unnamed (1)Il Covid e la strage, vera o presunta che sia, sono un  racconto che dilaga a macchia d’olio a prescindere da qualsiasi dato di realtà:  essa è ormai la benvenuta per i padroni  che tentano attraverso di essa di smontare ciò che rimane dell’architettura democratica, piace agli antagonisti perché mostra le piaghe del capitalismo e fa sperare in una prossima disarticolazione del sistema, piace ai governanti perché confonde e cancella le loro responsabilità dentro alla saga del destino epidemiologico, piace ai grandi ricchi perché da loro la possibilità di comprare per quattro soldi gli asset dell’economia reale, piace alla Chiesa che spera di recuperare fedeli con invocazioni al divino come da avviene sempre perché dio è un’invenzione della malasorte e non della fortuna, piace a tutti perché li risolleva dalla nullità contemporanea e offre sia pure in modo drammatico un orizzonte che non sia quello della ripetitività forzata del consumo, del circuito desiderio – noia.  Se non ci fosse un’epidemia bisognerebbe inventarla ed è quello che sta accadendo sotto i nostri occhi, senza nemmeno bisogno di troppi infingimenti e confusioni di cui pure si abbonda:  ancora qualche giorno fa il capo della protezione civile Angelo Borrelli, ha detto papale papale: “voglio ricordare ancora una volta che noi conteggiamo tutti i deceduti e quindi non facciamo una distinzione fra deceduti per coronavirus e con coronavirus ” . Dunque deceduti tout court e visto che in Italia muoiono in inverno circa 1800 persone al giorno di cui circa un migliaio nel Nord è evidente che si sta soffiando sul fuoco e che la medesima narrazione si potrebbe fare in qualsiasi momento e in qualsiasi occasione. Non è certo colpa del coronavirus se invece su questa realtà ci sia normalmente un velo di apotropaico silenzio.

Altri dati riguardo alla scarsa letalità del virus, praticamente nulla se non in presenza di alcune specifiche patologie o di stati terminali, dovrebbero tranquillizzare, ma vengono del tutto trascurati come se fossero fastidiosi bastoni fra le ruote di un dramma segretamente desiderato come qualcosa in grado di sollevarci dalla palude quotidiana : il mondo ha bisogno di un evento millenaristico che ognuno vuole coltivare per i suoi scopi o per le sue necessità, per aumentare il suo potere o per rinnovare speranze perdute in una trasformazione sociale o per riposarsi dal gravoso compito di soldato del consumo,  per ritrovare un spirito di comunità o per rintanarsi ancor meglio nell’egoismo dei furbi. La pandemia influenzale – è di questo che si tratta alla fine – rompe gli schemi, è come un maelstrom che inghiotte, ma allo stesso tempo riporta in superficie tutto il limo che giaceva sul fondo, è la massima potenza della narrazione e dell’illusionismo mediatico, ma è al tempo stesso il recupero di una verità che faticava a farsi strada dentro la melassa delle retoriche di sistema, a volte apparentemente contrapposte, ma univoche. E per prima cosa ci mostra la verità di un Europa che non esiste che alla prima difficoltà dopo il 2008 si è letteralmente dilaniata ed è apparsa ciò che è in realtà, un club nato dopo la guerra come creazione strategica  nell’ambito della guerra fredda, mutatosi poi in un complesso sistema di governance neo liberista al cui interno però ognuno fa i propri interessi sottobanco millantando obiettivi e interessi comuni che non sono mai esistiti come la vicenda della Grecia dimostra con ogni  evidenza.  Comunque vada a finire l’europeismo sciocco e retorico, ingannevole trappola di miele  tesa dalle tentazioni oligarchiche è stata la prima e più illustre vittima del Covid.

Ora bisognerà vedere chi pagherà questa crisi: chi ha soffiato sul fuoco della paura per nascondere dietro un virus una gigantesca crisi di sistema ormai inevitabile ritiene di poterne ricavare un vantaggio e spostare definitivamente la governance occidentale e planetaria da stati e governi democratici, cittadini ed elettori a gruppi di pressione finanziaria e produttiva (vedi   Ci vediamo da Mario prima o poi ) espressione del divino mercato.  Per quanto ci riguarda da vicino, anche a causa della scellerata o funzionale scelta del governo di chiudere il Paese di fronte a una diffusione virale già ampia, ci costringerà ad accedere al Mes e dunque a sottometterci alla troika per la quale Draghi sta lavorando alacremente: sarà un nuovo tremendo bagno di sangue per i ceti popolari e medi.  Come sempre si dirà che non si può fare altro visto che abbiamo rinunciato ad ogni sovranità compresa quella monetaria per cui non c’è prendere soldi a strozzo. A meno che la lunga quarantana del Paese non consenta di capire che l’unica via d’uscita per il futuro è liberarsi dagli strozzini e dai loro virus.