Una delle caratteristiche salienti del nostro tempo è la frantumazione del mondo reale in file parallele di eventi che hanno una loro scansione temporale, ma non una loro logica causale o dialettica o sovrannaturale: qualcosa accade e su di essa si accavallano giudizi, interpretazioni ed emozioni, senza però che le cose di fronte alle quali siamo entrino a far parte di un processo, di una dinamica storica. Esse semplicemente sono, si manifestano, avulse da un contesto in evoluzione. Naturalmente il tentativo di comprensione non è detto che sia corretto e tanto meno veritiero ma la sua ricerca è però un atteggiamento fondamentale che stiamo ormai perdendo.
Mi accorgo di aver fatto un enorme e atroce cappello semplicemente per dire una cosa molto più terra terra, ovvero che tutti, io compreso, hanno cercato e cercano una spiegazione al comportamento del masaniello lombardo di nome Matteo Salvini guardando solo sulle mappe locali, senza riuscire a trovare un senso a questa crisi improvvisa, rimanendo disorientati. Ma se commutiamo il grado della scala per comprendere un territorio più vasto ecco che ci appare uno scenario potenzialmente molto diverso. Nei giorni scorsi ho detto che la precipitazione di Salvini nell’aprire una crisi dalla quale ha tutto da perdere ( vedi Il Masaniello di Draghi ) pensavo che il ministro dell’Interno fosse stato forzato ad agire in questo modo dai poteri italiani che vogliono le grandi opere o le grandi concessioni e quelli europei che stanno lavorando per l’ascesa di Draghi a Palazzo Chigi. E non ho cambiato idea al proposito, ma non avevo messo nel dovuto conto il rendez vous a villa Taverna avvenuto il 25 luglio ( data fatidica) tra l’ambasciatore americano Lewis Eisenberg e il vice premier Di Maio. In quell’occasione Washington ha espresso tutto il proprio disappunto per l’atteggiamento italiano poco intransigente con la Russia e propenso ad aprire sempre più affari con i cinesi. Due settimane dopo Salvini ha aperto la crisi.
Possiamo anche dire che si tratta di pure coincidenze se non sapessimo che è in atto una sorta di grande ridislocazione di potere che vede da una parte le potenze marittime anglosassoni e quelle continentali che vanno da Pechino fino a Berlino, perché anche la Germania si va lentamente accostando al potere continentale euroasiatico, intendendo seguire una propria via autonoma, in ragione dei propri interessi strategici e consapevole di essere potenzialmente una vittima sacrificale da ogni punto di vista in caso di conflitto. Insomma la crisi è scoppiata per una serie di cause , la più prossima delle quali è assicurarsi che l’Italia, con tutte le sue basi americane, continui ad essere il fulcro del potere a stelle e strisce nel Mediterraneo, senza permettere alcuna deviazione. Se Di Maio avesse fatto caso alla “guerra” in atto tra Washington e Berlino già da qualche anno e concretizzatosi in maniera chiarissima alla tradizionale conferenza sulla difesa che si tiene ogni anno a Monaco di Baviera, nel quale la Merkel ha detto no alle strategie americane e un no fortissimo alle misure contro la Cina, avrebbe compreso che partecipare alla entusiastica elezione di Ursula von der Leyen al parlamento carolingio (l’Europa come tale non esiste più da un bel pezzo se non come sistema di servaggio economico) non gli sarebbe servito proprio a nulla se non a creare scontento e sconcerto in vaste aree del proprio elettorato. Anzi il ricadere in maniera così piena dentro il potere tedesco, non è certo servito ad accreditare la ragionevolezza dei “populisti” e dunque dare respiro al governo, quanto ad irritare definitivamente Washington che si è decisa ad accelerare le operazioni per un cambio di regime cui Salvini si è prestato, come uno di quei capipolo di Hong Kong al servizio dei banchieri che pagano 8 pasti gratis a chi manifesta e immagino molto di più alle bande armate di cui per fortuna qui non c’è più bisogno.
