il-paradiso-degli-animaliL’Italia non è più un Paese nel senso normale della parola e non soltanto perché è stato privato degli strumenti fondamentali di governo che sono il bilancio, la moneta e la libera legislazione, ma soprattutto perché non è altro che un set dove si gira una serie televisiva delle più scadenti e nelle quali nulla torna, ma che può essere facilmente creduto grazie alla sospensione dell’incredulità necessaria a qualsiasi forma di intrattenimento, dove non esistono ragioni per gli eventi, ma basta che essi smuovano emozioni per auto giustificarsi. E’ la condizione finale a cui porta la politica spettacolo che da noi è in cartellone ormai da trent’anni: sebbene gli spettatori sappiano che si tratta di una finzione, tutti sono portati a dare credito alla messinscena, ancorché non abbia alcun significato e ad avere delle reazioni e delle emozioni sincere.

Non c’è arma razionale, non c’è logica o accumulo di dati o persino rabbia che possa infrangere questo stato di ipnosi: aveva proprio ragione Maurice Barrès quando diceva che i ragionamenti non convincono perché la logica del racconto ha un filo proprio anche se non produce significati né ideologie, ma soltanto stati d’animo e immaginazioni. Del resto anche il ragionamento stesso  quando fa la sua comparsa in questa serie cult proprio per non portare la dissonanza cognitiva alla schizofrenia costituisce uno splendido esempio di quella fallacia sillogistica che fu un monumento, a cominciare da Abelardo,  della Scolastica medioevale. Non si contano gli argumenta ad baculum, ovvero del bastone con i quali si avverte l’interlocutore che seguiranno spiacevoli conseguenze se non sarà d’accordo: qui la minaccia sostituisce la logica ed è un topos dell’europeismo padronale. E che dire degli argumenta ad verecundiam vale a dire un riferimento, spesso ingiustificato, a un’autorità tale che non può essere messa in discussione. Questo in varie modalità è un tipico esistenziale dell’ambiente accademico, ma nella vita quotidiana e mediatica  l’autorità viene spesso sostituita dal luogo comune, dalle verità che sono tali solo per essere continuamente dette e scritte oppure, in una sua variante, dal semplice nominalismo, privo di concetti definiti, ma solo di connotazioni, come ad esempio populismo e sovranismo  E’ l’argomento tipico di chi, in qualsiasi campo, non ha nulla dire. Poi ci sono gli argumenta ad misericordiam, ovvero quelli in cui un enunciato viene accettato in funzione non delle sue ragioni, ma della sua natura compassionevole, gli argumenta ad personam che non giudicano l’enunciato, ma solo chi lo propone, e infine gli argumenta ad judicium o ad populum  che traggono la loro forza dal fatto che sono creduti veri da un gran numero di persone o con più precisione, nei nostri tempi dominati dalla mediatica, dalle parti più influenti della società. Dentro la tecnocrazia sono anche veicolati da strumenti altamente manipolabili come la statistica a campione, vedi ad esempio i sondaggi che modulano le tesi dominanti.

La cosa interessante di tutto questo è che una qualunque narrazione che si è auto-affermata come credibile, non avrà problemi a perdurare anche se è  platealmente sconfessata dalla realtà perché il disturbo cognitivo tipico della società spettacolo prevede che la fabula, sia in qualche modo colta come tale, ovvero come finzione e simulazione, ma continua ad imporsi perché è quella più semplice, facile, elementare oppure più suggestiva della realtà. E’ la musica “della società moderna incatenata, che infine non esprime altro se non il suo desiderio di dormire” come disse Guy Debord. In termini filosofici potremmo parlare di processo di svuotamento dell’essenza nella forma oppure di semantica senza linguaggio, ma più terra terra potremmo dire che si tratta di mezzi senza alcun fine. Una cosa a cui ci ha abituato e addestrato la società del consumo nei quali l’oggetto prescinde spesso da uno scopo non futile, ma ha valore di per sé. Riflettendoci questa  disposizione è quella che rende più efficace il rapido turn over dei manufatti, laddove passione e interessi reali lo renderebbero spesso superfluo. E’ la medesima cosa vale per analogia anche per campi più astratti  nei quali il leader, il movimento il discorso pubblico o il partito non hanno alcuno scopo se non se stessi, sono veicoli senza meta o dove questa è visibilmente appiccicate con una blanda colla retorica. In questo senso il sardinismo , nato per salvare il Pd e con quello il meccanismo economico e di relazioni che gli stanno dietro, guidato da un personaggio che fa parte della lobby petrolifera, è certamente uno dei fenomeni che più scopertamente, nell’intero occidente,  denuncia questo stato delle cose: non propone letteralmente nulla se non l’immobilismo tipico dei ceti parassitari e ha soltanto un nemico, il sovranismo peraltro definito unicamente dai sillogismi fallaci di cui ho fatto qualche esempio prima. Tutta la sua verità consiste in quello che non può essere detto, esattamente come il set non può essere mostrato agli spettatori per non spegnere la sospensione dell’incredulità.