cinnAnna Lombroso per il Simplicissimus

Ogni tanto opinionisti e osservatori scoprono nelle pieghe dei testi sacri una formula che li aiuta a dare autorevolezza ai loro stentati pensierini da somministrare alla plebe. Quella cui si ricorre di più in questi giorni è la teoria del “cigno nero” una specie di “algoritmo” furbo che a suo tempo era piaciuto ai tanti che sostenevano che la crisi del 2008 fosse un incidente della storia, imprevedibile e probabilmente incontrastabile come certi eventi catastrofici, anche grazie al fatto che le regole di mercato erano state promosse a leggi naturali incontrovertibili.

E infatti con “cigno nero” ci si riferisce a una metafora di Nassim Nicholas Taleb, matematico e filosofo libanese, non a caso specializzatosi in interpretazioni economiche basate sulla probabilità e sulla casualità, e che in sostanza  intende definire accadimenti gravidi di effetti sociali , psicologici e morali, difficili da prevedere e molto rari, che esulano da ciò che normalmente ci si attenderebbe in campo storico, finanziario e tecnologico, cercando di consolidare in questo modo la convinzione che sia impossibile calcolare con un approccio “scientifico” l’eventualità che si presentino nel corso della storia e le loro conseguenze.

Se la situazione come al solito non fosse grave ma non seria, verrebbe da sorridere, perché nel caso del coronavirus come in altri che si sono succeduti nel tempo, quelli che sarebbero professionalmente incaricati di osservare, informare e interpretare la realtà, ogni volta si fanno sorprendere appunto da un cigno nero, che fisiologicamente impone misure straordinarie e eccezionali, austere e repressive, limitative di circolazione della gente e delle merci – ma non di capitali –  riduttive  di libertà, intese a contrastare eventi in realtà intuibili, scontati, pronosticabili: esodi provocati dall’ imperialismo, atti di terrorismo di origine opaca ma comunque riconducibili a guerre di conquista e sopraffazione, imprese belliche finanziarie sotto forma di   bolle, cataclismi e crolli di borsa che comportano l’immaginabile e  drastica riduzione di investimenti sociali, legittimata da voragini nei bilanci pubblici, imputate a costumi dissipati della popolazione.

Figuriamoci dunque se davvero giunge inattesa la pandemia, annunciata da istituzioni internazionali in vena di realistiche previsioni più che di profezie, compresa la Banca Mondiale che si prepara emettendo un bond Pandemia, ipotizzata da chi ha indagato sull’effetto dell’Antropocene  sugli ecosistemi planetari, con una pressione che oltre che danneggiare la Terra, finisce per ledere l’esistenza della comunità umana. Per non dire dell’Unep (United Nations Environment Programme) che ha scritto chiaramente nel rapporto “Frontiers 2016” che le zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo) «sono in aumento, mentre le attività antropiche continuano a innescare distruzioni inedite degli habitat selvatici (…) e minacciando lo sviluppo economico, il benessere animale e umano e l’integrità degli ecosistemi ».

A conferma che  non è un caso che i focolai epidemici abbiano trovato terreno fertile in zone molto inquinate, come la provincia di Hubei o la Pianura Padana, è la semplice constatazione che nella fase di espansione umana denominata  The Great Acceleration, alcune condizioni hanno contribuito alla trasformazione delle infezioni un tempo circoscritte in epidemie e pandemie, per via  del sovrappopolamento urbano nelle metropoli, della deforestazione, della grande intensificazione degli allevamenti intensivi, della modifica dell’uso del suolo, del commercio illegale della fauna selvatica che hanno favorito la contaminazione di habitat umani con microrganismi sconosciuti.

Altro che cigno nero dunque!

Qualcuno potrebbe ancora sostenere che non fosse ipotizzabile che una influenza che produce effetti particolari sull’apparato respiratorio, in zone fortemente industrializzate e inquinate, avesse effetti letali su una popolazione anziana, che da anni non gode del diritto alla salute, cancellato dai tagli alla sanità, dallo smantellamento di strutture ospedaliere, dai costi di materiali, dispositivi, diagnostica diventati terreni di scorreria da parte di predoni che appartengono alle cerchie di quelli che rivendicano maggiore autonomia decisionale, in modo da rendere ancora più arbitrari appalti, aggiudicazioni e costi dei materiali grazie a un soggetto di gestione degli acquisti centralizzati  in odor di corruzione e malaffare?

