downloadUna delle date canoniche della “vittoria” occidentale e ancor più del capitalismo di marca neoliberista che da allora conquistò il mondo è la mitica caduta del muro di Berlino che rimane un suo metaforico arco di trionfo: chiunque visiti la capitale tedesca non può esimersi dal visitarne le spoglie  e magari acquistare un frammento (vero o fasullo che sia) perché nonostante tutto la reliquia, l’osso del santo in forma di calcestruzzo, è ancora fichissimo. Nonostante questa bramosia di sacre spoglie il 95% delle persone che si accosta al turo di quel muro non ne sa assolutamente nulla e il 4,99 % che ha letto qualcosa o ha visto qualcosa in tv ne ha una versione del tutto errata quando non favolistica  come di una trincea costruita dai cattivi comunisti per impedire che la gente scappasse dai buoni capitalisti. Solo un rarissimo pugno di persone spinte dalla professione storica o dalla curiosità sa che le cose andarono molto diversamente da come vengono narrate e di queste quasi nessuno osa comunque infrangere il tabù che oggi occupa uno spazio molto più ampio del muro stesso.

Se si dicesse che quel muro è stato in realtà costruito dai capitalisti occidentali molti griderebbero all’eresia e da un punto di vista della aristotelica causa efficiente avrebbero ragione, perché quella costruzione fu effettivamente messa in piedi dal regime comunista della DDR su spinta e aiuto di Mosca. Tuttavia le ragioni che ne ispirarono la costruzione risiedono altrove, ovvero nella parte avversa e precisamente tra quei “buoni”  che anno dopo anno si rimangiavano gli accordi solennemente sottoscritti a Yalta e poi a Postdam e che invece di una Germania comunemente amministrata da americani sovietici e inglesi a cui poi vennero aggregati i francesi per non dare l’impressione di un impero esclusivamente anglosassone, fu creata la Germania occidentale e per converso la Germania est. Per capire bene cosa sia effettivamente successo bisogna riferirsi alle condizioni dei primi anni del dopoguerra in cui abbiamo una Unione sovietica  che praticamente da sola aveva sconfitto la potenza nazista cui si unirono tardivamente gli anglo americani che togliendo la crosta di mitologia e ipocrisia costruita da loro attorno a loro stessi, fecero molta fatica ad avanzare dopo gli sbarchi e subirono incredibili rovesci praticamente fino all’ultimo. Di fatto i sovietici se non fosse stata per gli accordi di Yalta sarebbero tranquillamente potuti arrivare a Parigi e solo arrestando per sei mesi la loro offensiva diedero agli alleati la possibilità di mettere piede in Germania.

Ma questo è scritto comunque nei libri di storia, persino in quelli più divulgativi, e sarebbe una verità palese se qualcuno si desse la pena di leggerli con attenzione e con autonomia intellettuale. Ma lo sforzo sovietico fu pagato con venti milioni di morti e con la distruzione pressoché totale di quasi tutto il territorio europeo fin quasi agli urali, insomma la Russia aveva vinto, ma era distrutta e doveva cominciare una lunga ricostruzione non poi così lontana da quella della stessa Germania. Tutt’altra cosa va detta per l’altro vincitore, quello che adesso sembra l’unico, ovvero gli Stati Uniti d’America: lì il territorio non era stato toccato, se non a Pearl Harbour, nemmeno un muretto a secco era stato bombardato e lo sforzo bellico avendo a disposizione le risorse di mezzo mondo aveva portato al diapason la produzione industriale e l’accumulo di capitale, oltre agli straordinari crediti di guerra accumulati e una volta finite definitivamente le operazioni si pose il problema di affrontare la situazione ed evitare un calo produttivo drastico che avrebbe portato a una nuova depressione. Un po’ si rimediò con gli aiuti all’Europa devastata che oltretutto servivano anche egregiamente per fomentare le forze politiche amiche, ma alla fine l’unico vero progetto possibile per l’impegno massiccio di capitali era la ricostruzione integrale della Germania che aveva subito distruzioni di gran lunga maggiori con intere città rase al suolo, tutte le industrie bombardate eccetto quelle sotterranee. Inoltre mentre Yalta era stata fatta da Roosevelt che nutriva una certo rispetto per Stalin, adesso imperava Truman, quello dell’atomica su Hiroshima, quello sotto cui nacque il maccartismo, esplose la guerra di Corea e vennero poste le basi per quella del Vietnam, insomma avete capito: un anticomunista a tutto tondo, persino con sfumature di fanatismo che toccò ad Eisenhower correggere in parte.

A quel punto si decise di venire meno agli accordi presi a Yalta e ribaditi a Postdam e si passò alla edificazione della Germania occidentale. Adesso qualcuno si domanderà che senso abbia questa ricostruzione alla fine di una lunga estate calda da ogni punto di vista. E invece il modo per creare questa nuova Germania è molto interessante per tutti noi: improvvisamente nel 1948 gli Usa cominciarono a edificare il nuovo Paese, escludendovi i russi con un mezzo non convenzionale: ovvero la stampa di una nuova moneta ( in gran parte realizzata materialmente in Usa), il marco al posto del vecchio Reichmark utilizzato fin dalla repubblica di Weimar e che era la divisa ufficiale della Germania occupata in tutte le sue zone. In questo caso il marco diventò ufficiale nelle zone occupate di fatto dagli occidentali e aveva un valore nominale di 4,7 volte superiore rispetto a quello della vecchia moneta: questo significò che stipendi e retribuzioni delle zone occidentali divennero 3 volte maggiori rispetto alla parte direttamente gestita dall’Urss. La quale dal canto suo, impegnata nella ricostruzione non poteva certo fare la stessa operazione, anche se avesse avuto dalla sua una divisa definita universale come il dollaro. E’ da quel momento che comincia ufficialmente la guerra fredda e l’esodo da est a ovest, venduto da sempre come fuga verso la libertà, come fattore puramente ideologico, come dimostrazione del fallimento comunista e che invece corrispondeva a interessi più limitati e coinvolse soprattutto gli ex ceti della borghesia intellettuale molto richiesti all’ovest, ma che della libertà non si erano molto accorti nell’era nazista e fino ad allora quando anzi il flusso dall’ovest all’est era piuttosto imbarazzante per gli occidentali. Insomma si creò quella crisi destinata a sfociare anni più tardi più tardi nel muro.

E’ interessante vedere come le elite tedesche, sia pure in una nuova situazione, abbiano usato lo stesso strumento monetario per l’unificazione, domando le resistenze dei tedeschi dell’est con un marco di valore doppio rispetto a quello della Ddr, anche se poi ancora oggi le differenze sono nette e in qualche caso analoghe a quelle precedenti, visto che l’industria ha in gran parte saltato l’est, per andare a stabilirsi in aree più orientali e a moneta debole. Insomma a Berlino se ne intendono parecchio di egemonia per mezzo della moneta. Chissà se a qualcuno questo suggerisce qualcosa.