quasi sempre  più rapidamente quanto meno severe sono le restrizioni.newplot (1)

Certo sottoposti ad una pressione psicologica enorme che viene attuata anche spacciando il numero giornaliero dei morti totali come vittime uccise dal Covid, non ci rendiamo conto dell’assurdità e nemmeno del fatto che il dramma vissuto in alcune aree lombarde non ha nulla a che fare statisticamente col virus, ma bensì con condizioni esterne, errori catastrofici e confusioni di cui si dovrebbe occupare la magistratura oltreché la politica per mostrare come certi vantati modelli siano in realtà una schifezza. Ma già sappiamo che è in cantiere un’immunità totale non solo per il personale sanitario, ma anche per politici e amministratori, nel caso che gli italiani scoprano di essere stati rovinati inutilmente e che addirittura la mortalità complessiva del Paese potrebbe essere diminuita. Fossi un complottista, di quelli che spacciano come peste bubbonica una sindrome influenzale  per la quali occorrerebbe semplicemente maggiore attenzione per le persone a rischio  e un numero adeguato di mezzi e personale in grado di operare ogni inverno, per le quali insomma occorrerebbe una buona sanità pubblica, potrei osservare che la narrazione apocalittica della crisi è maggiore quanto più alta è la resistenza a chiedere aiuto al Mes con il pericolo di essere spolpati. L’Italia è diventata da subito e senza alcun motivo la maggiore appestata planetaria, seguita poi dalla Spagna quando anch’essa ha cominciato a fare le bizze e dalla Francia quando ha cominciato ad essere stuzzicata dall’idea di un’europa latina. O forse direi, cosa della quale mi occuperò domani, che siamo di fronte al cavallo di Troia di una rivoluzione oligarchico – tecnocratica Però non sono un complottista, ma credo  che del coronavirus si dovrebbero occupare più i critici letterari in relazione alla parte narrata di questo mondo sotterraneo di Alice degli orrori che i virologi anche loro entrati in totale confusione alle prese col loro coniglio bianco.