images Anna Lombroso per il Simplicissimus

Marco Revelli qualche giorno fa sulla destra e il governo: “..credo che Zingaretti abbia ragione” dice, ” si ha di fronte una destra orribile, quella che abbiamo visto a Piazza San Giovanni, che grida viva gli italiani quando si tratta di andare contro i migranti e viva gli indiani quando sono pieni di soldi. Questa destra fa impressione nei suoi comportamenti e nei cattivi sentimenti che diffonde nel Paese. Il governo dovrebbe essere consapevole di questo e concentrarsi a fare poche e giuste cose: una buona manovra economica, una buona legge elettorale proporzionale, un clima civile nel Paese… “.

E ancora Ezio Mauro e Stefano Folli, giustamente citati da Travaglio,   intitolano i loro editoriali  “L’agonia di un’alleanza senz’anima” e “Un governo senza più anima”, intendendo forse che quello di prima ce l’aveva, ancorché nera, e dunque che alla componente superstite va attribuita ogni responsabilità.

Non so bene a quando far risalire la svolta manichea impressa al pensiero comune: da una parte i buoni e dall’altra i cattivi, da una parte la biologia individuale del bestione e dei suoi pari, dall’altra una cerchia sociale ragionante, matura e civile, da una parte i razzisti ignoranti e rancorosi, dall’altra gli accoglienti, generosi e compresi delle loro responsabilità personali e collettive.

E poco importa che andando a guardar bene sarebbe più opportuno dividerli tra buonisti, in azione anche a Capalbio, nei palazzi municipali dei sindaci Pd intenzionati a realizzare al meglio gli imperativi di tutela del decoro e dell’ordine pubblico, di contrasto all’immigrazione clandestina importatrice di attitudini malavitose e delle deplorevoli abitudini di barboni e straccioni, e cattivisti che fanno lo stesso, ma più coerentemente con una rivendicazione ideologica, emettendo grugniti e suoni inarticolati da gran maleducati quali sono.

I secondi, secondo la nuova tendenza che guarda a una declinazione culturalista del dualismo cartesiano, rappresenterebbero nella nostra identità nazionale  la parte più istintiva, meno razionalmente consapevole, più immediata, meno riflessiva, più animalesca, asociale e quindi anche distruttiva. E  i primi invece la parte più nobile, meno animalesca, meno bassa, legata alla razionalità autoconsapevole e alla civiltà, dalla quale solo può nascere una socialità ottimale, cooperativa, matura, quella di Zingaretti, secondo Revelli? di Renzi? della Boldrini, di Calenda, di Draghi, della Fornero, della Boschi, di Franceschini, di Landini, eccetera eccetera?

Ormai anche nel rispetto delle leggi si deve osservare obbligatoriamente il dualismo tra buoni e cattivi, più che tra trasgressione e rispetto delle regole.

Perciò i buoni sono naturalmente e doverosamente utili, sanno quanto sia necessario piegarsi alla ragionevolezza e al compromesso in modo che la legalità possa essere sopportata senza comportare troppi rischi e  danni, concedendo, tanto per fare un esempio concreto, immunità e impunità ai padroni in modo che la manina della Provvidenza secondo Adam Smith sparga anche sui tarantini un po’ di polverina d’oro di benessere, dando sostegno a imprese belliche e avventure coloniali suscettibili di recare civiltà a prezzo di vite che nel mercato globale valgono poco o niente.

Mentre i cattivi fanno lo stesso ma cantano spudoratamente Faccetta Nera e la stuprano nemmeno fossero dei Montanelli qualsiasi,  collocano nel loro pantheon attivisti neri e assassini cui i buoni elargiscono protezione e risorse, occupando una città con metodi mafiosi proprio come altrove, a Venezia per esempio, o in Val di Susa,  hanno fatto cerchie di imprenditori che agiscono nella legalità concessa loro da misure eccezionali, saccheggiando il territorio, corrompendo, speculando sul bene comune e svendendolo.

