Come era già stato anticipato nei giorni scorsi dai mormorii di corridoio Di Maio si è dimesso da capo politico del M5S dopo una breve ma intensa odissea di sconfitte e di agguati che si potrebbe sintetizzare con un quanto mai opportuno dalle stelle alle stalle, tanto più che si tratta di dimissioni anomale che giungono proprio alla vigilia del voto nella seconda regione italiana per pil, ovvero l’Emilia Romagna, dove il movimento Cinque stelle si presenta diviso rispetto al Pd: insomma una badogliata finale voluta non dal povero maresciallo che non aveva capito che la sua fossa era già pronta., ma da sua maestà Grillo, che prefigura fin troppo bene il futuro politico di chi ha fatto questo grosso favore all’ “Azienda” piddina, dedicatasi per un errore ortografico all’ittica di frodo invece che all’ippica. E’ evidente che dare per squagliato il movimento convincerà gli elettori emiliano romagnoli residuali del movimento a non votare per il loro candidato, ma per quello del Pd. Tuttavia l’ abbandono di una carica ottenuta in concessione dal principe, ovvero Grillo – Casaleggio, va molto oltre il singolo destino del personaggio, i suoi meriti e i suoi demeriti, è la sconfitta di una generazione che ha dovuto fare i conti con la propria impreparazione, con i sogni ad occhi aperti, con l’illusione di poter fare a meno di un sistema di pensiero coerente e con la convinzione che anzi quest’ultimo fosse un reperto del passato, co l’idea di riuscire a surrogare ogni cosa con i poteri magici della rete e il sortilegio del leaderismo, che ha dovuto misurare la distanza tra le buone intenzioni e l’inadeguatezza dei propri mezzi, tra le parole e i bisogni.
Quindi quando parlo di Di Maio, parlo in realtà di una moltitudine, di una generazione con tratti “senza qualità” nel senso di Musil, che a scanso di equivoci è un complimento anche se i destinatari saranno piuttosto disorientati di fronte a questo nome così estraneo alle sollecitazioni cui sono sottoposti e da cui sono manipolati. Ma dunque chi è di Maio? E’ uno dei tanti giovanotti della Magna Grecia che voleva entrare nel futuro iscrivendosi ad ingegneria informatica, ma che poi viste le difficoltà della materia, ha ripiegato sull’eterna giurisprudenza, peraltro nemmeno portata a termine e tentando persino una carriera da giornalista sportivo, da steward allo stadio, da regista, da cameriere, da agente di commercio, insomma sempre dentro il turbine delle molteplici esperienze che sono le benvenute purché non si creda di poter fare qualsiasi cosa dopo uno stage di mezzo pomeriggio. Probabilmente alla fine di questo tour sarebbe finito nell’azienda edile di famiglia se nel 2007 non avesse incrociato la strada di Grillo. In poco tempo apre un meetup, si candida come consigliere comunale di Pomigliano d’Arco, prendendola nei denti con 59 preferenze, insomma familiari e amici. Tuttavia poco dopo si rifà e con un numero di preferenze minimo non lontano dalla cerchia personale, 189, la spunta nelle elezioni parlamentarie del Movimento, diventa candidato, viene eletto deputato e diventa il più giovane vicepresidente della Camera del’intera storia unitaria. E questo mette in luce senza sconti la totale inadeguatezza della selezione all’interno del movimento. Ancora poco tempo e viene nominato membro del cosiddetto “direttorio” del movimento, costituito nel novembre 2014 da cinque parlamentari scelti da Beppe Grillo non si capisce bene a quale titolo, su quali basi, con quale legittimità che non sia quella del padrone. Un interrogativo che dal successo in poi si allarga a ogni decisione “democratica” visto che le piattaforme di voto e di decisione del M5S sono state sempre monopolizzate privatisticamente dalla Casaleggio e dunque manipolabili a piacere per avallare le scelte di vertice.
Bene, il resto del cursur honorum et disonorum lo conosciamo bene: l’arrivo al governo sul cavallo bianco della forza politica di maggioranza relativa, il cedimento a Mattarella sul ministro delle Finanze, l’improvvida scelta di Conte come premier che già era come vendere la primogenitura , la dissoluzione di ogni discorso critico sull’Europa, il voto salvifico per la von Der Leyen, insomma tutto la picchiata verso l’abisso in compagnia forzata dell’ambiguo Salvini cui non ha saputo tener testa, continuamente azzannato dai cani da pastore del potere, bacchettato da Grillo non appena resisteva alle derive che egli gli imponeva. E’ impossibile dire quanto ci abbia messo di suo, quanto abbia ceduto agli ordini venuti da colà dove si puote, in che misura la sua stessa scelta come capo che non comanda nulla, sia stata studiata in funzione della sua malleabilità politica e umana. Di certo Di Maio non è un cuor di Leone, e me che meno una testa sopraffina, ma la responsabilità finale va addebitata alla confusione di intenti che è stata all’inizio la fortuna del movimento, ma che poi, una volta abbordato il Parlamento, invece di essere chiarita, è stata assiduamente alimentata dal potere verticistico interno ed esterno perché i cinque Stelle ad onta della loro elefantiasi elettorale rimanessero deboli, giganti con gli arti di argilla che adesso appunto si stanno disfacendo. Ne parleranno i quattro amici al bar tra molti anni, quando i sogni saranno ricordi irrealizzati
Io personalmente, penso che il simplicissimuss ( ma anche la Lombroso ogni tanto…), stia sottovalutando il divisivo conflitto intergenerazionale fra giovani ed anziani…molti di questi ultimi hanno avuto più di quello che hanno prodotto secondo statistiche economiche…sto parlando degli anziani lavoratori dipendenti, i quali al depauperamento dei diritti del lavoro nei confronti dei giovani iniziato negli anni ’90, non hanno aperto bocca , o hanno appoggiato apertamente detti danni ai diritti dei lavoratori più giovani; interessati i più anziani a difendere solo ogni millimetro di diritto anche abbondante del lavoro proprio personale .
