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Percezioni padronali

Effetto_ottico_3_Può sembrare incredibile ma l’uomo è uno dei pochi animali, almeno tra quei studiati che si lascia facilmente ingannare da percezioni ottiche come quella mostrata a sinistra e nella quale interpretiamo il segmento b come più lungo di quello a. E’ proprio la complessità della nostra mente e la sua esuberanza interpretativa a trarci più facilmente in inganno e a rendere più difficoltoso il riconoscimento della realtà fattuale. Anche una volta preso il righello e constatata l’ equivalenza tra i due segmenti continuiamo a vederli come diversi. Allo stesso modo nel disegno a destra continuiamo a vedere sia una giovane donna che una strega. E’ una dinamica che non vale solo per la percezione, ma forse ancora di più per le idee e l’esplorazione di realtà più complesse dove l’inganno cognitivo può moltiplicarsi, divenire intenzionale e scontrarsi con credenze e memi radicati nel giudizio. Pochi giorni fa ad esempio è stata confermata la notizia, già anticipata l’estate scorsa, secondo cui l’aspettativa di vita negli Usa è diminuita per il terzo anno consecutivo da quando vengono fatte queste statiche. Visto il peggioramento delle condizioni di vita è un dato che non sorprende, anzi è assolutamente logico, eppure esso rimane incompreso: viene registrato dal righello statistico, ma non entra nella cognizione generale della realtà.

Prendiamo il documento dell’Fmi in cui questo dato viene digerito e tematizzato. Vi si dice che il calo dell’aspettativa di vita ormai ufficiale anche per il 2019 , è dovuto al tasso di suicidi, all’overdose di farmaci e ai prezzi delle cure così alti che un americano su tre vi rinuncia nonostante meno del 10% della popolazione sia sprovvisto di assicurazione sanitaria, una cifra comunque superiore a quella di qualche anno fa . Non si dice che molte di tali assicurazioni, sono solo pro forma e in realtà non coprono che spese marginali, non si mettono insomma le mani nel marcio, ma si prende almeno atto del fenomeno di una vita media in ribasso. Inoltre si afferma che gli Usa registrano un tasso di povertà tra i più elevati fra i 36 paesi dell’Ocse: all’incirca il 15% degli americani, che lavorino oppure no, sono poveri. La mobilità sociale nel famoso Paese delle opportunità è tra le più basse al mondo e  le risorse sono ripartite in maniera sempre più diseguale: il pil reale pro capite è salito del 23% dalla fine degli anni Novanta, ma il reddito medio è aumentato solo 2, 2%, tutte cose che fanno comprendere l’aumento dei suicidi e del ricorso agli psicofarmaci. Sebbene questi dati siano ampiamente edulcorati dai criteri statistici adottati si prende atto della situazione e tuttavia essa non sembra aver alcun effetto sulla parte  in cui si afferma che gli Stati Uniti stanno vivendo la più lunga fase di espansione della propria storia,  che la disoccupazione è al livello più basso mai registrato dal 1960, che i salari reali sono aumentati e la produttività ricomincia a crescere tanto che le pressioni inflazionistiche rimangono considerevolmente modeste. Secondo il fondo monetario il pil reale per abitante è salito di circa il 10% in rapporto al periodo pre-crisi del 2008.

Nello stesso documento insomma sono presenti considerazioni del tutto opposte senza che vi venga scorta alcuna contraddizione. E’ pur vero che per un organismo come il Fondo monetario internazionale, l’economia è solo quella dei ricchi e che, secondo la favola idiota del neo liberismo, più i ricchi diventano ricchi meglio è per tutti, ma insomma siamo di fronte a due tesi uguali e contrarie che rimangono irrisolte e giustapposte senza che nemmeno di tenti di vedere la contraddizione. E’ solo un’illusione ottico – ideologica per cui nel disegno convivono la strega e la ragazza senza  che si possa dire cosa effettivamente sia, come se la percezione non servisse alla ragione, ma rimanesse un fluido correre di impressioni dove prevale l’interpretazione del padrone.

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