Lo ha detto Noam Chomsky che il golpe militare in Bolivia contro Evo Morales vincitore delle ultime elezioni, è stato organizzato dagli Stati Uniti con la complicità dell’Organizzazione degli stati americani. E lo dimostrano, se proprio ci fosse qualche cieco coatto, i contatti quotidiani dei golpisti con l’ambasciata americana di La Paz e i 16 audio i cui i gli stessi non solo rivelano la direzione a stelle e strisce del colpo di stato, ma menzionano anche il filo diretto fra loro e i senatori repubblicani Marco Rubio e Ted Cruz oltre che con il democratico Bob Menendez. In questo caso gli Usa non sono andati per il sottile, hanno fatto di tutto a suon di dollari per far vincere le opposizioni, anche appoggiandosi al razzismo contro i nativi ( “Togliete di mezzo il presidente indio”.ha esclamato uno dei leader del golpe, l’estremista fascista Camacho) e quando queste sono state sonoramente battute da Morales era già pronto il piano B per costringerlo alle dimissioni, come infatti è accaduto oppure assassinarlo: la posta in questo caso infatti era troppo grande, ovvero il litio, necessario per rivoluzione elettrica di cui la Bolivia detiene i più grandi giacimenti. Il Paese andino è l’unico che abbia nazionalizzato l’industria mineraria e dunque non solo contrasta il profitto privato e l’arbitrio delle multinazionali de mondo anglosassone, ma potrebbe essere utilizzato come arma strategica per alleggerire giogo di Washington.
Fino ad ora il litio (vedi nota) che si estrae dalla regione di Atacama, divisa fra Cile e Argentina (precedentemente i piccoli giacimento di litio in Nord America si sono esauriti o sono stati contaminati per l’uso di questo metallo nella costruzione delle armi nucleari), è stato sufficiente a garantire enormi profitti, grazie alla sottomissione politica dei Paesi dove si trovano i giacimenti e a tecniche di estrazione e lavorazione di basso livello, ma la prospettiva della rivoluzione elettrica dell’auto spinge a prendersi adesso ciò che fino qualche giorno fa apparteneva al popolo boliviano e ne poteva essere la ricchezza. Gli avvoltoi sono principalmente la Fmc, con sede a Philadelfia, l’Orocobre con base a Brisbane, l’Albemarle centrata nella Carolina del Nord e la Sqm cilena, la cui maggioranza azionaria è detenuta dalla Nutrien Ltd canadese che si mangiano molta della ricchezza mineraria del Sudamerica, si spartiranno i giacimenti boliviani e sono pronto a scommettere qualsiasi cifra che il primo provvedimento di golpisti sarà proprio quello di privatizzare i giacimenti. Per una straordinaria coincidenza la pressione contro la Bolivia e contro il suo presidente socialista è divenuta pesantissima da circa un anno, ovvero da quando il governo di La Paz ha vinto presso La Corte di giustizia internazionale dell’Aia il contenzioso con il Cile per l’utilizzo di un porto franco sul Pacifico e le trattative per questo sbocco sull’ oceano si erano avviate. Basta andare avanti dalle coste cilene per 7000 chilometri verso nord ovest e incontriamo la Cina che oggi produce il 90 per cento delle batterie al litio per qualsiasi utilizzo, dai cellulari alle auto, Tesla compresa che però utilizza le più scadenti, vista l’abbondanza di citrulli allo stato puro sulla crosta terrestre E’ fin troppo chiaro ciò che Washington temeva: ovvero che Morales cedesse al corteggiamento dei giganti cinesi del litio facendo venire meno un dominio fino ad oggi incontrastato sul mercato mondiale da parte delle multinazionali anglosassoni.
Naturalmente assisteremo al tentato spaccio di falsa democrazia per giustificare un golpe fascista le cui cui origini sono chiarissime. Ma nella confusione attuale ci dimentichiamo che il fascismo reale è quello che derivata dal sistema neo liberista il quale prevede come diceva Foucault “uno stato sotto il controllo del mercato, anziché un mercato sotto il controllo dello stato”. E non si potrebbe immaginare esempio migliore, più luminoso di ciò che accade in Bolivia per renderlo evidente. Del resto anche il golpe di Pinochet, ispirato e rivendicato dai Chicago boys oltre che organizzato dalla Cia e dall’esercito fu attuato per denazionalizzare gli stessi giacimenti, al tempo importanti per altri minerali. Insomma è sempre la stessa merda, ma questa volta i banchettatori agiscono per disperazione: perché non si tratta più come nel ’73 di sperimentare il sistema di dominio, ma di una lotta per sopravvivere ai danni compiuti.
