Anna Lombroso per il Simplicissimus
Proprio mentre Mattarella, inducendo una incontrastabile sonnolenza che stava per farci perdere il tradizionale brindisi, ci raccomandava di guardare a noi stessi come guarda a noi la comunità internazionale – quella che ci immagina e ci dipinge retrogradi, accidiosi, corrotti e mafiosi – pensando paradossalmente di risvegliare l’orgoglio identitario, succedeva che con il 2019 ne evaporasse un altro, quello che è stato chiamato il “paradosso della debolezza”.
Che è quella licenza ancora elargita che ci permette di criticare quello che ci viene imposto, di denunciarlo in rete, di bofonchiare al bar davanti al cappuccino con cornetto, di cantare l’inno in testa alla hit parade: siamo Sardine e siamo tante. Siamo formiche col passo d’elefante. Siamo l’Italia che si sta svegliando. Guarda le piazze: stiamo arrivando, di accettare i comandi, ma con la licenza di deprecarli, di essere servi, ma lamentandoci, di ubbidire, ma brontolando, a condizione che non facciamo nulla di concreto per cambiare, per rovesciare il tavolo, che tanto ci è già stato sottratto da tempo il diritto libero di votare, per via di leggi contraffatte, liste bloccate, differenti e disuguali condizioni di partenza dei candidati, impari mezzi profusi, permettendo la finzione di consultazioni virtuali su piattaforme di soggetti privati, che vale per le autorizzazioni a procedere o per i talent e le isole dei famosi.
Pare proprio che anche quell’ultima concessione sia stata tolta, se guardiamo all’ultimo evento significativo dell’anno, l’arresto di una insegnante di 74 anni condannata a un anno di carcere dal tribunale di Torino con l’accusa di aver “violato” le sbarre di un casello autostradale durante una manifestazione di protesta contro la Tav. la sua colpa è dunque quella di protestare contro un’opera intorno alla quale girano interessi opachi e circolano personaggi oscuri, come succede ormai sempre e con “naturalezza” intorno alle “grandi opere”, create per movimentare profitti e aumentarli grazie all’aggiramento delle norme, alla sospensione dei controlli in nome di emergenze fittizie e nel rispetto della religione del decisionismo fattuale del liberismo.
Come è noto a tutti, ma non alla grande stampa e probabilmente neanche alla magistratura che apre e chiude i tornelli girevoli dei tribunali, con la legittimità negata alla Dosio in galera, delle cordate che scavano il Grande Buco dell’Alta Velocità fanno parte frequentatori abituali della aule giudiziarie, in qualità di vertici di grandi aziende, le stesse del Mose, le stesse delle autostrade su cui nessuno passa come la BreBeMi, delle Varianti, delle Metro C, degli stadi, i soliti noti che godono di prescrizioni che nessuno vuole ragionevolmente cancellare e di altri accorgimenti che, da Tangentopoli in poi, registrano un effetto redentivo sui criminali senza far patire loro un giorno di galera.
E come tutti sanno tra i promotori e i fan delle Grandi Opere ci sono amministratori e politici che godono di immunità e impunità né più né meno degli assassini passati, presenti e potenziali dell’Ilva, tutt’al più “umiliati” da pene alternative: cantare le canzoni di Becaud in un ospizio, stare confinati malinconicamente in ville acquisite con proventi della corruzione, sopravvivere in dorati esili dai quali inviare agli editori memoriali con le istruzioni per risvegliare la fiducia dei cittadini nella cultura di impresa.
Anche questi ultimi come gli altri cambiano partito, ne fondano uno, promettono di fare come Cincinnato ma rispuntano come funghi velenosi e si affacciano nei talkshow proprio alla stregua dei dirigenti delle imprese e della banche che assumono nomi nuovo, danno una rinfrescata ai consigli di amministrazione e indossano i giubbotti di salvataggio pubblici.
E infatti sappiamo che la signora Dosio che non è Bossi graziato, non è Dell’Utri martire in vita, va in galera, mentre non ci è dato sapere quanti anni hanno passato o passeranno al gabbio i colpevoli di furto ai danni del patrimonio comune, del paesaggio, del territorio, del bilancio statale, ma siamo invece stati informati dell’applauso riservato dagli amici e soci agli indenni di galera della Thyssen Krupp.
Il fatto che i militanti della Valsusa e del Terzo Valico, più che per aver opposto striscioni ai manganelli e putipù e sberleffi agli idranti, siano perseguiti per la pubblicità che danno alla lotta contro i consorzi malavitosi e alle cupole del malaffare anche dopo la detronizzazione di Salvini, ha fatto calare un silenzio pudico sulla repressione.