Capisco che la cosa possa apparire come una fuga per la tangente, ma lo è appunto se non si guarda il complesso delle relazioni e dei loro sviluppi, cosa che si cerca di fare sempre più raramente, limitandosi ai dintorni. Capisco anche che non faccia piacere rientrare in quelle logiche centroamericane che ci fanno così orrore quando le guardiamo di lontano e quindi si eviti di prenderle in considerazione. Ma prima o poi bisognerà prendere uno specchio e guardarcisi dentro con attenzione.
Per parte mia avevo notato la curiosa dissonanza della visita di Putin in Italia (prima a colloquio col Papa cattolico che con PdR e premier Conte, peraltro…) proprio nella data del 4 luglio, ossia l’Indipendence Day statunitense. Dissonanza a cui ha fatto stranamente eco, qualche giorno dopo, lo scoppio del russiagate; la coordinazione degli eventi è stata fin troppo teatrale, direi. Per cui la cornice internazionale della crisi di governo nostrana sembrerebbe proprio ineludibile (e come non notarla? Ha tutto il fragore e lo scintillio dei fuochi commemorativi del 4 luglio), ma con una inclinazione più verso il quadrante orientale della rosa dei venti, che non verso quello occidentale-atlantico.
Del resto, gli accordi della “banda Savoini” sarebbero intercorsi con soggetti privati della Russia odierna, quei petro-oligarchi che non è detto siano tutti docili marionette nelle mani di Putin; anzi, viste le sommosse che hanno di nuovo agitato le piazze e le strade di Mosca ultimamente, direi che lo stesso Vladimir sia alle prese con una sua personale “rivolta degli ombrelli” in versione pussy-riot potenziata.
Anche l’eco, in lontananza, delle recenti esplosioni al poligono di tiro e degli incendi a bordo dei sottomarini nucleari russi, ha la connotazione di una serie di “colpi di avvertimento” che non preludono a uno sgargiante spettacolo pirotecnico per turisti e che potrebbero esprimere proprio le reazioni indignate contro il concittadino Putin che, non gradendo il corteggiamento di suoi avidi e impazienti (e potenti) avversari politici interni da parte dei verde-blù, si è affrettato a dare inizio alle danze, mobilitando le sue quinte colonne nei nostri servizi e nella magistratura italiana. Ed ecco spiegata la sequenza russiagate-crisi di governo in salsa gulash (oggi, 19 agosto, pic-nic paneuropeo per commemorare l’apertura del confine tra Austria e Ungheria per tre ore nel 1989; l’11 settembre prossimo cadrà un altro trentennale, quello della fuga di 13.000 turisti tedeschi dell’Est che espatriarono per sempre oltrecortina, attraverso la frontiera ungaro-austriaca, col governo magiaro in carica di allora che si rifiutò categoricamente di riammetterli nei propri confini).
Un ultimo dettaglio degno di nota: l’incrinarsi della voce e la commozione evidente nel parlare dei suoi figli, anche se subito fatta “rientrare nei ranghi” con uno sforzo di volontà da parte del “matador” Salvini durante il comizio di Latina, subito dopo l’annuncio della crisi. Così si comporta un uomo sotto ricatto e minaccia, non un lucido scacchista ben provvisto di “mosse del cavallo” di riserva, come a un certo punto hanno voluto dipingerlo certi media.
Si può leggere:
LA BAVARIAN CONNECTION SPIEGA IL TRADIMENTO DI SALVINI
su
ComidadPuntoOrg
La crisi italiana si può inquadrare all’interno della lotta per l’egemonia tra le potenze marittime angloamericane e quelle terrestri dell’Heartland: Cina e Russia, con la Germania che sogna di liberarsi dalle prime per fornire merce e tecnologia alle seconde.
In questo senso andrebbe vista la questione dell’autonomia differenziata, a favore della quale si stanno impegnando i governatori leghisti del Nord Italia.
