Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ormai il fenomeno che sortisce l’effetto di sorprenderci di più è proprio la sorpresa di chi continua ad aspettarsi qualcosa di altamente improbabile, quelli che ci restano male quando il Papa fa il Papa e non esprime indulgenza e comprensione per aborto e relazioni omosessuali, o quelli che si stupiscono quando il servizio pubblico si comporta non certo inaspettatamente come la famigerata Agenzia Stefani o il cinegiornale Luce ubbidendo al cane da guardia di interessi superiori.
E figuriamoci se non è sconcertante lo sbalordimento di chi si accorge, manco fosse un fulmine a ciel sereno, che il gran buzzurro continua ad avere un seguito, ad esercitare influenza e a riscuotere consenso, elettorale, di pubblico e di critica, come se a contribuire al consolidamento della sua immagine di fosca potenza non contribuissero ogni giorno, ancor più dei suoi fan, i suoi detrattori che elargiscono materia di dibattito miserabile nell’abbeveratoio per grulli dei social, delle stampa e delle tv, facendo da ripetitori zelanti di esuberanti dichiarazioni e esorbitanti menu.
La verità è che in molti gli sono grati. Parlo di avversari politici e ex partner che grazie a lui hanno potuto riappropriarsi di una patente di autorevolezza e civismo a fronte della sua becera inclinazione alla trucida sovversione parolaia, parolaia si intende, perché alle sue dichiarazioni incendiarie ha sempre fatto seguito una coscienziosa sottomissione ai comandi imperiali e padronali, come si è visto in materia di diktat europei, di impunità di imprese criminali, di grandi buchi, di osservanza della teocrazia bancaria anche se in passato una certa predilezione era stata dimostrata per altri investimenti neri magari in diamanti.
E infatti sono premiati da stampa e opinione pubblica cui è bastato il cambio di etichetta posta su misure e provvedimenti per autorizzare quello che fino a poco prima si diceva fosse frutto di ferocia belluina, xenofobia, razzismo: dai patti con despoti sanguinari, all’abbandono di povera gente su vascelli fantasmi, dall’incarceramento di pacifici dissidenti, alla disponibilità in funzione di inservienti sciocchi in operazioni di guerra.
Grazie a lui è diventato facile e comodo essere antifascisti in prima fila e con un semplice click, senza l’obbligo morale di criticare lo status quo ridiventato felicemente democratico grazie alla presenza nel governo di un partito che ha cancellato il lavoro, promosso la svendita di beni comuni, legalizzato procedure che hanno favorito la corruzione e l’illegalità, adottato provvedimenti esplicitamente “razzisti” nei confronti dell’etnia dei poveracci, dei marginali, dei barboni, oltre che dei “critici”, perché basta la riprovazione per le sue cattive maniere ma non certo per i suoi propositi secessionisti interpretati con uguale entusiasmo dal candidato presidente dell’Emilia, in favore del quale ci si ritrova per rivendicare l’appartenenza ai buoni che vogliono l’autonomia senza urlare Forza Vesuvio, oppure denunciando la violenza dei guardiani del sistema ma non il sistema che li paga e manovra. O meglio ancora cantando una canzone talmente abusata da diventare la colonna sonora del più recente prodotto della propaganda fide inteso a beatificare cinematograficamente quello vigente, per assolverlo dalla complicità con un regime vergognoso prestata a “fin di bene”, mentre cala il silenzio di piazza sull’altro regime inattaccabile e intoccabile, quel califfato occidentale che con tutta probabilità sgancia bombe garbate e necessarie alla stabilità.
Così ormai si può essere antifascisti anche a proposito delle canzonette della kermesse più provinciale e sorpassata di sempre, proprio come quando pensavano di censurare “papaveri e papere” nel timore disturbasse la “gente in alto” soprattutto se di bassa statura , come quando “Tua” o “avvinta come l’edera” pareva un attentato al pubblico pudore, proprio come quando è parso un atto di riscatto anti razzista premiare un cantante per il merito indiscusso di chiamarsi Mahmood o dare il più alto riconoscimento ai ritornelli di denuncia dei misfatti manicomiali.
Gli si può dunque essere grati di scoprirsi democratici, acculturati e compresi della priorità da accordare alle battaglie delle donne, contro sessismo, machismo, violenza di genere, usufruendo di un monologo di Rula Jebreal da dieci anni residente negli Usa da dove segue con costernata partecipazione il manifestarsi di pulsioni intolleranti, violente e razziste … in Italia.