E infatti i buoni, che non hanno mai reclamato l’applicazione di misure e regole che ci sono, senza vergogna alcuna ne esigono di nuove, speciali e eccezionali, come i tribunali pensati per l’occasione incaricati di adottare come strumento “giudiziario” la censura più che la prevenzione, mai prevista peraltro visto che sono partecipi della fine dell’istruzione pubblica e delle garanzie che rappresentava, della manomissione della storia manipolata per dare fiato a quella pacificazione che per anni ha equiparato ragazzi di Salò  e partigiani, in modo appunto da farci intendere che saremmo tutti uguali e da assolvere da colpe e reati “politici” e non solo, banchieri criminali e pensionato che ruba due mele, con la differenza che i primi godono di un trattamento particolare, di leggi ad personam, bail in, parentele eccellenti, prescrizioni opportune, i secondi pesano di più nel piatto della bilancia e non godono delle stesse prerogative.

Eh sì, non c’è come l’eclissi dalla morale per far alzare la testa e la voce alla moralona, quella che assolve dalle colpe individuali e generali, e esonera dalle responsabilità chiamandosi fuori.  E che adesso si declina con l’accontentarsi: i buoni si appagano con imitazioni e approssimazioni, l’ecologia dei giardinieri che lasciano impuniti i padroni assassini e avvelenatori dell’Ilva, i trapanatori di montagne, i distributori automatici di cemento, persuadendoci che la salvezza risieda nel raccattare sacchetti di plastica in spiagge dove non possiamo andare per via di concessioni arbitrarie. O  del donnismo che si limita alla lotta al patriarcato, come se non fosse uno dei capisaldi dello sfruttamento capitalistico, e che si propone di promuovere il ricambio automatico di maschi prevaricatori con femmine  prevaricatrici, nella convinzione che i diritti primari siano ormai consolidati e che sia il momento di quelli aggiuntivi, come se davvero fosse così, come se esistesse una gerarchia e come se la lesione o la cancellazione di uno non comportasse una ferita insanabile a tutti gli altri.

E per non dire del pentolone dove si cucina a fuoco lento la battaglia contro l’antisemitismo, quello che viene propagandato e gonfiato come una bolla tossica purché non comprenda la paccottiglia islamofobica, anche quella antisemita, eccome, ma variamente tollerata, e meno che mai la leggenda degli ebrei che occupano i posti di comando grazie a banchieri strozzini che Rockfeller, Bce, Bank of China, J.P Morgan e HSBC Holdings plc gli “spicciano casa” muovendo tutte le leve di potere, accreditando l’ipotesi cretina che siano più capaci, quindo razza eletta,   proprio nello stesso filone narrativo dei Protocolli dei Savi di Sion. E alla quale diventa naturale rispondere con la coincidenza fatale tra ebrei della diaspora, quindi italiani, francesi, tedeschi, e governo, stato e popolo di Israele, che avrebbero, unici al mondo, la colpa di non aver appreso la lezione della storia.

Come se colonialismo, imperialismo, repressione e ferocia rappresentassero  fattori antropologici  distintivi di una razza:  “un gruppo d’individui di una specie contraddistinti da comuni caratteri esteriori ed ereditari: r. equine, bovine, canine; patate di r. olandese” secondo la Treccani, portatrice di istinti malvagi peculiari, che avrebbero la meglio su ragione e memoria trasformando il torto subito in diritto di infliggerlo. Fosse così, buoni e buonisti, non dovrebbero dimenticare  il passato  che ci riguarda da vicino, quello di milioni di emigranti sfruttati, costretti alla fuga in cerca di un po’ meno sfortuna di quella di essere nati in Friuli, in Basilicata,  in Calabria. E avrebbero dovuto dire no alla partecipazione a imprese belliche o coloniali che condannano altri sud all’esilio e che confermano la pena alla povertà  del nostro, dissanguato dalla pretesa di stare al tavolo dei grandi a tutti i costi per far più grande una minoranza, quella sì cattiva.

A forza di accontentarci delle briciole abbiamo rinunciato alle battaglie per il pane. E a poco a poco l’accidia e mediocrità come livelli desiderabili della sopravvivenza hanno fatto far pace al buono e al cattivo che c’è in tutti. E il cattivo, miseramente, vince.