EPTIt13XkAA1akG-864x420Il 27 gennaio si era diffusa la notizia della caduta di un jet di linea sui cieli afgani suscitando parecchia apprensione, ma poi si è scoperto che, sì un aereo era caduto, ma in realtà si trattava di uno di quegli aerei civili di tipo executive che vengono trasformati in sofisticati velivoli militari per spionaggio, comunicazione e comando : nel particolare caso si trattava di un Bombardier Global 6000/E-11A (Bombardier non si riferisce alla funzione, ma è il nome del costruttore) di cui gli Usa hanno quattro esemplari nella base di Kandahar e che serviva come velivolo di comando della Cia. A bordo dell’apparecchio, abbattuto da un missile terra aria, si sarebbe trovato Mike D’Andrea che nel 2017 era stato nominato a capo del Iran Mission Center dell’Agenzia e  aveva messo a punto il piano dell’uccisione di Soleimani oltre ad essere stato in passato uno dei cacciatori di Osama Bin Laden nonché uno dei maggiori responsabili di massacri di civili in tutta l’area mediorientale tanto da meritarsi soprannomi  come “Principe delle tenebre” o Ayatollah Mike”.  Della sua morte riferiscono fonti iraniane e russe senza che vi sia  stata alcuna smentita ufficiale né ufficiosa da parte di Washington, dove si ammette solo l’abbattimento di un velivolo, accompagnato da un cupo e rigidissimo silenzio  che rimane inesplicabile: infatti se non fosse vero Washington avrebbe facile gioco a sottolineare le bugie degli avversari e a screditarli, ma se fosse vero sarebbe forse l’occasione per poter recuperare simpatie perdute dopo l’assassinio di Soleimani o quanto meno un pretesto per giustificare  l’appoggio a geopolitiche folli.

Il fatto è che gli Usa sono ormai in piena campagna elettorale e certe cose vanno taciute o dette col contagocce tanto che solo dopo molti giorni dalla rappresaglia iraniana sulle basi militari Usa in Irak, il Pentagono ha dovuto ammettere che vi sono stati almeno una cinquantina di feriti gravi fra le proprie truppe dopo aver negato per settimane qualsiasi conseguenza che non fosse un po’ di mal di testa, figurarsi poi dover annunciare la vendetta chirurgica di Teheran contro il cervello dell’attentato e di certo uno degli uomini più influenti della  Cia. Certo alla fine si darà la colpa ai Talebani facendo finta di credere alla loro rivendicazione dell’attacco: certo negli ultimi tempi hanno colpito duro visto che  nel solo mese di gennaio, hanno abbattuto 4 elicotteri e due droni, ma sarebbe poco credibile in questo caso visto che il Bombardier volava a 3500 metri di quota e a quanto se ne sa essi non dispongono di armi adatte, men che meno contro un velivolo irto di protezioni elettroniche. Tuttavia è l’unica via d’uscita dalla situazione impossibile nella quale gli Usa si sono andati a cacciare con l’assassinio di Soleimani: prende quota dunque l’ipotesi che l’azione contro il generale iraniano non sia partita direttamente  dalla Casa Bianca, ma dai poteri grigi che la circondano ben sapendo di mettere in enorme difficoltà Trump proprio nel momento in cui comincia la campagna elettorale: il presidente non può che fare buon viso a cattivo gioco subendone tutte le conseguenze, ma senza poter disconoscere la paternità delle azioni e nemmeno le perdite che ne conseguono. Il che dal punto di vista della guerra di informazione che con l’Iran è in pieno corso, è un bel problema.

In generale però si ha la sensazione che le elites di comando stiano ormai perdendo la testa, che non possiedano più lucidità e capacità di controllo, soprattutto perché le loro azioni sconsiderate alla fine non fanno che rafforzare gli avversari, ben decisi a non farsi più mettere in piedi in testa e di fatto riescono solo a portare immense sofferenze alle popolazioni civile prese in ostaggio dalle esportazioni di democrazia, come le chiamano. Paradossalmente Mike D’Andrea era proprio una delle eminenze grigie del partito della guerra, l’uomo che ha messo Trump di fronte al fatto compiuto dell’assassinio Soleimani oltre ad aver remato contro l’abbandono della Siria da parte delle truppe americane: se è davvero morto si potrebbero anche fare le più azzardate ipotesi e immaginare un colpo di scena finale dal quale si dedurrebbe che gli Usa sono oltretutto in guerra con se stessi, cosa che nei bassi imperi accade fin troppo di sovente. L’importante è tenersi distanti dagli ubriachi di potere che temono di perderlo. Certo dal punto della guerra dell’informazione questo è un grave smacco