Hieronymus-Bosch

Il governo francese ha resistito un mese prima di aprire la sperimentazione del  Plaquenil, un farmaco a base di clorochina e idrossiclorochina, comunemente usato nella profilassi antimalarica ma i cui componenti sono sperimentati con esiti positivi in Cina contro il Covid. Una resistenza ancora più strana e sospetta perché l’inizio dei test era richiesto a gran voce da Didier Raoult uno dei più eminenti virologi del mondo e perché il diniego veniva supportata da argomenti palesemente pretestuosi di cui avevo parlato in questo post. Alla fine però l’accanimento nel dire di no avrebbe avuto un impatto negativo e l’esecutivo Macron ha dato il permesso, ma con grande sorpresa lo ha revocato dopo pochi giorni perché nel frattempo si è sviluppata a partire dagli Usa una polemica mediatica del tutto risibile su questo farmaco, alimentata persino da un grottesco episodio, non si sa se vero o falso, di un sessantenne texano morto per aver ingerito  fosfato di clorochina, un addittivo per gli acquari che non c’entra assolutamente nulla con il farmaco, anche se a un idiota potrebbe parere la stessa cosa, ma provate a sostituire il cloruro di sodio, normale sale da cucina, con il clorato di sodio e potrete osservare la differenza almeno nel breve periodo di vita che vi resta. Evidentemente ci sono giganteschi interessi che premono e ai quali il governo di Macron non ha alcuna voglia di resistere, come del resto quasi tutti gli altri, visto che appartengono alla medesima ideologia del profitto.

Questa vicenda è significativa perché mostra almeno una parte dei retroscena della sindrome epidemica: il Plaquenil e i suoi componenti sono infatti di costo bassissimo e persino liberi da brevetti, perciò se venisse provata  la sua efficacia big pharma si vedrebbe strappare di bocca l’affare del secolo quello per cui ha mobilitato tutti i suoi eserciti –  e in campo medico e politico sono molti – per moltiplicare il terrore e la paura apocalittica di una sindrome influenzale, appena un po’ più severa del normale per le persone a rischio e trattabilissima a patto di avere gli appositi respiratori polmonari, ovvero attrezzi prodotti ormai da 113 anni  e che sono peraltro in libera vendita sul mercato, ma di cui ospedali italiani sono sprovvisti grazie all’azione dell’ultima decina di governi. Dunque si tratta di un’epidemia la cui letalità dipende più dal sistema sanitario che dal virus. Oggi sono tutti in spasmodica attesa di un vaccino salvifico che dopo l’ondata di terrore sparso a piene mani verrà probabilmente reso obbligatorio anche se su di esso non sarà stata effettuata alcuna sperimentazione non tanto sull’efficacia (per i vaccini non esiste una mai una vera e propria sperimentazione, la loro validità terapeutica può essere stabilita solo nel tempo  in base ai grandi numeri e alla statistica ) quanto agli effetti collaterali.

Sono però costretto a darvi una cattiva notizia: se è vero che il Covid 19 si è diffuso in Cina quattro mesi fa (cosa tutto da vedere) e oggi conta già numerosi ceppi, significa che è così variabile da rendere probabilmente impossibile sia la cosiddetta immunità di gregge, sia il vaccino: quello prodotto contro il Covid 19 di oggi non servirà a nulla contro quello di domani e di dopodomani. E’ ciò che succede con un altro coronavirus, ossia quello del raffreddore e che in parte accade con i virus dell’influenza per cui ogni anno la vaccinazione è diversa, rimanendo comunque di scarsa efficacia, intorno al 36%, e al  25% nei confronti dei ceppi più pericolosi. Ma si tratta di una media: siccome l’efficacia delle vaccinazioni diminuisce con l’età la fascia a rischio per queste malattie rimane in gran parte “scoperta”. I dati riportati si riferiscono alla ricerche più favorevoli, altre danno percentuali di efficacia del vaccino antinfluenzale  intorno al 17 e anche al 10 per cento. Teniamo poi conto che la gran parte della ricerca farmacologica viene svolta e controllata  grazie al circuito finanziario messo in moto dalla stessa industria farmaceutica: dunque possiamo aspettarci che per qualche verso le ricerche risultino per così dire più o meno edulcorate.

Perciò non è poi così strano che da tempo ci si orienti piuttosto per la ricerca di farmaci in grado diminuire le conseguenze delle infezioni del Covid come di altri patogeni: ma  gli antivirali finora prodotti e di costo elevato si sono rivelati poco efficaci almeno contro quei virus che al contrario dell’Hiv sono a rapido sviluppo. Ma se si scoprisse che sostanze a basso costo e producibili ovunque hanno una valida azione terapeutica, sarebbe una tragedia per gli affari miliardari: non è un caso che oggi si bandisca la sperimentazione del Plaquenil, ma vada avanti in moltissimi luoghi quella del  Tocilizumab, un farmaco sviluppato in Cina per la cura dell’artrite reumatoide, che sembra avere una notevole efficacia nel ridurre l’infiammazione polmonare, ma che è costosissimo. L’ideale sarebbe produrre miliardi di dosi di vaccino inutile e al tempo stesso tonnellate di farmaci a prezzi stellari: un combinato disposto che può funzionare solo in rapporto alla paura. Se quest’ultima è grande, allora gli affari saranno senza limiti ed ecco un’altra delle ragioni per cui viene diffusa una paura del tutto sproporzionata alla causa. E spesso anche fuori centro: adesso il direttorato della sanità della Lombardia ha scoperto che il virus era già in circolo ai primi di gennaio e che dunque le misure draconiane per contenerlo arrivano quando i buoi sono già usciti dalla stalla.