Nei giorni scorsi, mentre infuriava la crisi ho scritto più volte che probabilmente Salvini è stato indotto ad aprire una crisi per così dire a secco, su pressione dei poteri confindustriali e affaristici che temevano per le grandi opere e le grandi manifestazioni che hanno in odio, come lo stesso leader della Lega del resto, quello piccolo scheletro di reddito di cittadinanza che ha tuttavia costretto molti piccoli imprenditori a dare la cinquanta euro in più ad alcuni lavoratori stagionali o la quota 100 per i pensionati e volevano che le carte in tavola fossero rimescolate. Supponevo anche pressioni dall’esterno perfettamente plausibili e comprensibili anche con diverse geometrie. Altre tesi, sostenute dallo stesso Salvini parlano di un ribaltone preparato a Palazzo, ma ciò che che non si capisce è perché il leader della Lega abbia deciso di suicidarsi invece di resistere alle pressioni o comunque di gestirle e sventare una qualunque congiura; come sia possibile che abbia davvero creduto che la sua mossa avrebbe indotto i Cinque stelle a farsi da parte sui temi sensibili e come abbia fatto a pensare che la crisi sarebbe stata seguita da elezioni in autunno: tutto era contro questa ipotesi, a partire dagli stessi poteri suggeritori, passando per il Quirinale e per finire alla visibile volontà degli eletti pentastellati di rimanere a qualunque costo attaccati alle poltrone, specie dopo la batosta delle europee.
Ora Salvini sarà pure un bruto e un ignorante, cosa che però è stata scoperta da Conte all’improvviso come dimostra significativamente la foto all’inizio del post, ma l’unica cosa che ha fatto nella sua vita nella quale il lavoro non è mai entrato nemmeno di striscio, è stato occuparsi di politica nel senso più modesto e deteriore del termine, ossia della politica politicante e di queste cose ne deve aver masticate parecchie visto che nel 1993, a vent’anni, è stato eletto consigliere comunale a Milano ed è stato pure parlamentare europeo, senza mai fallire un qualunque appuntamento elettorale. Certo può capitare anche ai cretini e da quel che si vede soprattutto ai cretini, ma non gli deve mancare quel senso animale che fu pure del maestro Bossi, così deprecato e al tempo stesso invidiato dalla sinistra di allora.
Qualcuno, anzi quasi tutti dicono che il successo gli abbia dato alla testa ed è certamente possibile, ma siccome fidarsi dell’idiozia altrui è ancora più idiota, comincio a pensare che in realtà la cosa sia stata in qualche modo calcolata e il circo Barnum di questi giorni con un’alleanza senza senso tra Pd – M5S sotto Conte, l’uomo pizza, che regge qualsiasi condimento con i Cinque Stelle chiamati a votare solo dopo la sottoscrizione dell’accordo di governo e con la quasi totalità di parlamentari Pd di parte renziana, ne fa nascere il sospetto. Forse Salvini o più plausibilmente chi per lui aveva calcolato un effetto simile, ovvero l’obbedisco del Pd e del movimento a certe imperiose voci fuori campo. Il rischio fortissimo è di vanificare tutto il buono che si è fatto in un anno di governo ( parecchio di più si sarebbe potuto fare senza Conte e Tria, le classiche quinte colonne) e certamente di azzerare qualsiasi possibilità di allentare il gioco delle oligarchie europee le quali anzi hanno già espresso le loro congratulazioni per questo ritorno nell’alveo dell’ubbidienza senza mugugno, tramite il commissario Oettinger. Il che rende ancora più incisiva la sensazione di essere in presenza di un teatro di burattini costretti alla recita dall’impresario: Zingaretti, Renzi, Del Rio, Di Maio, Giorgetti, Grillo, Conte, Fico, Orlando manine e soldini per il grande spettacolo destinato ai bambini. In questo modo al di là dei sondaggi di giornata che potremmo chiamare ad obiettività zero, così come il chilometro zero sfacciatamente bugiardo esibito da certi ristoratori, ma legati semmai alla stagionalità degli interessi, dobbiamo pensare agli effetti che avrà la nuova alleanza: visto che per evitare la clausola di salvaguardia dell’aumento dell’Iva bisognerà fare un’ altra manovra di lacrime e sangue i Cinque stelle possono scordarsi qualsiasi risalita e sono anzi destinati a una nuova ritirata elettorale, quando il Pd deciderà che è il momento di far saltare l’alleanza, mentre i piddini potranno al massimo conservare le posizioni delle ultime politiche. Salvini dall’opposizione avrà tutto il tempo di riguadagnare il terreno perso e prepararsi ad essere il collante della destra.
