caricature cavadentiFece un certo scalpore a suo tempo la notizia che Hollande il presidente francese, socialista per ridere, si prendesse gioco dei poveri chiamandoli sarcasticamente “sdentati”, cosa che poi è stata ripresa in grande stile da Macron. In modo consapevole o inconscio – questo non è dato di sapere – si voleva assimilare al concetto di povertà e di subalternità sociale anche quello di bruttezza e oggi, con il grande progresso che si compie ogni giorno, anche quello di cattiveria: lo dimostra La Stampa che esprime il naturalismo reazionario e stupefacente degli Agnelli la quale titola “Francia, così le proteste fanno emergere il lato bestiale delle persone” un titolo che solo dieci anni fa sarebbe stato improponibile non solo per la sua carica antisociale, ma per la sua assoluta, cristallina stupidità. In una sola parola triviale. Naturalmente siccome sono centinaia i feriti e gli accecati dalla polizia con le sue pallottole di gomma, per non parlare anche di qualche morto, magari si potrebbe osservare che proprio il potere ha la piena facoltà di essere bestiale. Certo non possiamo chiedere troppo alla mancanza di intelligenza sociale dei valletti dell’establishment, scelti proprio per l’incapacità di andare oltre la barriera del bon ton come certi germi non superano quella degli antibiotici o i pesci rossi  non vedono oltre la deformazione dell’acquario rotondo.

Ma ciò che a suo tempo mi colpì in quegli “sdentati” era la sua assoluta e desolante modernità, visto che la perdita dei denti  oggi è qualcosa che si lega alla cattiva alimentazione, alla scarsità di cure che sono sempre costose e privatistiche, all’impossibilità per molti di permettersi impianti per riparare alla perdita qualora essa sia causata da situazioni patologiche. Ma una volta, fino a meno di due secoli fa, non era così: quasi tutti perdevano i denti, ricchi compresi visto che una delle croci della svolta neotenica che ha dato origine all’homo sapiens è che non tutte le strutture fisiche si sono adattate alla maggiore durata della vita che questa condizione comporta e così la nostra dentatura  è costruita per rimanere in piena efficienza solo per 35 anni o giù di lì, ovvero per il tempo che avrebbe un mammifero normale della nostra mole e ritmo  metabolico . Infatti nel ‘700 i poveri che erano poi  i quattro quinti della popolazione non erano classificati sulla falsariga dell’ortodonzia che non avrebbe potuto creare una netta distinzione , ma erano per definizione sanculotti, ovvero senza mutande  che in un tempo in cui non esistevano i gabinetti non implicava proprio nulla della malizia che oggi noi potremmo attribuire alla cosa. E’ per questo che la presa di potere della borghesia diede vita a una cucina tutta creme, salse, pappette e verdure sminuzzate perché la nuova classe afferente potesse nutrirsi senza difficoltà dentro una delle invenzioni del tempo, ovvero il ristorante, una ripresa della taverna, ma in chiave lussuosa dove si poteva godere del riflesso delle cucine reali e nobiliari di un tempo, però in luoghi pubblici nei quali non contava più la differenza di casta, ma di censo. Poiché tutto accadde principalmente in Francia, dove i primi ristoranti cominciarono ad apparire ancor prima della rivoluzione, noi siamo soliti attribuire impropriamente queste caratteristiche alla cucina francese mentre dovremmo chiamarla piuttosto cucina alto borghese,  che infatti è la base di quella anche chiamata internazionale, ma che agli inizi aveva poco a che vedere con quella popolare.

Come si può vedere la definizione di “sdentati” che può sembrare solo casualmente offensiva è invece frutto di un’elaborazione storica e sociale che tiene conto dell’evoluzione delle cose e dimostra una certa repellente lucidità nel cogliere le caratteristiche “fisiche” del disagio sociale che ovviamente non si cerca più di alleviare, ma che invece diventa tema di sarcasmo da parte del potere che agisce come un cavadenti. E quando, come sta accadendo in Francia, si fa una gran fatica a reprimere la jacquerie ecco che quelle stesse caratteristiche divengono segno di bestialità. Detto da capre domestiche abituate a brucare nel giardino del padrone, non è male.