eboAnna Lombroso per il Simplicissimus

Diciamo la verità, nel frastuono di voci contraddittorie, tra profezie e conforto, minacce e rassicurazioni,   per chi si preoccupa anche dell’altro contagio, quello dell’autoritarismo e della repressione imposti e richiesti a gran voce  che accompagnano di norma lo stato di eccezione, ha un suono quasi rassicurante quella  del “Gruppo di consulenza strategica per i rischi infettivi” dell’Oms, che a quasi un mese dalla diffusione della nuova Sars in Italia si pronuncia.

L’unica strategia possibile oggi sarebbe il contenimento, tracciando i contatti delle persone infette e individuando gli asintomatici: altre soluzioni non si vedono, tamponi compresi, che se sono negativi oggi, potrebbero anche essere positivi domani.

Ma è improbabile che la voce della ragione possa fare  un po’ di chiarezza nel marasma volontario della Consip che lancia gli appalti per la produzione di dispositivi, sapendo che andranno deserti perchè non esistono più le fabbriche,  di Zaia, di Fontana, di Bertolaso, dei loro ospedali nei baracconi del luna park o con la riesumazione dell’archeologia sanitaria, delle mascherine di Victoria’s Secret che piacciono all’esperto di riconversioni creative  Landini o di quelle autarchiche col Domopak , alla faccia delle diatribe di Virus senza frontiere tra nord e sud, alla faccia del Grande fratello adibito non solo al monitoraggio degli esodi verso il villino al mare, verso il trullo degli zii tentati da Airbnb o il rustico dei nonni, ma pure per il controllo delle reiterate uscite del cane, probabilmente senza distinguerli da quelli obbligatori dei martiri del lavoro e degli eroi in servizio effettivo, colpevoli di pigiarsi nella metro.

Quando ormai è chiaro che il pericolo, che appare incontrastabile, imprevisto e imprevedibile, fatale per un numero elevato di persone, consiste in quello che accompagna il virus, esaltando la portata di altre patologie a cominciare da quella del sistema,  che nonostante un mese abbondante di preavviso, si è rivelato inadeguato, con dotazioni e personale insufficienti, costretto a lavorare in condizioni  estreme e insicure, che hanno fatto dei medici e degli infermieri la categoria più contagiata, con i posti letto dimezzati dai tagli, i reparti di terapia intensiva ridotti all’osso, proprio nelle regioni più esposte che coincidono poi con quelle che rivendicano una superiore autonomia per proseguire nel bulimico sacco della sanità e nell’apertura di credito a quella privata.

Dopo un lasso di tempo che dovrebbe aver aiutato analisi e riflessione, potrebbe essere lecito sospettare di un esperimento condotto per stroncare in insidioso concorrente globale. Ma c’è invece una scuola di pensiero che vorrebbe suggerire una interpretazione suggestiva di questo incidente della storia nel quale siamo capitati:  è quella che da molti anni offre una lettura biopolitica degli accadimenti per accreditare la convinzione  che il Potere crei delle emergenze sanitarie  al fine di legittimare l’ordine, sociale e pubblico, necessari a  introdurre discipline autoritarie, repressive e recessive. Non diversamente quindi da quanto si è sempre fatto per identificare e nutrire la “figura” di un nemico, straniero, vicino, nero, giallo, per autorizzare la necessità della guerra, di distruzioni, saccheggi, stragi e infine benefiche ricostruzioni.

Così ogni tanto un immaginifico complottista dà forma a uno scienziato pazzo, al servizio di una potestà imperiale feroce, che apre la porta della gabbietta della cavia infetta, per propagare un virus che contagi i  milioni di cavie delle geografie del relativo benessere che vanno su è giù per le scalette dei mutui, delle tasse, dei fondi, delle bollette, delle assicurazioni, quelli che giacciono disoccupati o cassintegrati, quelli che escono dalla tana per consegnare pacchi e pizze, quelli che si credono migliori perché vendono bond tarocchi e illusori.

L’intento sarebbe quello di spegnere con la minaccia di un pericolo imprevedibile e  incontrollabile come una volta erano gli eventi naturali prima che concorressimo a provocarne gli esiti ferali, ogni sussulto di ribellione, mettendo le leve del comando nelle mani di soggetti superiori, leggi speciali, commissari straordinari.

