servi Anna Lombroso per il Simplicissimus

Macchè Me Too, meno che mai Manifesto del 99%, ormai la liberazione delle donne ce l’ha elargito una ministra del governo  in quota Pd, oltraggiata per via delle forme abbondanti e di un look azzardato. Che ha deliziato con reazioni sagaci la stampa, a cominciare da quella che si commuove per l’assassino pentito della sua “sciocchezza”, ha ottenuto la pubblica solidarietà del Presidente del Consiglio durante il discorso di investitura al senato,  ha ricevuto il plauso entusiasta di professioniste del femminismo –  lo scrivo da coscienziosa dilettante non ricevendo alcun compenso concreto o morale per la mia militanza – che come delle majorette hanno tinto la penna nel blu elettrico della sua mise per scrivere sui social che la Bellanova “ci mangia intesta a tutti”.

Sicuramente ha mangiato in testa alle maestranze di Almaviva, costrette dalla sua arroganza in sede di trattativa a denunciarla per tentata estorsione, alle donne (e agli uomini) che sono state espropriate di diritti di garanzie e diritti da quella legge sul lavoro, che ne ha cancellato conquiste e stabilità, consegnandoli al precariato, di quelle aspiranti pensionate (e pensionati) colpite dalla Legge Fornero della quale è stata orgogliosa relatrice.

Chissà se anche loro si accontentano in mancanza d’altro dell’affrancamento dalla schiavitù della tintura, del riscatto dalla somatica di regime che ci vuole tutte magre e levigate, dell’emancipazione dai dettami degli stilisti che pure hanno dato tanto alla Patria (o meglio alla Matria come vorrebbe la Murgia) e al Sistema Paese, ma che impongono esangui taglie 40. Chissà se anche loro si beano dell’irresistibile carriera di una donna ambziosa e determinata che da semplice bracciante ha compiuta una brillante ascesa nel sindacato e poi in politica ricoprendo ruoli prestigiosi. Secondo modalità che ben poco hanno a che fare con la rappresentanza degli interessi degli sfruttati e men che mai delle donne, come dimostra il curriculum di quadri sindacali, da Benvenuto a Epifani che abbiamo rivisto ieri scaturire dell’ombra della inevitabile eclissi per impersonare la aderenza fervida di Leu alla nuova coalizione, da Cofferati a Damiano e Boccadutri, a dimostrazione che la collocazione in poltrone più elevate ed influenti provoca una patologica identificazione con interessi di bottega e padronali, superiore a quella già esibita nelle precedenti funzioni.

E chissà se davvero qualcuna delle tradite dalla onorevole Bellanova si consolano del successo individuale di una a compenso della sconfitta di tutte, comprese le giornaliste, professioniste, manager, accademiche, creative che davvero sembrano volersi convincere che le affermazioni di qualche esponente dei loro ceti privilegiati abbia ripercussioni sullo stato sociale e la felicità del genere femminile. Proprio come i progressisti che vogliono persuaderci dell’attualità di Adam Smith e che la manina della Provvidenza o del capitale cosparga un po’ del profitto di pochi in forma di generale benessere su tutti i poveri mortali.

Beh non è così, non basta che una ce la faccia a costo della perdita di integrità e identità, se è vero che le donne posseggono un patrimonio specifico da esprimere nella solidarietà, nella comprensione di bisogni, nella cura, perchè la sua riuscita garantisca risultati per tutte, la cancellazione di pregiudizi,  supplementi di doverosa tutela e riconoscimento degli speciali compiti femminili.

Il fatto è che l’ideologia neo liberista è riuscita a corrompere anche le avanguardie di battaglie prioritarie, quelle femministe, ridotte a guardare all’accesso delle donne nelle enclave del potere anziché rovesciarli,  quella ambientaliste retrocesse a professione di buona volontà collettiva e individuale che esoneri dalle responsabilità i veri distruttori e dissipatori di risorse, quella pacifista, limitata a estemporanee manifestazioni eque e solidali e che ha perso il connotato anti imperialista e anti colonialista così come l’ha persa l’internazionalismo ristretto nella idolatria del cosmopolitismo di chi gode dei benefici della globalizzazione con l’accesso a viaggi, cultura, informazione, consumi.

 Sempre più prende spazio un pensare elitario funzionale al sistema e che vuole convincerci alla bontà del “farsi avanti” a proprio beneficio e ai danni di chi sta sotto e lavora per aiutare le conquiste di una scrematura, donne e maschi sfruttati, migranti, ai quali subappaltate i lavori che non si vogliono fare compresi quelli di  cura e assistenza, pronto a rinunciare ai propri valori e ideali in cambio della libertà di approfittare e coltivare il proprio talento al potere, che concede privilegi, rendite, supremazia, licenze, perchè solo a quelle cerchie è permesso essere neri eppure razzisti, grassi eppure piacenti, donne eppure padrone.