Dunque i sentimenti di appartenenza dietro cui si è nascosta una visione di società diametralmente opposta a quella suggerita si stanno diradando lasciando spazio alla realtà di un partito neo liberista, senza alcuna prospettiva da opporre alle ragioni del padrone, anzi in prospettiva quello che si è più attivato nello sfascio dei diritti del lavoro, del welfare, della presenza dello stato dell’economia, della sovranità del Paese e così invischiato nella retorica bustarellara delle grandi opere che l’equivoco cromatico di cui parla Formenti appare più che altro un inganno strategico. Una situazione che lo accomuna al destino del Movimento Cinque stelle che tuttavia ha percorso il medesimo tragitto non in vent’anni, ma in venti mesi: presentandosi insieme in Umbria queste due formazioni hanno incarnato sia pure in modo diverso e verrebbe da dire opposto, la delusione totale delle aspettative e hanno spinto l’elettorato verso Salvini & C on foss’altro che per disperazione, per vuoto politico. Il ceto dirigente pentastellato è stato particolarmente ottuso nel bruciare un movimento su cui molti italiani avevano investito le loro speranze non comprendendo ciò che la sinistra italiana di governo, aveva capito perfettamente: se non hai niente da dire di diverso rispetto all’avversario o se non hai il retroterra e le palle di fare altro rispetto a ciò che ti impongono, tanto più devi alimentare l’ostilità di facciata, come appunto è avvenuto ai tempi di Berlusconi. Invece di imparare la lezione questi si sono subito aggregati a quelli con cui non avrebbero mai aver nulla a che fare e si sono messi al servizio della più vecchia e repellente classe politica. Questo tradimento dell’elettorato perpetrato in sinergia tra Casaleggio e i parlamentari era maturato ben prima della crisi di agosto come dimostrano il salvataggio della von der Leyen al Parlamento di Strasburgo o il sussiego euroliberista che pian piano ha preso campo nel loro discorso pubblico. Da tempo qualcosa covava sotto la brace e adesso è diventato cenere.
E’ possibile che il Pd senza l’alleanza con i “populisti” – un tema centrale per il neo liberismo elitario ed oligarchico – avrebbe preso qualche voto in più dovuto alle deformazioni prospettiche, ma non avrebbe di certo potuto suturare una sconfitta ormai storica che va bene al di là dell’effetto sanitopoli. A questo punto occorre fare di tutto perché la stravittoria di Salvini e Meloni non sia inutile e non finisca nel solito calderone degli allarmi e degli asti di piccolo cabotaggio, ma serva a capire che l’intera politica in questo Paese, come del resto ovunque, va rifondata su basi diverse rispetto al passato, sgombrando il campo dai troppi relitti arenati sulle spiagge così come dai nerboruti bagnini del neo liberismo: un gramsciano direbbe che bisogna rifondare lo stato e con esso il popolo e viceversa.