CatturaNon sappiamo cosa sia accaduto per essere diventati noi il maggior serbatoio di Coronavirus, quasi l’untore mondiale: mentre in Cina il contagio rallenta e si va ormai esaurendo, la produzione comincia a riprendersi a dispetto della schadenfreude occidentale prospettando un 6% di crescita del pil nel primo trimestre 2020 (cifre del Financial Times) , lungo lo Stivale  i casi che siano veri o falsi positivi ( vedi Gli sciacalli al tempo del colera ) aumentano e si estendono territorialmente, mente la nostra industria cola a picco. Questo è davvero un mistero perché abbiamo un traffico aereo modesto da e verso la Terra di Mezzo, molto inferiore comunque a quello di Germania e Gran Bretagna e cinque volte inferiore a quello degli Usa quindi dovremmo essere meno esposti, mentre a quanto pare altrove i contagiati  sono poche decine in totale. Inoltre siamo stati anche i primi a vietare fin dal 31 gennaio i voli diretti con la Cina, provvedimento in realtà più di facciata che reale perché bastava fare scalo da qualche parte, come avviene comunque nella maggioranza dei casi, per superare il divieto ma  era già qualcosa rispetto agli altri. Lo stesso ragionamento vale anche per i flussi turistici e commerciali e per le comunità cinesi col loro viavai di persone che altrove sono assai più ampie delle nostre.

Possiamo divertirci a fare qualche ipotesi per spiegare questo fenomeno incomprensibile: 1) forse i controlli previsti sulla carta sono stati facilmente aggirati o sono stati di fatto assenti rispetto a quanto accaduto altrove; 2) dal momento che nel 90% dei casi  l’infezione da Covid 19  è del tutto asintomatica o al massimo si presenta come una debole e passeggera influenza pericolosa come quella normale  solo per gli anziani con già gravi problemi di salute, gli altri Paesi se ne fregano e non fanno quei test intensivi che possono rivelare la presenza del virus, cercando di evitare contraccolpi economici; 3) la risposta epidemiologica italiana  è stata più competente che altrove perché mentre i normali presidi vengono via eliminati e si sta passando a una privatizzazione selvaggia, le strutture di emergenza mediaticamente più redditizie ancora funzionano; 4) il can can fatto su quella che in sostanza è niente altro che un’epidemia influenzale deriva da questioni geopolitiche nelle quali siamo rimasti impigliati nell’ansia di trovare argomenti che distraessero dalla situazione economica del Paese, cadendo così in un trappola allestita per altri e per altro già fallita perché secondo le stime di Bloomberg l’economia americana rischia di risentirne molto più di quella cinese.

Non so davvero quale possa essere la risposta o quale di quelle presentate sia prevalente, ma di certo il quadro è così confuso che tutta la storia di questa epidemia para influenzale destinata peraltro ad esaurirsi visto che il Covid 19 muta assai poco e un vaccino è già in dirittura d’arrivo, dovrà essere analizzata con più attenzione da tutti i punti di vista perché è chiaro che si sta cercando di riattizzare la sindrome del “pericolo giallo” che attraversò l’occidente alla fine dell’800. Allora si trattava di una scusa per favorire una colonizzazione che non si è poi realizzata come si sarebbe voluto, oggi serve a esorcizzare una realtà che non lascia scampo: il fatto che l’Asia domina ormai il commercio mondiale e che Cina, India, Corea e Giappone messi insieme abbiano superato l’insieme dei Paesi Ocse. In particolare la Cina esporta per 2500 miliardi dollari, gli Usa per 1700 e la Germania per 1,6 tuttavia in rapida caduta. Le cose, non accadono mai per caso e non si era mai visto un simile allarme per un’epidemia influenzale, sia pure indotta da un nuovo agente, anche a fronte di tassi di diffusione e di mortalità di molto superiori come fu per l’asiatica e per la russa o quella cosiddetta suina che giunse dagli Usa nel 2009, ma durante la quale, nonostante l’Oms avesse dichiarato la pandemia, non ci nessun blocco nei commerci e men che meno nello spostamento delle persone anche a fronte di un tasso di mortalità sette volte superiore a quella stimata (certamente per eccesso vista l’impossibilità di stabilire l’entità reale della diffusione) per il Covid 19 .  E’ evidente che le anomalie che riscontriamo dipendono non dal virus in sé, ma  dal livello di allarme indotto e dai sistemi di interessi che lo modulano: certo meglio di più che meno, ma allora non si capisce perché i 400 mila morti indirettamente provocati ogni anno in occidente dalle ondate stagionali di influenza, non dovrebbero ricevere la medesima attenzione.