ext Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ma ve lo immaginate il proverbiale marziano che scende dalla sua navicella a Roma il 6 marzo 2020?

Ve lo figurate?  che gira per il centro fantasma dove i negozi chiudono mestamente alle 18 come se il virus riprendesse vigore all’ora dell’apericena, o che si ritrova alla Romanina o a Euroma 2 dove bighellonano torme di ragazzini in vacanza coatta da scuola, giunti là con metro e bus? Oppure  fermo e stupefatto davanti a vetrine che espongono caftani etnochic castigati da signore à la page per la rischiosa origine e il temerario viaggio lungo la Via della Seta?  o che esibiscono il must irrinunciabile per fashion victim al tempo del colera, la prestigiosa mascherina firmata Fendi a 190 euro al pezzo?

Lo pensate mentre con il Google stellare cerca di farsi largo tra la massa acritica e contraddittoria dell’informazioni sulla stampa e in rete, compreso l’agile volumetto messo a punto dal Sole 24 Ore con le istruzioni antipanico o il pamphlet prodotto in tempo reale – o forse magicamente profetico?- dell’unico “scienziato”  in regime di esclusiva papale del catastrofismo, autoincaricatosi in funzione di autorità indiscussa e suprema di governare la comunicazione  e l’azione di biomolecolari,  biologi, epidemiologi, medici, statistici, i nutrizionisti, immunologi, farmaceutici  ridotti sdegnosamente al silenzio dal Burioni? Che possiamo solo sperare stiano nel frattempo cimentandosi nella sperimentazione di un vaccino, malgrado da decenni la ricerca sia penalizzata, le istituzioni e gli enti  pubblici affamati, le università statali condannate a morte. Anche se forse faranno prima le mamme di milioni di bambini  variamente parcheggiati, attrezzandosi col piccolo chimico, stufe di sentirsi accusare perché si sono permesse di lamentarsi per i figli a casa per un mese o forse di più, da quelli che da anni provvedono a smantellare tutta la rete di servizi “pubblici” essenziali, nonni compresi.

Perché prima o poi anche l’extraterreste avrà cognizione che, in perfetto allineamento con la filosofia di Madame Lagarde e della professoressa Fornero, sta per imporsi una forma di selezione malthusiana incaricata di decimare la popolazione anziana, salvo qualcuno che per censo, potenza di solito oscura, notorietà usurpata, può contare sull’eterna giovinezza, anche grazie a una certa ucronica interpretazione del tempo e delle età secondo la quale Renzi e Macron sono promettenti ragazzoni.

Perché se gli ultrasessantacinquenni che hanno imparato a loro spese che la narrazione sulla obbligatorietà della prevenzione, che la cura e la manutenzione del fisico sono privilegi per pochi, che la diagnostica è considerata un capriccio di dissipati parassiti, e cui oggi è dolcemente ma inesorabilmente imposto l’isolamento in casa, non schiatteranno di virus, cui sono condannati non dalla livella cinica della pestilenza, ma appunto da patologie spesso trascurate per via di quella che l’Accademia della Crusca nelle edizioni per marziani definirebbe “malasanità”, verranno abbattuti dalla signora con la falce per abbandono, solitudine, proverbialmente malattie della vecchiaia.

Perché – può arrivare a immaginarselo anche Et,  finiscono le riserve in dispensa e in freezer, i pacchi di pasta e i pelati arraffati all’inizio della crisi, e mica vorranno evadere per fare la spesa? Perché se lamentano un malanno in aree somatiche estranee al Covid19, cuore, stomaco, prostata, in mancanza di telemedicina, mica vorranno fare gli untori al pronto soccorso? dove comunque dovrebbero recarsi non accompagnati come da misura di legge, e se la dovranno cavare con la camomilla, in casa, soli,  che mica vorranno mettere a rischio i congiunti? e dove tra un po’, in mancanza della doverosa dimestichezza con home banking e servizi online, verranno tagliati luce, gas e acqua, che mica vorranno andare a contagiare i concittadini alla posta?

