“Trionfo-della-morte”-di-Pieter-Bruegel.-152530-1569.Nella confusione totale una cosa è assolutamente chiara: la battaglia per evitare la diffusione del virus è stata completamente persa dovunque, tranne che in Cina e ora la parola passa alla capacità dei presidi sanitari di affrontare quei casi di infezione accertata che richiedono assistenza ospedaliera. Benché la percentuale di questi ultimi si aggiri sul 5% degli infettati accertati i quali non sono solo che una piccola parte di quelli effettivi diciamo che una percentuale tra lo 0,5% o lo 0,2% della popolazione potrebbe aver bisogno di ricovero o di assistenza domiciliare intensiva. Si tratta di cifre non lontane da quelle di una influenza severa, tipo asiatica, ma la differenza è solo  in parte di carattere medico visto che si tratta di un virus nuovo non ancora coperto dalla vaccinazione che è praticamente d’obbligo per le persone con patologie a rischio, ma soprattutto d’ordine psicologico per cui ciò che viene tranquillamente trascurato e accettato in caso di influenza, oggi diventa invece questione di vita o di morte e i sistemi sanitari pubblici gravati da decenni di tagli sconsiderati o quelli privatistici che già escludono una vasta parte di ceti popolari dall’assistenza, potrebbero crollare sotto il peso. L’emergenza è dunque eminentemente un fatto sociale e politico che riguarda le ideologie  e gli assetti di sistema oltre che la cultura profonda di una società ed è questo che ci pone sempre di più di fronte a un bivio tra una possibile disgregazione del neoliberismo e una sua possibile vittoria dentro nuovi secoli bui dove le libertà e i diritti saranno banditi.

Quindi il disperato tentativo del governo italiano di impedire il diffondersi dell’epidemia  sta clamorosamente fallendo, nonostante la militarizzazione del territorio e le misure contraddittorie prese talvolta a casaccio per raggiungere l’obiettivo, compresa la discesa in campo dei prefetti di ferro: non poteva essere diversamente anche perché non si tratta affatto di una battaglia in nome della salute e della dignità delle persone, ma volta  a nascondere il disastro del sistema sanitario e ancor più per non dover affrontare in pieno la questione finanziaria e con quella i nodi  fondamentali dei trattati europei e della moneta unica. I costi dell’epidemia sono giganteschi e si saldano a un vistoso rallentamento già in atto dell’economia mondiale per cui occorrono cifre enormi da investire all’interno del Paese per affrontare la situazione, non meno di 200 o forse 300 miliardi. La Germania già afflitta da un vistoso calo produttivo ha infranto in pochi giorni tutti le cosiddette regole europee che per tre  decenni sono stati il faro nella nebbia delle nostra classe dirigente e portato il nostro Paese al naufragio sulla scogliera: non solo farà stampare da una banca di proprietà pubblica 550 miliardi di euro, ma ha anche annunciato di voler far tornare sul proprio territorio produzioni delocalizzate fondando aziende di stato. Un contrordine totale rispetto al paradigma economico imposto a tutti i Paesi e non si venga a blaterare che i tedeschi possono farlo perché sono stati virtuosi, basta davvero  con queste fesserie della teoria del debito: la Germania può farlo perché di fatto la moneta unica è un marco travestito, ovvero una moneta sovrana di cui noi, come altri disgraziati dell’Europa mediterranea non possiamo godere. E’ evidente che in queste condizioni accettare passivamente tutto questo continuando imperterriti a recitare lo scialbo breviario euro liberista che altri hanno di fatto cancellato, continuare a fare i figli della serva ,come si diceva una volta,  quando l’uguaglianza era un’offesa Dio, sarebbe come regalare lo Stivale a Berlino.

Dobbiamo reagire prima che la troika ci spogli come comunità nazionale, ma anche come singoli di ciò che rimane e visto che la Bce non può e comunque non vuole aiutarci direttamente perché il denaro regalato alle banche private a tassi negativi non arriverà mai ai cittadini e all’economia reale, per prima cosa invece di invitare la gente a cantare alle finestre, bisognerebbe trasformare la Cassa depositi e prestiti in banca pubblica nazionale, in grado di prendere i soldi della Bce e prestarli a tassi bassissimi o nulli a tutti i soggetti che ne hanno bisogno: questo è tecnicamente facile, ma non lo si fa perché presenta enormi rischi di perdite, quelli stessi per cui le banche private non prestano, e dunque rinvia al problema della sovranità monetaria che ancora viene visto come un tabù. E non solo, bisognerebbe anche ricostruire una struttura come l’Iri che abbiamo svenduto per un piatto di lenticchie, ipnotizzati dal liberismo che poi si è tradotto in paradossali regole europee. Tra qualche settimana ci diranno che ce l’hanno fatta a contenere l’epidemia, anche perché alla maggior parte delle persone non viene fatto alcun tampone, anzi i servizi di emergenza nemmeno rispondono e quando lo fanno consigliano di rimanere a casa, punto e basta. Il virus insomma rimarrà in circolo, ma intanto avremo fatto un buco di  centinaia miliardi di Pil per aver imposto misure generali senza capo né coda, terrorizzati dal debito, qualunque cosa ne dica l’informazione di regime.