Molti furbacchioni pensano che Bruxelles sarà meno avara nei confronti di un “suo” governo e che aprirà i cordoni della borsa per favorirlo, ma non funziona così come abbiamo visto per gli altri esecutivi ultra europeisti, a cominciare da Monti, perché le premesse ordoliberiste nelle quali giace l’Europa non sono violabili, mentre l’Italia per risorgere avrebbe bisogno di un completo cambiamento di paradigma. Certo le condizioni in cui versa l’industria tedesca costringerà la Germania ad immettere almeno 50 miliardi nell’economia per riparare alle cadute di produzione e forse all’Italia sarà concesso di sforare di due o tre miliardi, ma sempre dentro un meccanismo nel quale questi soldi finiranno ad alimentare il clientelismo delle grandi opere con vantaggio per i soliti noti. Soldi comunque largamente insufficienti a recuperare la perdita di produzione che la flessione produttiva tedesca avrà sulla nostra industria, che anzi si sta già verificando con una flessione che l’Istat indica a fine anno dell’ 1,2%, cifra ottimista e che nella realtà arriverà se tutto va bene al 2% visto che ormai tutti i ragionamenti si fanno col segno meno. Perciò può darsi che Salvini abbia scientemente deciso di saltare dalla nave in corsa prima di andare a finire sugli scogli. una scelta peraltro obbiettivamente obbligata quando si sa di non avere grandi cose da proporre a parte una fumosa xenofobia e qualche ideuzza bottegaia: quello che ai passeggeri pare al momento un suicidio, potrebbe essere un abile omicidio delle speranze.
Perché Salvini è corso a presentare una mozione di sfiducia in Parlamento dopo aver capito che Conte non si sarebbe dimesso a seguito della sua apertura della crisi via social?
La risposta a questa domanda offre una chiave di lettura della crisi e del comportamento di Salvini forse meno raffinata ma probabilmente più vera di tante altre.
La risposta è che Salvini non si aspettava:
1. che Conte e il M5S si appellassero alle regole costituzionali, secondo le quali il governo cade per le dimissioni del PdC o per il ritiro della fiducia da parte del Parlamento. Che però si esprime col voto su una apposita mozione, non in base ad una informale dichiarazione di un capo partito. Come usa da sempre nel regime partitocratico.
2. che il PD (in realtà Matteo Renzi, in contrasto con Zingaretti) dichiarasse la sua disponibilità a formare una nuova maggioranza col M5S, partito di maggioranza relativa. Sembra che Salvini avesse ricevuto assicurazioni in tal senso da Zingaretti: il PD sarebbe stato indisponibile a formare una maggioranza alternativa. L’apertura inaspettata di Renzi, che ancora controlla la maggioranza dei parlamentari dem, ha colto in contropiede Zingaretti, che ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Inaspettata perché fu Renzi a porre un drastico veto alla offerta del M5S di una alleanza , prima che questo la offrisse alla Lega. In un certo senso Renzi si è preso la sua vendetta contro Salvini, che offrì una sponda al M5S, senza la quale questo un governo non avrebbe potuto formarlo, così che oggi avremmo Cottarelli presidente del consiglio.
A fronte del ritiro della delegazione leghista dal Governo (peraltro mai formalizzata) e della indisponibilità del PD, al M5S sarebbe stato impossibile formare una nuova maggioranza, e dunque avrebbe dovuto accettare nuove elezioni. Invece Salvini prima si è dovuto prendere la strigliata di Conte in Parlamento e poi ha tentato di tutto per recuperare l’infortunio, arrivando persino ad offrire a Di Maio la presidenza del consiglio e asserragliandosi nel suo ministero.
Bassa cucina politica, è vero, ma la mossa di Salvini era razionale. Se lo scorpione-Renzi non avesse punto la rana-Zingaretti in mezzo al fiume.
Ora si tratta di capire le intenzioni di Renzi riguardo al governo. Da “semplice senatore” e leader trombato si è prepotentemente ripreso in centro della scena, ma come lo gestirà è da vedere.
Con la Germania in recessione, la Francia acquista nuovi spazi di manovra e, nonostante la sua produzione industriale sia ferma, si avvantaggia nelle forniture di materie prime e negli scambi con l’Africa grazie al franco coloniale.
Il 7 Luglio a Niamey è stato firmato l’accordo di libero scambio tra gli Stati africani e creato il mercato comune continentale.
Si tratta di una sfida e di una grande opportunità per la Francia di Macron, l’unico Paese europeo in grado di approfittare dell’occasione, sotto la spinta della sua grande borghesia rapace e dinamica, quella dei Rothschild, dei Dassault e dei Bollorè.
L’Italia, purtroppo, si trova lungo la direttrice del nuovo espansionismo francese, diretto al controllo del Mediterraneo, in funzione dello sfruttamento dell’Africa occidentale.
Con l’operazione militare in Libia è stato tagliato il retroterra energetico italiano, mentre le politiche europee di austerità, sicuramente imposte anche nuovo esecutivo italico filomacroniano, contribuiranno alla realizzazione del progetto geopolitico francese, che prevede l’indispensabile riduzione a colonia del nostro Paese.
E’ probabile che i tre gioielli rimasti: Fincantieri, Leonardo e ENI, vera spina nel fianco delle multinazionali francesi, che hanno svolto in questi anni una propria politica estera indipendente con tanto di supporto dei servizi segreti, diventeranno un’obiettivo strategico della potenza transalpina, che può contare su molte quinte colonne nel nuovo esecutivo italiano.