Ma siccome c’è da supporre che, malgrado la malaugurata iniziativa di venire tra noi, lo strano visitatore sia dotato di una superiore intelligenza, e ci vuol poco, io me lo immagino stranito davanti a quello che sta succedendo con la pandemia apocalittica o con la banale influenza, a seconda che sia interpretata da una o dall’altra delle tifoserie epidemiologiche.

E che comunque, come succede sempre nel nostro Paese, si presta a inevitabili scopi propagandistici e elettorali, con grande dispiego di mezzi a disposizione delle curve di fan ai vari livelli territoriali, governo, opposizione e diversamente opposizione, regioni, tra quelle che esigevano l’autonomia e rese remissive dal virus pretendono aiuti dal vituperato centro, che postulavano la superiore efficienza dei privati e la rendevano irrinunciabile e irreversibile grazie alla progressiva devastazione della sanità pubblica, oggi inclini a implorare come una grazia qualche servizio di clinici e cliniche d’oro, E  pure quelle che senza autonomia hanno fatto come se ci fosse già per loro, venendo meno ai dettati costituzionali e aprendo la strada all’aziendalismo, ai serbatoi di voti spendibili e commerciabili,  come nel Lazio dove i posti letto di terapia intensiva (quelli che dovrebbero garantire la salvezza degli appestati) sono in numero di 590, con un rapporto di 1 per 10 mila abitanti.

Si stupirebbe il marziano che venga dato credito ai due sbruffoni che reclamano l’investitura a gestire lo stato di eccezione dichiarato dalle autorità e pure da qualche interprete di Carl Schmitt un tanto all’etto,  preoccupato che l’emergenza proclamata ad uso imperiale porti a una riduzione o compressione dei diritti, come se non fosse già stata esercitata in nome dell’austerità, del contrasto al terrorismo islamico, del rispetto di trattati e convenzioni sovranazionali, proprio quelle che rendono impossibile governare la crisi e le sue declinazioni, raffreddori, pestilenze, ricoveri ospedalieri, diagnostica e ricerca, in modo che i governi passati e presenti possano rivendicare la loro impotenza come rispetto delle leggi naturali imposte dall’appartenenza all’Occidente, all’Ue, alla Nato.

Il fatto è che lo stato di eccezione – lo capirebbe anche Et, piangendo per la nostalgia di casa,  funziona se un ceto dirigente al servizio dei poteri economici e finanziari padronali ne sapessero approfittare, se non si trattasse dei ciechi della parabola, di una banda di ubriachi dinamici che saltellano su un piede solo per dimostrare la tenuta alcolica promulgando  “delibere” e “protocolli” su scala Regionale, Provinciale o Comunale con una coazione a ripetere che ha fatto dimenticare anche di cambiare le intestazioni nella fotocopia di disposizioni frutto di una ebbrezza regolamentare, improvvisando soluzioni estemporanee e improvvisate, oscillanti tra raccomandazioni allarmistiche di chiudersi in casa e minimizzazioni del rischio, università e teatri chiusi, ma outlet aperti, per non fermare l’impeto progressivo  di commercio e turismo.

E così si chiudono le scuole, vedi caso in coincidenza con il rinnovo del contratto dei docenti, per lanciare l’obiettivo desiderato dell’auspicata preparazione delle nuove leve allo smartworking (ne ho scritto qui: https://ilsimplicissimus2.com/2020/02/26/a-scuola-di-smart-virus/), quando la Buona Scuola si è attrezzata solo per la fine dell’istruzione e la transizione alla preparazione dei ceti abbienti alle funzioni di attendenti in multinazionali e eserciti e i poveracci a lavori precari e frustranti, tanto che telestudio potrebbe consistere nell’offerta tramite RaiPlay delle lezioni del Maestro Manzi.

Non ci resta che corrergli dietro mentre si affretta a risalire sulla sua astronave, canticchiando con la poca voce che ci resta: extraterreste portami via.