Ma c’è un altro elemento importante che si è manifestato quasi in contemporanea con l’apertura della crisi ed è che i due provvedimenti voluti dai Cinque stelle e avversati da Salvini, ovvero reddito di cittadinanza e decreto dignità, hanno avuto un rapido e benefico effetto macro economico come si evince persino dall’ultimo bollettino della Bce: andando avanti così non solo i pentastellati avrebbero potuto recuperare terreno, ma si sarebbe potuta anche insinuare l’idea che i grandi esperti di economia, le santerie bocconiane, le Vanna Marchi del neoliberismo e il leghismo bottegaio che fa da eco dialettale a queste sibille, dicano solo cavolate a favore di una visione padronale della società. Così si è deciso di dare l’avvio alla crisi anzitempo.
Naturalmente a fare il tifo per questa soluzione non ci sono non solo loro: a sanguinare copiosamente c’è anche il sacro cuore immacolato dell’Europa, nemico giurato dei cosiddetti populisti e amico sottobanco di Salvini, un cuore nero che più va in crisi e recessione, più deve stringere i lacci della cattività monetaria e ordoliberista nel tentativo di salvare una barca che sta affondando, con falle che si aprono persino nella tolda di comando di Berlino e le batoste a prese dall’industria tedesca (vedi qui ). In autunno tutto questo complesso di modernismo reazionario, questa colonna infame avrà il suo faro, anzi il suo untore capo in Mario Draghi che a settembre dovrà lasciare la Bce ed è ormai da anni in odore di Palazzo Chigi, specialmente dopo il crollo renziano. Proprio per questo pensavo che l’estate sarebbe passata tranquilla e la crisi sarebbe esplosa con le foglie morte, ma non avevo tenuto conto che l’operazione di trapianto d’organo presenta qualche difficoltà, a parte la resistenza dei Cinque stelle: per avere Re Mario saldamente sul trono si deve passare attraverso una via crucis di sussurri e grida, di paure, di spread in alta quota, di incertezza, insomma una dose per uso pubblico di sindrome da ultima spiaggia in modo che alla fine, come è stato con Monti, si accolga Draghi come il salvatore. Così questi signori si sono presi tutto il tempo necessario per organizzare lo spettacolo, sfruttando la vacuità di Salvini che non è altro se non un ingranaggio rumoroso del sistema da cambiare al primo tagliando.
L’operazione avrà le stesse fondamentali movenze del 2011: poco dopo la discesa dal grattacielo di Francoforte, Mattarella, che ha già espresso questa intenzione, nominerà Draghi senatore a vita, ma prima insisterà per una sorta di governo ponte – Conte, con poteri limitati che eviti qualche sbandata in grado di nuocere ai clientes e ai grassatori del Paese, che tenda sulla corda il popolo con l’incertezza delle vicende finanziarie, che dopo aver castrato i Cinque stelle, riporti Salvini alla sua dimensione di ascaro, mentre nel frattempo si lavora a stendere il tappeto rosso per super Mario. In fondo le elezioni, benché ormai un rito ambiguo, come certe processioni nelle quali la statua del santo è portato a spalla dalle peggio persone, possono essere sempre una sorpresa: potrebbe anche darsi che il movimento Cinque stelle non precipiti nei voti, come ci si attende, che nasca qualche altro soggetto politico in grado di complicare la situazione, che avvenga qualcosa di non previsto. Così la regia non può permettersi di trascurare alcun particolare nel suo palinsesto politico.
Se la crisi arriverà al suo culmine, ai Cinque stelle viene offerta l’occasione di rifondarsi e di ripartire con una struttura più solida e partecipata: è un treno che non passa due volte. Cercare di suturare la crisi con altri cedimenti sarebbe davvero la fine.