Se il progetto autonomistico venisse trasformato in legge la prima conseguenza sarebbe un aumento del divario economico col Sud Italia, questo avvicinerebbe ancora di più il sistema produttivo nordista alla Germania e le spinte secessioniste potrebbero riprendere vigore.
Il Veneto e la Lombardia sono già parte della Macroregione Alpina, concessa dalla Merkel per disinnescare i desideri indipendentistici della Baviera e le regioni del Nord, che sono da anni una dipendenza economica del gigante teutonico, potrebbero in futuro staccarsi dal resto dell’Italia per entrare nella Kerneuropa a guida tedesca.
Credo che la crisi del governo giallo-verde, con il M5S contrario all’autonomia differenziata, abbia varie ragioni, ma la principale potrebbe essere il desiderio dei ceti produttivi del Nord Italia di avviare un processo di integrazione non solo economica, ma anche politica col blocco tedesco-bavarese.
Credo che la crisi del governo giallo-verde, con il M5S contrario all’autonomia differenziata, abbia varie ragioni, ma la principale potrebbe essere il desiderio dei ceti produttivi del Nord Italia di avviare un processo di integrazione non solo economica, ma anche politica col blocco tedesco-bavarese.
questo è molto plausibile, ed aggiungo che, a mio modo di vedere, ai leghisti un sud “differenziato” ed in mano alla mafia, la quale ricicla i capitali nell’industria del nord, dipendente dalla filiera tedesca, non dispiacerebbe affatto. La germania gia chiude un occhio su tale riciclaggio quando è a suo favore, i leghisti non hanno interesse a perdere un vantaggio competitivo, 40 naufraghi no, ma matteo messina denaro o le cosche calabresi non se ne è parlato più
d’altra parte i 5 stelle sono espressione della stessa piccola borghesia che la leg , ma si tratta di quella sita prevalentemente al sud, che oscilla piu a sinistra perche vuole spese e commesse statali assistenziali. ( gli strati proletari sono oggi senza autonomia e legati al carro di ogni piccola borghesia).
I 5 stelle e la Lega cioè, con la loro ideologia interclassista e “nazionale” per legare a se il ceto dei lavoratori, rappresentano il piccolo imprenditore, o la partita iva, che vogliono mantenere la propria indipendenza e/o anarchia economica (niente tasse, extracomunitari in nero, libertà di inquinare, non per cattiveria ma perchè sono piccoli e solo così possono avere margini di sopravvivenza ), e mai potranno avere una prospettiva strategica, programmazione ed allocazione delle risorse nei settori di avanguardia, perchè in questi processi sarebbero tagliati fuori. Almeno a naso, mi sembra, una moltelicità di fattori possono convergere verso quanto dice Andrea z
Questa crisi di Ferragosto ha dimostrato la forza della componente autonomista-secessionista della Lega, annidata nelle amministrazioni regionali, in grado di cancellare in un attimo tutto il lavoro salviniano di imbiancatura sovranista-lepenista.
Steve Bannon pensava di aver realizzato un capolavoro nel saldare quelli che riteneva due movimenti sovranisti da utilizzare secondo gli ordini di Trump in funzione anti-tedesca e anti-cinese, ma, dopo la sorpresa della componente autonomista vicina alla Baviera all’interno della Lega, si è ritrovato col decreto Golden Power sul 5G non convertito in legge per opera del M5S.
La frammentazione dell’Italia sul modello jugoslavo o la creazione di uno Stato fortemente decentrato, portata avanti dalla Germania col consenso della borghesia settentrionale, si scontrerebbe con la presenza delle basi militari USA sparse su tutto il territorio nazionale e con le necessità logistiche e strategiche dell’impero.
Allo stesso tempo l’avvicinamento alla Cina e il relativo sogno di una parte della borghesia italiana, quella dei grandi appalti, di fare affari grazie alle Nuove Vie della Seta, rappresenta una minaccia ancora maggiore per gli Stati Uniti.
