Anna Lombroso per il Simplicissimus
E’ facile immaginare che Gabriel Christian Natale Hjorth detto «Gabe» abbia sbuffato e si sia fatto pregare per venire a in Italia insieme a nonno e padre in visita pastorale ai parenti che abitano a Fiumicino.
Poi si sarà convinto con la prospettiva di vivere una notte brava a Roma insieme all’amico del cuore Elder Finnegan Lee, anche lui di San Francisco, che per l’occasione aveva prenotato una stanza a sue spese al Le Meridien Visconti in Prati, con tanto di roof garden affacciato sulla Città Eterna, dal quale sono usciti giovedì sera per godersi la trasgressiva movida trasteverina.
A differenza di altri non sono riuscita ad esultare quando si è saputo che era bianco e wasp l’assassino brutale del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, che era Born in the Usa lo stronzetto con le mèche viola in cerca di emozioni che pensava di ricattare lo spacciatore e intimidirlo grazie alla sua accertata superiorità di membro Nato, certo di godere di immunità e impunità antropologica.
Non mi sono rallegrata: in quella brutta storia è morto malamente un servitore dello Stato, in tempi nei quali pare che sia preferibile essere servitori di qualsiasi altro padrone, manager, direttore di call center, Ad di impresa di acquisti online, piazzaiolo globale che ti usa come pony dandoti l’illusione di essere libero mentre sei a cottimo. Non ho gongolato perchè qualsiasi sia la verità si tratta del solito miserabile copione che rivedremo sceneggiato da Lucarelli popolato dai soliti personaggi: il pusher informatore, i ragazzotti bene cui fa comodo e piace familiarizzare con gli intoccabili cui è proibito per legge e uso di mondo invece toccarli per censo, origine e rendita, la cerchia di soliti sospetti e la solita coca che pare ancora destinata al pubblico altolocato e perciò meno criminalizzato e perseguito, col contorno del solito aiutino concesso, anzi raccomandato, per permettere a ragazzi inquieti e vuoti come zucche di sopportare la pena di vivere nell’agiatezza, che forse non durerà per sempre.
Il fatto è che quella ferocia ferina non è inattesa, né imprevedibile perchè è la stessa che è andata in scena e si è replicata in tanti teatri di esportazione di democrazia, dove bravi ragazzi della California, del Texas, dell’Indiana e del Massachussets sono stati legittimati a estrarre da dentro tra complessi edipici e di inferiorità, insicurezze e arroganza, malesseri e depressioni di quelle che si possono permettere i cretini col culo al caldo, istinti selvaggi, autorizzati dalla loro indiscussa e inalienabile superiorità sancita dal passaporto blu che fa superare tutti i confini e gli ostacoli frapposti da quella civiltà in nome della quale soffocano le altre.
Perchè è quella pretesa superiorità da guardiani del mondo che ha permesso che una ventina di anni fa degli altri giovinastri alla guida di un jet giocassero a fare i berretti verdi svolazzando sui cieli italiani. tranciando un cavo elettrico e provocando la morte di 20 persone, tre italiani, sette tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un olandese, nessun ferito o sopravvissuto. E che ha consentito che quel crimine fosse oggetto di un negoziato diplomatico che si risolse tra depistaggi e insabbiamenti in un processo farsa presso la corte marziale statunitense, finito con la rimozione dal servizio dei 4, la condanna a 6 mesi di detenzione del pilota, tornato in libertà dopo 4 e un’onta incancellabile per lo stato di diritto e per noi tutti.
La farsa si ripeterà, c’è da starne certi. Hanno contribuito a asseverare questa previsione quelli che hanno fotografato e pubblicato le immagini della belva che ha inferto 8 coltellate al carabiniere, ammanettato e bendato nella caserma di via in Selci. Va a sapere se si tratta dell’insana vendetta dei colleghi della vittima, va a sapere se non si tratti di una gogna montata ad arte. Che comunque avrà l’effetto di ricordarci che siamo uno degli ultimi paesi a aver introdotto il minimo sindacale del reato di tortura, che abbiamo permesso ai cittadini di impugnare la pisola contro il delinquente che entra in casa per rubare, che tolleriamo che le nostre esistenze siano regolate da leggi ad personam e interpretazioni arbitrarie che favoriscono corruzione e illegalità.
Così ci siamo esposti a ricevere reprimende e umiliazioni da chi ha promosso la palestra di infamia di Guantanamo, da chi permette alla sua polizia di abbattere i sospetti neri o messicani come fossero cani, da chi nelle carceri di Stato e anche in quelle privatizzate favorisce gerarchie del male sicché ogni giorno co può essere un ragazzo come Cucchi macellato da guardiani o capibranco, da chi ha esercitato e poi nascosto brutalità, torture e massacri compiuti in nome dello stato di diritto, quello del più forte, però.
Si può leggere:
https://www.internazionale.it/opinione/alessandro-calvi/2019/07/30/matteo-salvini-stato-di-diritto
L’ha ripubblicato su Ambiente futuroe ha commentato:
Confrontalo con la vicenda di Silvia Baraldini (su Wikipedia)
Si può vedere:
ci può esserechi crede di avere l’impunità essendo americano, da questo post si capisce che c’è anche chi crede che essendo americani si debba essere necessariamente colpevoli, e pure della tragedia del cermis o della propria agiatezza. Responsabilità etnica?
semmai antropologica, ma se invece si trattaste di responsabilità di classe?
L’americano è probabilmente un omicida… ma i carabinieri hanno agito senza maltrattamenti, con senso della proporzione e ragionevolezza ?
Perché bendare un soggetto ammanettato ?
Nell’altro posta il sig, Minutolo dice che di innocente Non c’è nessuno, purtroppo sono d’accordo.