Come e quando si passerà a completare il ristabilito status quo con un adeguato ricorso a un sistema elettorale maggioritario che congeli la struttura di poteri e la blindi per non so quanti altri anni, è difficile da dire: teoricamente bisognerebbe mettere in crisi l’accordo tra il gruppo dei Cinque stelle e il Pd per la messa a punto del proporzionale e dunque bisognerebbe arrivare alla crisi del governo Conte, ma probabilmente non ci sarò bisogno nemmeno di questo piccolo choc visto che i parlamentari dei Cinque Stelle non rappresentano più nessuno e anzi l’unica cosa a cui ambiscono è entrare in qualche modo sotto la protezione nel Pd, ma in ogni caso saranno i poteri economici e finanziari a guidare le prossime mosse. I proclami pentastellati di voler ricominciare e riprendere terreno, le illusioni su un ritorno di Di Maio, quasi fosse Cavour sono ormai proclami dal bunker e non hanno alcuna consistenza concreta e palusibile: la caduta è stata troppo rovinosa e non si può passare dallo stato di gel e quello di sol, non si può tornare dalla frittata all’uovo fresco.. Semmai qualcosa si potrebbe organizzare al di fuori del grillismo e dei meccanismi di Rousseau, con una parte della base rimasta delusa e spaesata ma è del tutto improbabile che ciò accada perché una caratteristica peculiare delle occasioni perdute è quella di non ripresentarsi. Ma poi chi ha la reale possibilità di farlo?
Una metà abbondante dell’elettorato italiano e forse i due terzi conteggiando anche i voti per disperazione come quelli dati in Emilia a Bonaccini dai Cinque stelle ormai orfani di una qualche posizione politica originaria e agitati solamente dalla campagna contro il “mostro” Salvini – che peraltro non coglie occasione per fare errori clamorosi sbagliando completamente obiettivo – non ha dunque una casa politica o ha perso quella che credeva di avere, è una enorme massa di manovra senza più riferimenti e sempre più risentimenti. La stessa cosa è accaduta tre anni in Francia quando è stato eletto il bancario Macron contro la “mostra” Le Pen e si è visto poi come è andata a finire, con un Paese in rivolta e vertici ostinatamente decisi a portare avanti il loro programma di disuguaglianza. In realtà la “reductio ad hitlerum” di Salvini è qualcosa di interamente gestito dal potere reale di cui peraltro lui come i suoi avversari non sono che interpreti, così come un anno fa tutto il meccanismo mediatico aveva quasi cancellato i cinque stelle che avevano la maggioranza azionaria del governo, parlando solo del leader della Lega, ben sapendo a cosa questo avrebbe portato . La situazione potrebbe far sperare nella possibilità di creare un’opposizione credibile, ma si tratta solo di astrazioni che non hanno senso nella situazione attuale: come è accaduto altrove, è solo nella resistenza attiva contro i massacri sociali che si forma la politica, non viceversa. E di certo non partecipando alle messe in scena.