Rimane un possibile governo M5S-PD che si legherebbe però alla fazione liberal-globalista, dei Soros e dei Clinton, della classe dirigente americana, in netto contrasto con quella cosiddetta “sovranista” di Trump, Pompeo e Bolton con i fratelli Koch alle spalle.
Mai come adesso l’Italia appare, in forma del tutto passiva, crocevia di interessi economici, sociali e nazionali contrastanti; un groviglio difficile da districare.
sa di vittimismo trovare sempre una spiegazione esterna, ma su questo piano di ragionamento , a scontentare gli americani è stato proprio salvini, con i suoi rapporti ed i soldi presi da putin ( che non sarebbe niente di male), poi lo stesso salvini vola negli states per rassicurare trump, ma i soldi presi non sono acqua e le chiacchiere non bastano ad essere credibili
il russia gate può essere tanto una manovra di putin tradito, o di trump preso in giro, o cinicamente di entrambi
la esposizione di salvini, dati i fatti, è superiore a quella dei 5 stelle, tanto piu che la von der leyen e forte sostenitrice dell’ucraina, e lo scontro usa versus gerrmania che guarda alla russia, è uno scenario di fondo ma allo stato molto meno cogente rispetto alle sanzioni alla russia su cui salvini fa il peracottaro, prendendo i soldi da putin per evitarle e rassicurandi poi trump di sostenerle
poi se uno vuole per forza attaccare medaglie al merito a di maio. beh allora merita la medaglia di vittima e resistente al dominio americano, pugnalato dal sicario usa salvini
daltra parte , di maio con i 5 stelle gia era stato inserito nel ciclo religioso caduta – purgatorio – resurrezione, ipotizzando che da solo all’opposizione si sarebbe purificato tornando poi al governo piu bello ed encomiabile che pria
ma onestamente , medaglie al valore resistenziale verso gli usa, o destini teleologico religiosi di resurrezione morale, mi sembrano gli estremi tentativi di chi non vuole ammettere la cantonata presa
togliatti e de gasperi, oltre ad essere politicamente superiori, erano anche portatori degli interessi di due blocchi sociali solidi e che si contendevano l’egemonia sulla società italiana, non erano portatori di un generico “siamo tutti italiani” che impedisce scelte portate fino alla consequenzuialità , chi vuole accontentare tutti non può farlo davvero e guarda solo al proprio tornaconto di breve momento, e poi si gira verso gli interessi piu forti, di maio e salvini sono come devono essere per mettere in scena l’inganno di questa fase
I politici della Prima Repubblica, pur con tutti i loro difetti e le loro mancanze, essendo dotati di grande cultura e di grande esperienza in politica estera, riuscivano a trarre profitto dalla contrapposizione tra i due blocchi e dalle lotte tra arabi e israeliani.
Favorivano la costruzione di grandi stabilimenti industriali in Unione Sovietica senza entrare in conflitto con gli USA, ottenevano petrolio e gas dall’Algeria e dai Paesi del Golfo e riuscivano a stipulare accordi con le organizzazioni palestinesi, affinchè non attuassero attentati sul nostro territorio, mantenendo allo stesso tempo buoni rapporti con Israele.
Ma parliamo di gente come Mattei, Moro, Togliatti, De Gasperi che non avevano letto montagne di libri per niente e utilizzavano la loro immensa preparazione per navigare in acque pericolose conservando la giusta distanza tra le parti in conflitto.
Qual’è, invece, la politica estera di Salvini e Di Maio? Loro vanno da Putin e gli promettono che si daranno da fare presso gli americani per togliere le sanzioni, poi si recano da Bolton e Pompeo e garantiscono che le sanzioni non le toglieranno mai. Insomma, la politica della banderuola, che rappresenta la maniera ideale per scontentare tutti. Niente a che vedere con la sottile equidistanza dei vecchi politici comunisti e democristiani.
Ma la cultura e una mente raffinata e ricca di sfumature, che permettono di capire ed elaborare le strategie in politica estera, non si improvvisano da un giorno all’altro e quindi il risultato sono i disastri dei famosi elefanti nel negozio di porcellane.