Un simile risultato, peraltro più che probabile, costituirebbe una sconfessione clamorosa del macronismo, insostenibile per un presidente già di fatto assediato all’Eliseo e per le oligarchie europee che lo hanno letteralmente creato in pochi mesi: prendere poco più del 10 per cento nella capitale, tenendo conto che sono state le grandi città ad eleggere Macron e in primis proprio la capitale, potrebbe essere il colpo di grazia per la credibilità politica del presidente che comunque ha il consenso di non più del 20 per cento dei francesi. Così a pochi giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste, compare in scena un russo, il sedicente artista Piotr Pavlenski, uno del giro delle Pussy riot, attivista anti Putin, arrestato in Russia per aggressione sessuale e rifugiato politico in Francia dal 2017, (dove peraltro è ricercato anche per altri reati, senza che nessuno si sia dato pena di cercarlo davvero), dunque diciamo pure un agit prop ben conosciuto dai servizi occidentali, il quale sostiene di essere il colpevole della diffusione di un video a carattere sessuale inviato via telefonino dal candidato Griveaux a una donna. La performace onanistica è del 2018 quando ancora il personaggio era significativamente “portavoce del governo” e non si sa come Pavlenski possa esserne entrato in possesso (anche se possiamo immaginarlo facilmente), ma comunque è stato subito scandalo e il candidato di Macron è stato costretto a dimettersi, nonostante la difesa di facciata del presidente che ha dato il proprio appoggio al personaggio “qualunque fosse stata la decisione” adottata in seguito alla diffusione del video. Ma le dimissioni erano scontate anche perché Griveaux aveva impostato la sua campagna proprio sulla famiglia, cosa che poco si concilia con le sue imprese video. Chiaramente questo disastro ad appena un mese dal primo turno è un colpo quasi mortale per la campagna di En Marche e dunque se il nuovo candidato che si sta affannosamente cercando dovesse avere un risultato deludente, ciò apparirebbe non come una sconfitta politica, ma come un fatto dovuto alle pippe del destino.
Il tutto naturalmente viene trasformato dai macronisti in un attacco alla democrazia, cosa che di per sé non c’entra nulla con la diffusione di vicende private, cosa abbastanza singolare in un contesto che ha fatto del privato il politico stesso: semmai sarebbe da condannare in una vera democrazia e non nella farsa che viviamo tutti i giorni. Ma comunque l’obiettivo è stato raggiunto: la sconfitta del macronismo sarà colpa dello scandalo sessuale, non dello scandalo politico che esso costituisce.