Finirò per essergli un po’ grata anche io perché grazie alle sue pressioni sulla Rai non mi saranno inflitte le previste interviste a due delle più entusiaste officianti del totalitarismo economico e finanziario, Michelle Obama e Ophra Winfrey, due icone in quota rosa di quei target che Malcom X avrebbe definito “negri da cortile” e che noi potremmo chiamare “femministe da cortile”, per catalogare opportunamente esponenti di minoranze oppresse quando scelgono una integrazione entusiasta e una fedeltà cieca al sistema coloniale e discriminatore per garantirsi ammissione e opportunità di successo e quando auspicano la meccanica sostituzione di maschi protervi, ambiziosi e arrivisti con femmine che possiedano le stesse qualità o possibilmente in misura superiore per garantirsi carriere inarrestabili.
Ma è meglio che non lo dica.
Sse prima non esibisco le referenze di bistrattata, di discriminata, di penalizzata di genere, perché la rivendicazioni dei diritti pare sia delegata a vittime più o meno prestigiose e non a una battaglia di tutte e tutti per tutte e tutti, perché a forza di denunciare la sopraffazione cruenta si oscura quella solo apparentemente meno sanguinosa e che agisce condannando le donne a un destino sociale senza scelta, a soffocare talento e vocazioni, a recedere da ambizioni e aspettative professionali, in cambio dell’unico riconoscimento di ruoli affettivi e familiari ormai retrocessi a obblighi.
E se prima non sciorino le credenziali di antifascismo, quello di tanti che ostinatamente non si limitano a essere contro Salvini o contro Trump, ma pure contro la Clinton o la Meloni, che gli interpreti della correttezza politica e della tolleranza indifferenziata custodiscono e proteggono per via dell’appartenenza sessuale anche se è dubbia quella al genere “umano”. E cui non basta Bella Ciao ma pretende anche l’Internazionale e pure Bandiera Rossa.
“Ominicidio” ?
https://it.sputniknews.com/italia/202001108504947-giallo-dellitaliano-ucciso-in-romania-arrestata-la-moglie-avrebbe-offerto-500-euro-ai-sicari/
Si può leggere:
https://www.dinamopress.it/news/campagna-solidarieta-turi-vaccaro-attivista-no-muos/
Chissà com’è che Non hanno accordato una dilazione della pena in 70 anni, come fatto per la Lega pure al sig. Turi Vaccaro ?
Ci sono (stati) antifascisti che si beccavano anni di confino, beveroni giù-a-imbuto di olio di ricino e caterve di manganellate spaccacranio dai federali, antifascisti, 20-30 anni dopo, che se le beccavano dai celerini di tambroni e Kossiga, antifascisti che raccoglievano i denti in un lago di sangue a Genova Bolzaneto costretti ad ascoltare il jingle di ‘Faccetta Nera’ dai telefonini dei celerini figli e nipoti dei federali di cui sopra un quarto di secolo dopo (Fini, Scajola e Castelli, autori del capolavoro). E ci sono antifascisti da quarta di copertina che pensano sia à la page dell’antifascismo patiné regalare una comparsata a Rula Jebreal a Sanremo, piuttosto che dislocare pietre d’inciampo su cui non inciamperà mai nessuno (basterebbe una targhetta commemorativa), piuttosto che amministrazioni comunali che se ne impippano dei problemi dei comuni (in particolare delle borgate che non presenziano in massa ai convegni psicanastitici di Massimo Recanati) ma che fanno a gara nell’offrire cittadinanze onorarie alla Segre a gogò, come nuovo sport nazionale, all’insegna del “mio antifascismo è più lungo del tuo”, e, se non passi il test della Murgia, ‘you’re fired!’, sei un fascista (da quarta di copertina), e giù olio di ricino mediatico. E la Prof.ssa Dosio (vera antifascista) o Turi Vaccaro (pasionario No Muos, vero antifascista) pagano col carcere il loro antifascismo non patiné. Mentre madamine-gretine&sardine consumano té e pasticcini amabilmente distesi nel divano del salotto bene delle Gruber.
Grazie @Angelo Kinder, di questo inventario aggiuntivo
I politicanti itaGliani vogliono fare gli ammeregani alla Luttwak:
Si può leggere ( salute ai “pdioti”…):
https://it.sputniknews.com/politica/202001078496479-marcucci-pd-risponde-a-speranza-jobs-act-non-si-tocca/