Qualcuno potrebbe ancora ritenere che  non fosse pronosticabile che il servizio sanitario statale  si sarebbe rivelato inadeguato ad affrontare una qualsiasi situazione emergenziale per numero di posti letto (nel 2017, 3.2 ogni mille abitanti), per qualità e quantità di reparti specialistici, per standard di igiene (7000 morti per infezioni ospedaliere ogni anno), che questa crisi altro non sia che un effetto delle politiche di austerità da un lato e della corsa alle privatizzazioni dall’altro, che se ha impoverito di risorse il sistema pubblico, ha invece promosso quello privato con una politica di aiuti e anche con una pressione sociale e culturale, che ha alimentato la sfiducia, ridotto l’accesso alla prevenzione e cura, nutrito forme di copertura assicurativa e assistenza alternativa, perfino grazie ai buoni uffici dei sindacati che concorrono al brand del Welfare aziendale?

Qualcuno potrebbe ancora pensare che non sia calcolabile e fisiologico che una classe politica inadeguata, impreparata e impotente grazie alla comoda accettazione di comandi esterni che hanno sottratto sovranità e capacità di decisione allo Stato e al Parlamento, fosse in grado di  reagire senza ricorrere allo stato di eccezione che viene adottato come inevitabile, sicché l’emergenza elevata a sistema di governo fa diventare politicamente  plausibile ciò che è socialmente inaccettabile?  E così misure di contenimento del contagio rese obbligatorie anche se rivelano un punto di attrito  tra le libertà democratiche e il governo della “salute pubblica e individuale”  sono diventate imperative, tanto da censurare chi ne denuncia  il vulnus giuridico?

Qualcuno ancora potrebbe stupirsi del ricorso non solo al sistema della delazione, ma alla richiesta diffusa e scontata di muscolarità, autorità, repressione e persuasione alla virtù con l’uso della forza manu militari, perfino grazie all’occupazione semantica e retorica sui mezzi di informazione da parte del linguaggio bellico con la  guerra al contagio, l’esercito degli eroi in trincea, la mobilitazione del personale sanitario, l’arruolamento di dottori in pensione?

E chi non avrebbe predetto che questo accidente straordinario incrementasse l’ordinarietà delle disuguaglianze?  quindi delle discriminazioni più inique, tra ceti, generazioni, lavori, cittadini, sicchè quelli che fino a due mesi fa erano parassiti, indolenti profittatori che meritavano spostamenti, licenziamenti, delocalizzazioni, diventassero provvisoriamente ufficiali di stato civile, indispensabili servitori della collettività, eroi dediti al sacrificio, costretti perfino a subire l’oltraggio del protocollo d’intesa sottoscritto da  Confindustria, Confapi, Confartigianato, Cgil,Cisl e Uil, Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro dell’economia, dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, dal Ministro dello sviluppo economico e dal Ministro della salute, che in considerazione della sua natura di documento di convergenza degli interessi delle parti e non di trattato vincolante permette al padronato di venire meno alle condizioni previste e stipulate, oggi e domani.

In un solo caso forse potremmo parlare di cigno nero, a proposito di qualcosa che peraltro era chiaro e calcolabile per le menti più avvedute che non si sono fatte possedere dalla teocrazia europeista. Quelli che hanno sperato che l’apocalisse del 2020 sancisse la vittoria di quello che trova nel molto citato in questi giorni, Carl Schmitt, il rappresentante più emblematico, quello Ius publicum Europaeum, un ordine del mondo eurocentrico, baluardo e confine tra la civiltà e il resto del mondo colonizzato dall’Occidente,  nato dalla morte dello Stato per dare forma e autorità egemonica e sovrastante a un Grande Spazio superiore, sono stati colti contro ogni ragionevolezza dal disfacimento della fortezza, dalla defezione centrifuga delle cancellerie.

Pare che solo i caporali non reagiscano alla schiaffo del soldato, dove perdono sempre,  anche se quello che tira il ceffone è un fantasma.