Non so se il risultato delle elezioni umbre provocherà una crisi di governo o se si dovrà attendere quelle in Emilia – Romagna, regione chiave per l’economia italiana, per arrivarci. Non saprei nemmeno dire se l’umbratile Conte, per giunta alle prese con uno scandalo vaticano, potrà resistere con il favore del Palazzo o eventualmente succedere ancora una volta a se stesso, se il suo posto verrà preso da un altro tizio qualunque pescato nelle profonde penombre del Paese o da Draghi che nel frattempo sarà nominato senatore a vita e non so nemmeno se quest’ultimo ambisca al Quirinale o a Palazzo Chigi. Ma una cosa è assolutamente certa: la vittoria oltre ogni previsione di Salvini e della Meloni, affondano per sempre l’illusione che basti agitare lo spettro del fascismo per essere ascoltati e per far dimenticare i tradimenti o i magna magna e che dunque l’unione innaturale tra Pd e Cinque Stelle, propiziata, anzi imposta da Bruxelles per fermare Salvini, non serve proprio a niente se non a portare più acqua al mulino del demagogo leghista. Quella foto di Narni che riuniva gli sconfitti di queste elezioni, non è che l’ingiallito dagherrotipo di un errore. Un santino stracciato.
Un tempo l’antifascismo si coniugava con il progresso delle politiche sociali, era insomma una cosa seria, ora è un puro feticcio nominalistico che serve soltanto a coprire il taglio di welfare, la precarietà e la caduta dei diritti e l’elettorato semplicemente se ne frega. Se ne frega anche se questo supposto fascismo che semmai è patrimonio nella sostanza anche degli avversari, viene espresso da personaggi rozzi, arruffoni e di straordinaria modestia intellettuale come Salvini e la Meloni, perché la voglia di cambiamento e di togliersi dal groppone il peso delle furbate, delle clientele. degli affari incrociati e delle politiche antisociali è talmente forte da superare il tabù. In questo caso poi c’è anche un altro elemento di cui tenere conto, ovvero il fatto che nella coalizione degli sconfitti figura anche il partito che era stato eletto per cambiare questo stato di cose cose e che invece si è lasciato trascinare in una coalizione che più di palazzo non si può. Ciò che mi meraviglia è che i 5 stelle siano riusciti a prendere il 7 per cento, perché in queste condizioni è persino un sontuoso premio al voltafaccia rispetto alla ragion stessa di esistenza del movimento. Né si può dire che il Pd abbia fatto una bella figura: nominalmente è sul 22% che è già un disastro in una regione governata praticamente da sempre da quella che una volta era la sinistra, ma in realtà è ben sotto questa cifra limite perché i renziani non si sono presentati con la lista di Italia Viva, formazione neo berlusconica, e dunque è probabile che la cifra reale sia intorno al 15 per cento o anche meno.
Adesso entrambi gli sconfitti dicono che l’alleanza celebrata e benedetta da don Mattarella, non ha funzionato, anzi è stata un disastro senza precedenti, ma allo stesso tempo dicono di voler andare avanti nell’esperienza di governo, inalberando una sfilza tale di frasi fatte e luoghi comuni nel tentare di fare stare insieme le antinomie, che persino un computer sarebbe schifato da tanta automaticità. Tuttavia l’assurda persistenza di Conte in queste condizioni, facendo finta che l’Umbria non conti un cavolo come l’ingombrante nessuno di Palazzo Chigi ha avuto il buon gusto e l’intelligenza di dire, sarebbe la prova del nove del fatto che la coalizione di governo, ormai minoranza nel Paese, è stata sostanzialmente frutto di pressioni del tutto estranee alle dinamiche politiche italiane, che poteri esterni hanno surrogano il ricorso alle urne che nel caso specifico della crisi d’estate sarebbe stato d’obbligo. Naturalmente non è che adesso cambierà molto, che cambiando le facce cambierà una realtà eterodiretta: ormai non è che esista una vera e propria dialettica politica se non in aspetti del tutto marginali, il vero scontro è tra Palazzo e popolo
La nascita del governo attuale, come quella del precedente governo salvimaio, si deve comprendere all’interno delo scontro economico mondiale, in specie tra asse franco tedesco ed addentellati da un lato e gli Usa dall’altro lato
Trump, tramite Bannon, per un soffio aveva segnato un punto a proprio favore con la formazione del governo salvimaio, ma proprio ai punti. E’ quindi servito egualmente molto poco per consentire all’asse franco tedesco di ribaltare la situazione a proprio favore col governo Pd 5 Stelle
La differenza, la ha fatta il capitale nazionale italiano, Unicredito, Eni, Generali, Bankitalia, i piccoli e medi imprenditori del nord est produttivo, poteri importantissimi che il Simplicissimus mai cita e neanche in questo caso. Amorosi sensi piccolo borghesi con tale capitale nazionale, voglia di salvaguardarlo da valutazioni critiche e da parte della poèolazione italiana. Chissa…
Il capitale nazionale italiano aveva da rimproverare al governo salvimaio, ed in particolare a salvini, di non essere stato in grado di aprire nuove vie per esso capitale nazionale, nuovi canali per le esportazioni.