Purtroppo a mio avviso il conflitto inter generazionale fra lavoratori esiste e lo hanno causato i lavoratori delle vecchie generazioni, a danno delle generazioni giovani, SU QUESTO, NON CI SI PUÒ NASCONDERE DIETRO AD UN DITO !
Le giovani generazioni dei lavoratori delle classi subalterne sono state sacrificate sulla altare del caparbio , pigro ( già le vecchie generazioni hanno iniziato a fare sempre meno scioperi…altro che Francia…) ed avido-egoistico mantenimento di ogni millimentro di diritti ( a volte privilegi nei casi di figure lavorative alto locate o di quadri, o comunque facenti parte della classe-oligarchia dominante a qualche livello…) delle vecchie generazioni di lavoratori.
Le vecchie generazioni di lavoratori sono quelle che NON hanno contrastato il berlusconismo e hanno avvallato l’entrata dell’itaGlia nella zona euro… si dovrebbe dire di più ??
Le nuove generazioni, sono figlie delle vecchie generazioni, e si ritrovano i prodotti , non sempre ottimali per usare un eufemismo, delle vecchie generazioni appunto.
Ragionando di attualità in itaGlia,i giovani delle classi subalterne si ritrovano a fare i conti con uno stato-nazione, patria, perdenti ( delle guerre, belliche ed economiche…) e quelli sono i cromosomi che hanno ereditato… hai voglia a sopperire con la preparazione; per fare una metafora-similitudine, un po’ pesante, sarebbe come tentare di profumare una latrina in modo definitivo con un deodorante.
La coscienza di classe è necessaria, purché NON vissuta a livello di ciance teoretiche, perché allora sarebbe come vivere nel paese dei balocchi ( dei ciarlatani inetti e bugiardi…).
di maio si era vantato di avere abolito la povertà in italia col reddito di cittadinanza, dove sono le folle di ex poveri che scendono in piazza a sostegno di giggino da pomigliano ? I
l reddito di cittadinanza ha riguardato una platea ristretta e con mille limitazioni, di maionon sembrava relazionarsi empaticamente ai destinatari del suo provvedimento, cui in modo vessatorio prospettava la la cessazione del beneficio se avessero speso ad es per elettronica di consumo, in una epoca dove un giovane spesso deve essere reperibile 24 h da chi lo assume, ed ormai tutto avviene attraverso computer anche per chi è anziano (addirittura la galera per chi avesse percepito senza tutti i requisiti)
Di maio sembrava rivolgersi solidale ai ceti possidenti, in buona parte responsabili di 100-130 miliardi di euro di evasione fiscale annua, voglioso di rassicurarli che l’elemosina sarebbe stata minima e sorvegliata, giacchè i poveri sono per ciò stesso colpevoli e da tenere sempre sotto esame.
La mancanza in di maio di una visione di classe spiega i termini esigui del reddito di cittadinanza, e l’ideologia reazionaria con cui egli lo ha accompagnato, sicché per di maio “azzaeratore della povertà” ora non ci sono folle rese coscienti dal processo politico, tipo quelle che abbiamo visto in brasile, a sostegno lula vittima della macchinazione
di maio uomo senza una visione d’insieme, uomo senza qualità alla musil e così la sua generazione, sono escamotages retorici utili ad oscurare il vero nodo, ossia la mancanza di una visione di classe. Senza di questa nessun processo politico può reggere nell’opporsi all’andamento attuale delle cose,
Di maio ed i giovani attuali “senza qualità” hanno convinto più del 30% degli elettori, certo non tutti di nuova generazione, e convinsero lo stesso simplicissimus.
Rdurre tutto a problema generazionale, e non all’assenza di una visione di classe (il simplicissimus la aborre), consente al simplicissimus di autoassolversi, essendo stato egli coetaneo di di maio diversi decenni fa, Il blogger è ormai uno specialista dello scendere dal carro ancora in corsa sul quale era salito
molto sgradevole poi la sua tendenza a definire gli italiani incistati nel privato, stupidi ed ignoranti, ora i giovani sarebbero “senza qualità”, denigrazioni fatte per non ammettere che la mancanza di una visione di classe è il vero male e che egli simplicissimus non ha fatto che alimentarlo (nel suo piccolo). Ci chiede di imitare la cina, inevitabilmente di vivere come i cinesi, ma porre il problema della visione di classe no,
SI può leggere:
https://comedonchisciotte.org/forum-cdc/#/discussion/103028/sempre-a-proposito-di-citofoni
Atlantia scatta in Borsa a Milano in scia alle voci di dimissioni da capo politico del Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio.
Gli investitori credono più lontana la revoca della concessione di Autostrade per l’Italia con l’indebolimento di uno dei più strenui sostenitori della sanzione dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova.
Il titolo della holding della famiglia Benetton avanza del 2,3% a 20,91 euro per poi attestarsi sull′1,8%.
https://www.huffingtonpost.it/entry/di-maio-si-dimette-da-capo-politico-m5s-e-atlantia-scatta-in-borsa_it_5e283392c5b6d6767fcc314b
Gli ardimentosi, integerrimi, legalisti ed onesti 5Stelle alla fine faranno un buco nell’acqua ?