Fontana-mascherina-690x362Si potrebbe anche ridere vedendo il governatore della Lombardia con la mascherina  che annuncia la sua auto quarantena, si potrebbe sorridere della gente che saccheggia i supermercati per fare incetta di beni alimentari come se si avvicinasse una catastrofe, si potrebbe persino sorridere dell’ottusità sconcertante dei bocconiani che ritengono lo straordinario aumento di prezzo delle mascherine e dell’amuchina come la meravigliosa logica di mercato che alloca le risorse dove servono di più. E dove, tolti i presidi sanitari? Non si sa, ma certo nelle mani di chi può permettersele, quindi per definizione di chi ne ha più bisogno in quanto persona – merce di maggior valore: quando le cose si fanno difficili da spiegare i buoni parroci biascicano le solite orazioni nella speranza che la ripetizione ipnotica delle formule le renda vere. Si potrebbe ridere di fronte a tanto timore di fronte a un’epidemia che è 2000 volte inferiore a quella normale e contemporanea dell’influenza (900 mila questa settimana)  nonché di gravità comparabile, se non fossimo di fronte a un limpido esempio di governo della paura che può fare riferimento a un pericolo reale o gonfiato o immaginario, in atto o possibile: l’allarme e il disorientamento che ne seguono consentono al potere di superare le difficoltà, la perdita di credibilità e/o quella di consenso nelle democrazie apparenti. Prima si crea il pericolo, pressoché interamente plasmato ad hoc come è stato per il terrorismo o  sfruttando le occasioni come per il Covid 19, poi ci si pone come salvatori o punto di riferimento.

Storia antichissima, tematizzata da Machiavelli e da Hobbes, resa oggi ancora più semplice dalla massmediaticità sociale capace di aumentare al’estremo il potenziale emotivo e di ridurre al minimo quello cognitivo, ma che attualmente serve a distrarre le opinioni pubbliche dal palese fallimento del sistema e dei suoi costrutti storici: una nuova crisi economica incombe, l’europa è a pezzi, messa in ginocchio dalle dottrine tedesche  e dall’euro, il fulcro della storia si sta allontanando dall’occidente con un velocità resa folle proprio dal globalismo di mercato, le idee guida neo liberiste che dagli anni ’80 ci hanno portato al disastro si rilevano nella loro terribile vacuità o forse sarebbe meglio dire nella loro virulenza reazionaria: precarietà, distruzione dei diritti del lavoro, disoccupazione, bassi salari, abbattimento del welfare, desertificazione della democrazia, sono stati fatti passare come sfida per il futuro  che doveva essere accettata per non essere bamboccioni o schizzinosi, gente che teme di mettersi in gioco e ha paura del merito. Le contraddizioni evidenti in questo messale dei ricchi, sono state superate con le favole per bambini della guerra generazionale, con la leggenda che la precarietà certa offre la possibilità di dimostrare il proprio valore e ambire a premi piú appaganti delle  tutele del passato e infine con la reductio ad hitlerum di chi non è d’accordo nel cedere la sovranità popolare alle lobby euro atlantiche. Insomma tutta merda da sardine che, per quanto riguarda lo Stivale potrebbe essere efficacemente  riassunto nella diatriba fra il tenutario dell’Inps, Boeri e le banche riguardo ai mutui e alla precarietà.

Ma l’insieme di questo inganno scenico non funzionerebbe se non ci fosse la paura che paralizza il pensiero e l’azione: ogni occasione è buona per suscitarla, il terrorismo, lo spread, le profezie di rovina se si abbandona lo status quo (ricordate che la Gran Bretagna sarebbe stata alla fame con la Brexit?)  e adesso il nuovo virus, la nuova sindrome influenzale viene buona per coprire gli spasmi del sistema, come panacea per sopravvivere, nonostante il palese fallimento. Come diceva il “ministro della paura” : “io aiuto il mondo a mantenere l’ordine, senza di me le guerre scoppierebbero inutilmente, le epidemie non avrebbero senso, le bombe esploderebbero senza alcun vantaggio sociale, io trasformo la paura in ordine”. Naturalmente nell’ordine che vuole il potere e che è degradante per tutti gli altri. Il bello è che funziona sempre, talmente bene che è diventato l’effettivo orizzonte di azione politica: siamo costretti a farlo, altrimenti… e il climax deve essere continuamente rinnovato da nuove emergenze, da nuove parole d’ordine, da ulteriori sforzi richiesti per meritarsi la salvezza che viene da chi provoca i disastri.

Questa epidemia viene dunque come il cacio sui maccheroni di una classe dirigente senza vie d’uscita, su un’Europa in disfacimento, sul neoliberismo occidentale che ormai ha come suo orizzonte la guerra per rigenerarsi e tenere al potere le elite che lo hanno creato. Poco importa che i contagiati da questa sindrome influenzale siano una frazione bagatellare rispetto a quelli che contraggono la normale influenza, è facile creare il panico e contemporaneamente fingere di non volerlo. Restate a casa cittadini, non impicciatevi e mettete anche voi la mascherina peferibilmente non solo sulla bocca, ma anche sugli occhi.