io-sono-spartacoPochi giorni fa è morto in età biblica Kirk Douglas, attore in grande spolvero quando vidi i miei primi film ed è stato inevitabile che sulla stampa americana “liberal” e poi su quella europea cosiddetta progressista comparisse l’epitaffio sul ruolo del’attore nella battaglia contro il maccartismo e il suo anticomunismo psichiatrico, riuscendo persino a far lavorare uno degli autori messi sulla lista nera, ovvero Dalton Trumbo. Tutto assolutamente vero, in qualche modo simboleggiato dal ruolo più famoso interpretato dall’attore, ovvero quello di Spartaco, ma allo stesso tempo dannatamente falso, frutto di una pervicace e sfacciata ipocrisia generale, che ricorda quella stagione come una parentesi dolorosa, drammatica, ma per fortuna chiusasi definitivamente. Invece si trattò solo dell’accesso febbrile iniziale di una malattia divenuta poi endemica: ossia il controllo dell’industria della comunicazione come arma per la conservazione della supremazia e per l’affermazione dell’egemonia culturale e del’agenda capitalista. Un carattere mai venuto meno e anzi divenuto più intenso e più subdolo, più nascosto eppure più pervasivo proprio con la dissoluzione dell’Urss e l’ampliamento delle major hollywoodiane alla televisione e alla comunicazione su ogni media. Eliminato il nemico esterno, bisognava anche conquistare le coscienze. La battaglia di molti personaggi del cinema di allora contro il maccartismo è anzi in seguito servita come paravento di libertà.

Tuttavia la realtà descritta in parecchi libri densi di documentazione, praticamente tutta l’industria della comunicazione made in Usa ha un supporto diretto dalle agenzie governative, se non direttamente dal Pentagono e dai servizi sotto forma di consulenze tecniche, prestito di attrezzature, personale, accesso ai siti, formazione, mezzi, finanziamenti trasversali, pressioni diplomatiche per posizionarsi su altri mercati e condizionarli o stroncarli. Un solo soggetto fa  tanti come l’Us Army è intervenuto in via diretta e dimostrabile in circa 900 film e 1200 produzioni televisive. Ma anche laddove non vi sono interventi diretti è pacifico che produttori, autori, attori sono ben consci che le loro carriere e i loro conti in banca  dipendono dal fatto che non venga contestato il nucleo di interventismo, eccezionalismo, iper capitalismo che costituisce il nucleo dell’ideologia americana. Anche le produzioni che si presentano come critiche non intaccano mai il cuore della costruzione, ma solo la sua corteccia: si tratta di errori, di deviazioni individualistiche, di avidità personali che deformano un insieme di per sé perfetto ed esposto semmai alle minacce da ogni dove: di qui una forma di “imperialismo fatalista,” umbratile  e depressivo nel quale i fondamenti della politica americana non fanno mai parte del problema, ma sono l’unica soluzione.  Così come il modo d’essere liberista con la sua antropologia diventa il metro di paragone universale: la propaganda e le forme di controllo sociale più efficaci e meno identificabili sono quelle implicite che si insinuano nella coscienza in modo inconsapevole e senza l’intervento degli anticorpi critici. Così accade che ci sono molti progressisti che non si rendono conto di quanto stiano servendo la causa del potere. Una forma di storia globale ultra-rudimentale, modelli di comportamento, orientamenti, stili di vita e cultura standardizzata si impongono attraverso la ripetizione frattale di una immensa mole di di produzioni tra film, film TV, serie e documentari.

Insomma alla fine la lotta di Hollywood contro il maccartismo si è ritorta contro se stessa ed è diventato il maggiore alibi per ostentare una libertà che di fatto non esiste perché andare davvero controcorrente non significa finire in galera o davanti a una commissione d’inchiesta, ma semplicemente rimanere ai margini, non trovare soldi per produrre qualcosa o se per caso i finanziamenti vengono da fuori essere boicottati sia nelle sale che dai gestori dello streaming. Per esempio Redacted (2007) di Brian De Palma, un film che narrava la storia vera di una strage e stupro di gruppo compito da soldati americani in Iraq è stato proiettato solo in 15 cinema in tutti gli Usa e solo in pochissimi altri in tutto l’occidente, non è presente su alcuna piattaforma  e si trova solo su dvd. Insomma lo Spartaco di Hollywood, come anche il suo stampo di duemila anni prima ha finito per accentuare il dominio anziché sconfiggerlo.