L’ipotesi è suggestiva certo, ma pare abbia perso credibilità nel momento nel quale quei sussulti sono spenti da tempo, sono stati soffocati da altro tipo di ammaestramento e precetto, quelli imposti dall’ideologia e dalle relative prescrizioni del liberismo, quando l’unico diritto ancora concesso è diventato quello a consumare, convertito in dovere ineludibile  allorchè l’impoverimento prodotto dalle  politiche di austerità ha sostituito il desiderio di  beni futili con l’obbligo fatale di comprarsi la sopravvivenza, cibo, tetto, salute. E quando i governi nazionali espropriati di competenze e poteri hanno cominciato a dichiarare la loro impotenza a garantire l’interesse generale.

Così ha perso significato anche l’esercizio democratico della critica e dell’opposizione, realizzando la vera stabilizzazione, la vera governabilità grazie al fatto che sono più o meno tutti uguali, differenti semmai nella comunicazione, sicchè nascono movimenti fasulli di piazza sì, ma filogovernativi.

Questo è tanto vero che qualcuno addirittura si illude che l’epidemia possa avere un affetto salvifico svegliando dal letargo invece di soffocare la ribellione,  grazie alla voluttà di reimpossessarsi di città oggi finalmente disertare dal turismo di massa, alla riscoperta di valori relazionali e identitari, alla rivelazione di piaceri contemplativi.

Niente di più ingannevole, purtroppo: non serviva che il Dottor No liberasse il virus e che figure demiurgiche trovassero il rimedio,  perché è vero invece che appena assaporato il piacere dello scampato pericolo saranno comunque quei topolini da laboratorio che sarebbero sopravvissuti all’esperimento, a pagarne le conseguenza come prima per via dei costi della crisi trascorsa in aggiunta a quella preesistente,  e peggio di prima, perché ormai saranno definitamente legalizzate e legittimate lescelte  su chi merita tutele, la consegna di interi comparti a benefattori dei quali sono state rimosse le colpe.

E sempre di più la salute sarà un lusso per pochi, come l’istruzione, un tetto sulla testa, l’acqua e le risorse decimate e dissipate, mentre lo stato verrà ancor più relegato alla funzione di elemosiniere per le imprese e sempre meno dotato di beni e poteri per applicare le norme costituzionali, mentre stadi intermedi rivendicheranno facoltà e deroghe aggiuntive e autonome arbitrarie e disuguali.

E si sa che gli stati deboli non sanno far altro che ricorrere alle maniere forti. E infatti l’Italia ridotta all’impotenza, incapace di trovare un percorso organizzativo, per limitare i contagi, ma soprattutto per contrastare quelle concomitanze e complicazioni che non ha saputo e voluto prevenire e curare, ha scelto la strada dell’ordine pubblico, della disciplina con il primato delle pandette, dell’occhiuta sorveglianza, della burocrazia.

Siccome poi è sempre tempo di comma 22 – quello che recita:  «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo» versione letteraria e hollywoodiana del Paradosso di Jourdain ripreso da Epimenide: «La frase seguente è vera. La frase precedente è falsa.» –  dall’altro ieri è in vigore una nuova edizione dell’autocertificazione.

Nnel modulo, che sostituisce il precedente, si aggiunge una voce nella quale l’interessato dichiara su sua propria responsabilità “di non essere in condizione di quarantena né di risultare positivo al Coronavirus”, e di essere quindi esonerato dagli obblighi di assoluto divieto di mobilità, come disposto ai sensi dell’art. 1, comma del D.P.C.M. dell’ 8 marzo 2020.

Il che, in totale assenza di una diagnostica di massa, accertata l’indisponibilità di tamponi e la loro probabile inutilità, stante che salvo Zingaretti, chi è stato malato non gravemente a casa non ha avuto a diposizione farmaci e non è informato sui tempo di guarigione e di esposizione degli altri al suo contagio, significa solo che la preoccupazione delle autorità è quella di rilevare possibili reati, come quando in coincidenza con lo stato fallimentare delle casse comunali, vengono mandati in giro i vigili per le strade non per dirigere il traffico abnorme ma per sanzionare gli automobilisti.

Così si dà una dimostrazione di muscolarità e si porta a casa il risultato di esibire e deplorare la cattiva condotta dei cittadini, che, in assenza del Dottor No, dell’impero del Male, dello strapotere finanziario che ci sta succhiando il sangue e ce lo succhierà indifferente se sia o no infetto, vengono sempre buoni in funzione di soliti sospetti e soliti manigoldi.

Per questo propongo la seguente lettura tratta dall’Etica di Spinoza:  I superstiziosi che sanno piuttosto condannare i vizi che non insegnare le virtù, e che si preoccupano non di guidare gli uomini con la ragione ma di contenerli con la paura, di modo che fuggano il male più che amare la virtù, non mirano ad altro che a rendere gli altri miseri come se stessi.