Addirittura, di aver lasciato gravare sul capitale italiano sia le sazioni contro la Russia che impediscono le esportazioni verso di questa, ed altrettanto le restrizioni verso le esportazioni europee ed italiane in Usa, largamente preannunciate prevedibili ed in parte realizzate, e già da molto tempo
Proprio Salvini, che da sempre rifiutava le sanzioni verso Mosca, e vantava un rapporto preferenziale con il Trump sovranista, giocoforza utile anche sul piano economico e commerciale
I piccoli e medi imprenditori del nord est inoltre, contestavano a salvini di non aver saputo realizzare l’autonomia fiscale, il presidente degli industriali veneti ha affermato chiaramente che la colpa di salvini è stata quella di non ottenere questo risultato
il simplicissimus, omettendo costantemente di citare questi soggetti del capitale nazionale italiano ( non solo lui, è un atteggiamento che oggi va di moda), oscura il fatto che in italia vi sono ancora forze capaci di condizionare fortemente le alleanze internazionali italiane,
Una capacità sul cui uso si dovrebe aprrire una discussione pubblica, sostituita invece dalla solita lagna piagnucolosa sulle forze estere oscure che tutto decidono in capo a noi ed al nostro posto
Quale deve essere la proiezione internazionale dell’italia nella fase storica attuale. Come collocarsi nelle guerre economiche e commerciali e soprattutto valutarie che risultano incipienti ? Per taluni il problema non esiste,viene censurato con le lagne vittimistiche si vuole lasiare mano libera al trasformismo alla lunga autolesionista delle classi dirigenti economiche dell’talia
.Ps, sul contesto internazionale e sull’attegiamento consigliabile per litalia, sarebbe utile sentire Andrea Z, in genere attento e ben documentato su tali cose attento
Direi che la tua analisi è ineccepibile perchè mette in risalto la questione dell’autonomia differenziata che i governatori di Lombardia e Veneto vogliono ad ogni costo nel quadro della famosa Macroregione Alpina, che permetterebbe la saldatura tra Baviera e Nord Italia sotto la tutela di Bruxelles con l’arrivo di cospicui finanziamenti europei. Il M5S ha bloccato questo progetto, almeno momentaneamente, costringendo Salvini a forzare la mano.
La nostra elite industriale, burocratica e finanziaria nazionale come dici giustamente, è in grado di far valere i suoi interessi all’interno di un quadro di alleanze con le classi dirigenti europee; ma questo legame richiede il mantenimento dei parametri economici imposti dal blocco franco-tedesco. Il nostro ceto dominante che ha sedi sociali e denaro nei paradisi fiscali sta cercando di scaricare sulle classi sottostanti il peso dei suoi impegni con le altre elite europee e questo spiega i progetti fiscali del nuovo governo.
In Umbria abiamo assistito al primo scontro tra classi sociali nel quale un blocco di potere politico-finanziario-massonico è stato contestato dai ceti inferiori impoveriti. L’Umbria, infatti, più di altre regioni ha pagato il prezzo della crisi sotto forma di chiusure aziendali, licenziamenti, disoccupazione.
Resta una carta importante da giocare da parte dell’elite italiana ed è l’arrivo prossimo venturo di Mario Draghi, vero proconsole tecnocratico dei poteri forti europei.
Il governo giallo-rosso ha il compito di resistere anche a costo dell’estinzione fino all’incarico di presidente del consiglio dell’ex governatore della BCE.
Se la lotta di classe rappresenta una chiave di lettura per capire la situazione nazionale, a livello geopolitico è chiaro che il tentativo estivo di Salvini di eliminare il M5S, considerato troppo vicino alle posizioni di Pechino, andando alle elezioni è stato probabilmente ispirato dall’amministrazione americana nel quadro del conflitto con il blocco franco-tedesco, che si sta dimostrando più abile del previsto.
Grazie ai buoni uffici del presidente Mattarella il piano di destabilizzazione è stato sventato. Questa azione americana va vista in connessione con l’Hard Brexit: una manovra a tenaglia per mettere in crisi la costruzione europea, ma anche in questo caso Francia e Germania hanno risposto con il Trattato di Aquisgrana che ha compattato il nocciolo duro nordeuropeo e ha mandato a monte i propositi americani.
Se i sovranisti dovessero tornare alla carica è pronto Draghi per puntellare il lato sud del sistema europeo.