Nota Beninteso il litio è un metallo molto diffuso nella crosta terrestre, ma essendo anche un elemento molto reattivo si lega strettamente ad altri composti che ne rendono difficile o comunque costosa la separazione: solo quello contenuto nelle “salamoie” dei laghi salati sudamericani e asiatici è relativamente facile da ottenere sotto forma di carbonato di litio. Se così non fosse, visto che questo metallo è presente in molte rocce vulcaniche e anche nelle acque che le attraversano, l’Italia sarebbe una specie di paradiso del litio. A questo proposito va detto che i cinesi hanno brevettato un sistema per riciclare il litio delle batterie a prezzi abbastanza contenuti e stanno cominciando ad usarlo, mentre in occidente l’unico brevetto in questo senso è del Cnr italiano ed è ancora in sperimentazione.
Il 28 aprile 2019 il CEO di Huawei Cile ha detto :”Vogliamo rendere Huawei Chile un punto di riferimento per il Sudamerica e per il resto del mondo“. Il 5G in America Latina, da Panama all’Argentina, potrebbe parlare cinese: un’area che vede la pressoché totale penetrazione tecnologica di Pechino, grazie anche all’ampio margine di manovra dei Governi locali, che decidono con quali partner commerciali fare affari. Da Panama fino all’Argentina, il 4G ed il futuro 5G parleranno cinese.
Uno dei più grandi progetti di Huawei nella regione è stato un cavo sottomarino di 6mila chilometri che dal 2018 collega il Sudamerica con l’Africa, attraverso Fortaleza in Brasile e Kribi in Camerun, un’impresa realizzata da Huawei Marine Networks. La società ha fornito la tecnologia per il progetto Fibra Óptica Austral, che unisce con la fibra ottica la regione cilena della Patagonia. Da questi successi l’azienda ha ottenuto i riconoscimenti per un’altra scommessa, cioè la connessione transoceanica tra il Sudamerica e l’Asia, un super cavo tra Cile e Cina.
https://www.ilcaffegeopolitico.org/107430/huawei-e-5g-in-america-latina-geopolitica-dellinformazione
La Bolivia è uno dei Paesi sudamericani maggiormente legato alla Cina attraverso una serie di accordi che prevedono l’esportazione di prodotti boliviani come caffè, carne, quinoa, mandorle e soia in cambio di assistenza tecnica, scientica e tecnologica oltre a donazioni non rimborsabili per centinaia di milioni di yuan e progetti infrastrutturali come le centrali idroelettriche.
Tutta l’America Latina è stata negli ultimi anni sommersa di denaro, circa 150 miliardi di dollari dal 2005 al 2018, e di progetti cinesi: dai porti in Perù ai cavi in fibra ottica della Huawei che collegheranno l’Asia al Cile alle reti ferroviarie avviate in ogni parte del continente.
Inoltre la maggior parte delle esportazioni di soia brasiliana e argentina e del petrolio venezuelano sono state dirottete verso Pechino.
Obiettivo della Cina è innanzitutto quello di estendere le Vie della Seta, ma non bisogna dimenticare il tentativo di mettere in difficoltà gli USA nel proprio “cortile di casa” per arrivare a trattare l’annessione di Taiwan nei prossimi anni.
Ad oggi dei 17 Stati che riconoscono Taiwan nove si trovano in Sud America e il Presidente Xi Jinping ha programmato il rientro dell’isola alla madrepatria entro il 2049, anno del centenario della fondazione della Repubblica Popolare.
La risposta USA è come al solito basata sui golpe militari con l’appoggio delle oligarchie locali, ma anche sulle manifestazioni di piazza in stile Rivoluzione Colorata che sembrano colpire anche regimi fedeli come quello cileno, colpevole però di avere avallato il progetto della Huawei di collegare Cina e Cile con i cavi in fibra ottica, vera ossessione di Washington per via del controllo delle informazioni.