Si vede che gli agenti incaricati dell’arresto parlavano un bell’italiano senza inflessioni dialettali, che al posto delle catene recavano tralci di fiori alla moda tahitiana, che la pantera al posto delle sirene era preceduta da Jingle Bells, fatto sta che non abbiamo visto moti di popolo ittico e sdegnate denunce dei nostri superciliosi columnist.
E si vede che il decreto sicurezza bis, coronamento di un susseguirsi di disposizioni a carico di predecessori più garbati, dotati di abiti acconci e buone lettura, del quale in alcune piazze era stata richiesta l’altrettanto garbata revisione, suscita reazioni tra i benpensanti solo nella parte relative all’accanimento perverso contro gli stranieri, che altro non è che il sigillo su un processo di criminalizzazione e discriminazione partito da lontano e finora mai impugnato né in Parlamento né in via referendaria.
Mentre pare sia accettabile quando mette in pratica la stessa repressione, emarginazione forzata, condanna preventiva, Daspo – proprio come le aveva pensate Minniti – per i colpevoli di povertà fastidiosa alla vista, di molesta mendicità, di offesa al pubblico decoro, ma soprattutto per quelli rei di ribellione, critica, opposizione, malcontento, anche quando non si manifesti nelle geografie del riottoso populismo, quelle squallide periferie già brutte e quindi destinate a ricevere altre brutture, ma addirittura, e quindi ancora più incomprensibilmente e illecitamente, tra ceti un tempo privilegiati, sicuri e fisiologicamente “superiori”, che sarebbe meglio stessero a casa o a cantare Bella Ciao senza disturbare i manovratori.
È che il pensiero unico ha spalancato le porte a forme di giustizia già proverbialmente differenti permettendo che convivessero la narrazione di un’Italia pulita e fedele allo stato di diritto nelle dichiarazioni e nei pistolotti di fine anno, e la realtà di un Paese, del suo ceto politico ma anche di una società civile che si era “adeguata”, che sbertuccia e oltraggia ogni regola in nome della prassi economica, del mito dello sviluppo o della necessità.
Così, in nome di misure pensate per colpire gli ultimi in modo da rassicurare i primi e pure i penultimi, i grandi truffatori, i grandi corruttori, i grandi speculatori, le grandi multinazionali sfuggono alle maglia della giustizia a differenza del ladruncolo della proverbiali due mele, in virtù di regole e principi di legalità confezionati dalla lobby dei grandi studi legali internazionali, poi applicate discrezionalmente grazie al repertorio di scappatoie offerte generosamente dai “tempi dell’amministrazione della giustizia”, veloci coi deboli, lenti coi forti,
E ormai non c’è bilancia che possa sopportare il peso della giustizia ingiusta e ridotta a merce a pagamento.
Ecco a voi ( anche se in modo un po’ approssimato…)la matrice della legalità ( “”democratica”” ) in itaGlia:
https://comedonchisciotte.org/democrazia-pesata/
La signora Dosio, rifiutando gli arresti domiciliari, cioè una clemenza paternalistica dello stato in relazione alla sua età avanzata, mette lo stato di fronte alla propria responsabilità, quella di arrogarsi per principio il potere, quando lo voglia, di comminare il carcere a chiunque svolga un atto di resistenza civile non violenta
In questo modo la signora Dosio smaschera uno stato che viola la sovranità popolare, e che per altri versi non sottopone a sanzione, ed è colluso, con imprenditori che ammazzano cittadini italiani omettendo controlli sui ponti autostradali
Nicoletta Dosio, smascherando questo stato, agisce a tutela delle libertà di tutti noi e da una lezione di coraggio civile, la signora Dosio è una militante politica politica coerente, specificamente in vista del bene comune sfregiato dalla Tav, mentre è enorme la grettezza e la miopia politica del commento che vede nella decisione della Dosio di accettare il carcere una scelta volontaria e per questo priva dell’altissino valore civile morale e politico che invece ha
La signora Dosio ha rifiutato le misure alternative al carcere, cioè i lavori socialmente utili. La detenzione è certamente una misura sgradevole ma è da considerarsi volontaria.
ma infatti il problema non risiede nel fatto che per certi reati sia prevista la detenzione, il problema è che la libera espressione di critica e opposizione sia ritenuta un reato, anche quando di manifesta in nome della tutela di beni comuni … Si la Signora Dosio ha rifiutato le pene alternative a scopo simbolico nella speranza che persone come lei si interroghino sulla liceità di certe leggi
Maurizio ma cosa dici, ti nascondi parlando di polemiche nonsense, ma non provi vergogna per ciò che hai scritto Maurizio….
Maurizio ma cosa dici, ti nascondi dietro la storia delle polemiche nonsense, ma non provi vergogna per ciò che hai scritto… Maurizio…
Non credevo che un blog così interessante avesse (anche) lettori così grossolani e ignoranti. E maleducati. Chiudo.
