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Ritorno al passato

maxresdefaultSe la campagna elettorale aveva assunto  i toni aulici del dramma in un bicchier d’acqua, la messa in scena post elettorale è degna della peggiore commedia dell’arte dove equivoco e ingiustizia concorrono in egual misura ad alimentare la rappresentazione.  Intanto l’essere riusciti ad evitare per un pelo la conquista della cittadella fortificata del Pd viene presentata non come un segno di estrema debolezza di un sistema, di declino e di perdita di senso quale in effetti è, ma come una grande vittoria: pare il giubilo assurdo degli abitanti di Costantinopoli assediata dai turchi, quando quattro navi genovesi riuscirono ad eludere il blocco navale del Sultano con rinforzi e viveri. Sarebbe davvero penoso, se questo ribaltamento della realtà non nascondesse qualcosa di vero: si, una vittoria c’è stata, ma non contro Salvini, bensì insieme a Salvini, cosa che naturalmente tutti gli ingenui  pasionari da social messi in campo in queste settimane nemmeno riescono ad immaginare trascinati dal loro tifo. Il dato saliente di queste elezioni è infatti la scomparsa del movimento Cinque Stelle che riporta in auge il bipolarismo, quello tipico delle democrazie preagoniche o di quelle nominali o ancora di quelle in via di irrealizzazione, lo stesso sistema che di fatto ha accompagnato come un leit motiv insistente e inquieto  il disastro del Paese negli ultimi 25 anni. Adesso, tolta di mezzo l’unica opposizione che è stata suicidata dai suoi stessi creatori approfittando degli effetti stupefacenti del potere sui parlamentari, la destra liberista e sinistra liberista possono tirare un sospiro di sollievo, riprendere la loro reale natura di correnti all’interno di un unico partitone devoto ai poteri globalisti in tutte le loro articolazioni e pronto ad ubbidire ad ogni loro comando.

Come e quando si passerà a completare il ristabilito status quo con un adeguato ricorso a un sistema elettorale maggioritario che congeli la struttura di poteri e la blindi per non so quanti altri anni, è difficile da dire: teoricamente bisognerebbe mettere in crisi l’accordo tra il gruppo dei Cinque stelle e il Pd per la messa a punto del proporzionale e dunque bisognerebbe arrivare alla crisi del governo Conte, ma probabilmente non ci sarò bisogno nemmeno di questo piccolo choc visto che i parlamentari dei Cinque Stelle non rappresentano più nessuno e anzi l’unica cosa a cui ambiscono è entrare in qualche modo sotto la protezione nel Pd, ma in ogni caso saranno i poteri economici e finanziari a guidare le prossime mosse.  I proclami pentastellati di voler ricominciare e riprendere terreno, le illusioni su un ritorno di Di Maio, quasi fosse Cavour  sono ormai proclami dal bunker e non hanno alcuna consistenza concreta e palusibile: la caduta è stata troppo rovinosa e non si può passare dallo stato di gel e quello di sol, non si può tornare dalla frittata all’uovo fresco.. Semmai qualcosa si potrebbe organizzare al di fuori del grillismo e dei meccanismi di Rousseau, con una parte della base rimasta delusa e spaesata ma è del tutto improbabile che ciò accada perché una caratteristica peculiare  delle occasioni perdute è quella di non ripresentarsi. Ma poi chi ha la reale possibilità di farlo?

Una metà abbondante dell’elettorato italiano e forse i due terzi conteggiando anche i voti per disperazione come quelli dati in Emilia a Bonaccini dai Cinque stelle ormai orfani di una qualche posizione politica originaria e agitati solamente dalla campagna contro il “mostro”  Salvini – che peraltro non coglie occasione per fare errori clamorosi sbagliando completamente obiettivo – non ha dunque una casa politica o ha perso quella che credeva di avere, è una enorme massa di manovra senza più riferimenti e sempre più risentimenti. La stessa cosa è accaduta tre anni in Francia quando è stato eletto il bancario Macron  contro la “mostra” Le Pen e si è visto poi come è andata a finire, con un Paese in rivolta e vertici ostinatamente decisi a portare avanti il loro programma di disuguaglianza. In realtà la “reductio ad hitlerum” di Salvini è qualcosa di interamente gestito dal potere reale di cui peraltro lui come i suoi avversari non sono che interpreti, così come un anno fa tutto il meccanismo mediatico aveva quasi cancellato i cinque stelle che avevano la maggioranza azionaria del governo, parlando solo del leader della Lega, ben sapendo a cosa questo avrebbe portato . La situazione potrebbe far sperare nella possibilità di creare un’opposizione credibile, ma si tratta solo di astrazioni che non hanno senso nella situazione attuale: come è accaduto altrove, è solo nella  resistenza attiva contro i massacri sociali che si forma la politica, non viceversa. E di certo non partecipando alle messe in scena.

 

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