5070966_0645_jackQuando nei giorni scorsi dicevo che l’epidemia di Coronavirus aveva una natura essenzialmente mediatica, non avevo idea di quanto fosse esatta questa definizione: non c’erano dubbi che fare di una sindrome influenzale la peste del 21% secolo era una esagerazione tale da vedervi chiaramente i sintomi di un’occasione presa al volo (non voglio nemmeno pensare a un’origine dolosa) per una guerra ibrida contro la Cina, peraltro già attuata in altre occasioni e con modalità simili. Pechino per evitare le solite accuse di untore si è dovuta mobilitare in maniera massiccia per fronteggiare l’assalto e il risultato è stato che per la prima volta nella storia della medicina in appena due settimane l’agente patogeno è stato individuato e l’intero dna  è stato sequenziato. Uno sforzo gigantesco, riconosciuto da tutti, ma che ha avuto come effetto quello di accendere ancor più i riflettori sulla vicenda epidemia, lasciatemela chiamare così come merita.  Ovviamente non è tutto è andato bene soprattutto al di fuori dell’ex celeste impero : l’allarme mediatico del tutto sproporzionato all’entità dei fatti ha suscitato la fretta, ma anche l’arrivismo e i meccanismi di mercato facendo sì che i test per il nuovo coronavirus siano stati messi a punto con metodiche al di fuori degli standard e subito venduti al miglior offerente sotto la spinta della paura indotta. Perciò la più nota e autorevole rivista scientifica, Nature, pubblica un articolo in cui in sostanza si dice che in queste condizioni la percentuale dei falsi positivi può essere molto alta e che per giunta i test rilevano coronavirus anche molto distanti dal Covid 19 e che non c’entrano nulla con la malattia.

In questo modo per buona pace di certi virologi renziani, si potrebbe spiegare anche il fatto che siano state ricoverate persone che non sembrano avere alcuna relazione nemmeno lontanamente indiretta con la fonte del contagio che ha origine in una piccola e sperduta regione dell’interno della Cina, perché vi siano cosiddetti pazienti zero senza traccia del virus, come mai i tassi di letalità sono più altrove che non in Cina.  Ci sono noti fattori psicologici che portano ad errori in questi casi e Dio non voglia che non vi sia anche un certo dolo, magari solo subliminale,  nell’accaparrarsi l’ammalato, i riflettori e magari anche qualche raschiatura di barile di fondi, ma in ogni caso la superficialità assoluta nell’affrontare la vicenda e insieme la sua enfatizzazione estrema per nascondere altri problemi ahimè veri del Paese, come la caduta del prodotto industriale, – vedi  Virus in fabula – hanno ottenuto l’effetto di rendere l’Italia un appestato planetario con un danno di immagine ed economico per ora incalcolabile, ma senza dubbio molto rilevante proprio mentre una nuova crisi è in arrivo. Come mai tutto questo non avviene a Francoforte che è notoriamente la porta d’ingresso della Cina in Europa o perché mai tutto scorre liscio in Giappone dove c’è lo stesso numero di ammalati o forse sarebbe meglio dire di positivi ai test? La voglia di fare sensazionalismo superficiale e la solita strategia della della distrazione attuata dalla razza padrona in grave difficoltà, hanno creato un vero bordello in merito a quella che in definitiva è una sindrome influenzale.

Tutto questo non c’entra assolutamente nulla col principio di precauzione che naturalmente verrà invocato come scappatoia quando si sarà preso atto del catastrofico errore fatto nel cavalcare  più non posso questa tigre, quando il complesso mediatico -politico che ha sostanzialmente distorto i termini, la misura e la natura del problema, creando paranoia invece di attenzione, dovrà constatare di aver inferto al Paese e dunque anche a se stessa un’altra pugnalata. Prima si è sbagliato tutto il possibile per evitare la diffusione del contagio, accontentandosi di partecipare alla demonizzazione della Cina, come Trump comanda, poi si è fatto di tutto per far suonare le sirene di allarme oltre ogni limite plausibile fino a creare il disastro. Così per voler fare le volpi a tutti i costi ci è trasformati in sciacalli di se stessi: la vera catastrofe di questo Paese è la sua classe dirigente, capace di qualsiasi cosa e incapace di tutto.