Il reato commesso dalla signora Dosio non gode certamente della tutela dell’art. 21 della Costituzione.
Il rifiuto delle misure alternative apre la strada a due sole ipotesi: richiesta di domiciliari al tribunale di sorveglianza o domanda di grazia.
Mi chiedo quale alternativa proponga l’articolo.
Maurizio… con i tuoi criteri anche Martin Luther King, con la sua disobbedienza civile, dovrebbe finire agli arresti, carcerari o domimiciliari, più umiltà e meno salvinismo affaristico repressivo.. Maurizio…
Maurizio… per fortuna artono le camagne di oinione a favore della signora Dosio, er la libertà di tutti noi, stai facendo il donnabondio leguleio, Maurizio….
invece l’impunità per gli assassini delle 43 vittime del ponte Morandi e per quelli che hanno rubato 49 milioni l’hanno proprio voluta e decisa i politici e i giudici.
Ce ne fosse uno, in quel carcere, di quelli che hanno commesso reati ben più gravi.
Ottima osservazione.
Se alla Lega hanno consentito la restituzione dell’ingente “mal tolto” con una dilazione di 70 anni, perché alla Dosio non hanno consentito di scontare la pena con una dilazione di 70 anni pure lei ??
Se lei voleva andare in carcere come forma di protesta per una legalità “porcata”, al meno i giudice avrebbe potuto accordarle una dilazione di 70 anni come concesso alla Lega, per pari opportunità.
Se la polemica nonsense vi appassiona vi faccio tanti auguri. Solo tra parentesi, la Lega non ha rubato niente a nessuno, il suo tesoriere si: circa 400.000 euro
Si può leggere:
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/09/18/news/soldi-lega-il-vero-motivo-dell-accordo-sui-49-milioni-in-comode-rate-1.327094
Se non è furto, è truffa o frode ( che pagherà pantalone?) ?
Parlare sotanzialmente di giustizia-equità delle pene correlatate strattamente ai concetti di proporzionalità della pena e di ragionevolezza, NON è per nulla un non sense, nemmeno se, dato i contesto della farraginosa giurisdizione e diritto oggettivo itaGliani, detti temi vengono posti sotto forma di Paradosso , MA NON DI ASSURDO-Nonsense.
L’assurdo riguarda più kafkianamente e probabilmente il diritto oggettivo itagliano e la conseguente giurisdizione itagliana ( e magari Non solo quelle itaGliane…).
A volte basta guardare chi sono gli (s)governanti ed i legislatori ( derivazione di “leggi porcata”, dagli stessi IMPOSTE…) per comprendere che tipo di sistema giuridico e di giurisdizione ci toccherà subire.
Quello che Lei per probabili ignoranza o mala fede definisce Nosense,è in realtà il tentativo di analisi ( fosse pure molto sommaria e abbozzata…) sulla ragionevolezza-equità della giurisdizione italiana.
Il tentativo di analisi, risulta essere paradossale perche, probabilmente, riflette specularmente la logica ( paradossale, di frequente “perversa”-iniqua…) sottesa a talune dinamiche della giurisdizione itagliana.
Nairu: ovvero il presupposto per la creazione di eserciti industriali di riserva, fosse anche tramite la promozione di un’immigrazione sregolata, a tal fine.
Si può vedere:
Tutti ‘sti luminari dell’economia e del diritto, si sono accorti della china verso i degrado turbo capitalista dell’itaGlia ( iniziata come minimo nei primi anni ’90), tipo 10 anni fa…
nella migliore delle ipotesi, diciamo che cotanta scienza si è “svegliata” con un minimo di SCOPPIO RITARDATO,quando si dice la fatalità !
“E ormai non c’è bilancia che possa sopportare il peso della giustizia ingiusta e ridotta a merce a pagamento.”
Musica, va’:
“Certo bisogna farne di strada
da una ginnastica d’obbedienza
fino ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della violenza
però bisogna farne altrettanta
per diventare così coglioni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni
da non riuscire più a capire
che non ci sono poteri buoni.”
F. De André
“create per movimentare profitti e aumentarli grazie all’aggiramento delle norme, alla sospensione dei controlli in nome di emergenze fittizie e nel rispetto della religione del decisionismo fattuale del liberismo.”
Poi, quando il trasporto pubblico locale, andrà ulteriormente in malora, ci verranno a dire che ” Non c’erano i soldi “, cioè la politica politicante Non ha i soldi per migliorare lo (tendenzialmente…) sgangherato trasporto pubblico itaGliano … a volte i sondi Non bastano PERCHE SI SPENDONO MALAMENTE, MAGARI DA LUNGO TEMPO ( ma quel problema è ben poco, e male, indagato, in itaGlia, da lungo tempo of course…qualcuno ha detto MOSE ?) !