l43-mario-draghi-romano-141216202238_bigL’elenco delle prime 500 aziende mondiali redatto da Fortune, è stato l’albero di Natale del neoliberismo, quello con in cima la stella cometa del pensiero unico e sotto i rami i pacchi regalo delle promesse e della ricchezza che la massa sterminata dei piccoli fiammerai dell’occidente guardava con stupore e ammirazione come la vetrina del bengodi. Ma adesso la musica è cambiata: nell’elenco del 2019 la Cina ha superato gli Usa come numero di grandi aziende: 129 a 121, rendendo palese anche ai livelli più sensibili al brillocchi americani,  l’ascesa dell’ex  celeste impero a prima potenza economica mondiale. Ma non è tanto questo che interessa, visto che il sorpasso era ormai cosa annunciata e scontata, quanto il fatto che la stragrande maggioranza delle aziende cinesi finite nell’elenco, sono aziende statali e che il numero di queste è cresciuto nel tempo, rispetto a quelle private invece di diminuire come scritto nei libri profetici apocrifi conservati come il santo Graal nelle menti di Bruxelles, sul cui territorio l’impresa statale è di fatto proibita o al massimo tollerata se si tratta di un residuo storico.

Questo ci dice che il sistema misto funziona eccome. Funziona talmente bene che anche le imprese di molti altri Paesi non occidentali contenute nell’elenco sono in massima parte a partecipazione statale, partendo dal quasi 70 per cento di Indonesia e Malesia per finire all’oltre 80 per cento di Russia ed Emirati Arabi. Ma ci dice anche quale follia sia stata quella di svendere la grande struttura dell’Iri, che aveva guidato tutta la rinascita del Paese nel dopoguerra e che ancora negli anni ’80 comprendeva aziende come l’Alfa Romeo, comparti come la siderurgia e la cantieristica, Stet e Finmeccanica, tutti colossi che se la battevano alla pari dei concorrenti e che sono all’origine di tutta la tecnologia che il Paese è riuscito a sviluppare. I colpevoli principali sono due: Romano  Prodi e tutto l’arco politico di riferimento ovvero il demo craxismo, oggi ancora in auge nel Pd, e Mario Draghi suo braccio operativo, quello che svendette il patrimonio immobiliare dell’Eni per quattro soldi. Una colpa doppia perché non solo distrusse tutto questo immenso apparato economico che occupava direttamente più di 600 mila lavoratori, andando dietro alle fumisterie e all’illusionismo neo liberista, ma lo fece pure in maniera frettolosa e superficiale per raggranellare i soldi necessari ad entrare nell’euro. Senza dubbio un  pessimo affare in cui milioni di italiani hanno perso tutto e il banco formato da qualche migliaia di speculatori senza scrupoli, hanno invece rastrellato ricchezza in maniera straordinariamente facile.  Non parlo nemmeno di Berlusconi e dei suoi masnadieri il cui accordo ideologico con il neo liberismo era tutt’uno coi loro volgari interessi di bottega.

Ma questi due esecutori di incubi scambiati per sogni sono stati aiutati nel compiere sino alla fine il loro disastro dalle risibili parole d’ordine a cui hanno abboccato gli italiani, il rifiuto dello stato, delle regole, della stessa etica, la speranza che si sarebbero aperti nuovi orizzonti, piccolo è bello e tutte cazzate di questo tipo. In fondo era mezzo secolo che volevano fare gli americani e adesso si sentivano vicini a questa mistica identificazione, proprio come valletti che tifano per il padrone senza nemmeno percepire lo stipendio. E adesso che molti di loro si ritrovano in mutande, con  la sola consolazione di potersi inventarsi improbabili occupazioni e titoli in inglese che stiano al posto di precario, disoccupato, in attesa di lavoro: tutti “dottò” come negli anni ’60 con la piccola differenza che allora si trattava di accrescere artatamente il curriculum scolastico adeguandolo al reddito, oggi di mascherare in qualche modo la caduta del reddito. Ed ecco che come l’ultima goccia amara adesso si scopre che le economia miste vanno più forte e che l’Iri è stato a suo tempo ispirazione e modello per questo tipo di assetto che si sta rivelando vincente. Eppure vedrete che uno dei responsabili principali, il dottor Draghi finirà per governare, anche se solo le macerie che ha contribuito a creare.