Il secondo punto è più complesso perché Corbyn era riuscito a rimanere alla testa del Labour sconfiggendo la maggioranza blairiana proprio mantenendo fermo il punto sulla Brexit che per un partito che vuole difendere i lavoratori è il minimo sindacale visto che una politica sociale anche di modesto impatto è impossibile alla luce dell’ideologia ordoliberista di Bruxelles e delle delle obbligazioni che ne scaturiscono. Del resto esse sono perfettamente allineate alle posizioni ultra liberiste dei conservatori: come si faccia a contestare quelle politiche e nello stesso tempo a volere che esse diventino la base della governabilità è un mistero che non riesco a spiegarmi tanto più che il sistema non esita a piegare i personaggi che teme qualunque mossa facciano come dimostra l’ignobile e miserabile accusa di antisemitismo a Corbyn. O meglio il mistero è spiegabile alla luce della impraticabilità della socialdemocrazia già profetizzata da Dahrendor e divenuta plasticamente oggettiva con Tsipras, che si rifugia perciò in una specie di universalismo feticistico delle buone intenzioni e delle idee facili come appunto quella di Europa. Insomma le mosse di Corbyn che ovviamente affonderanno i laburisti derivano in sostanza dal vuoto culturale in cui ormai naviga la socialdemocrazia e la sua incapacità di guidare in modo la protesta sociale.
Anzi guidare è un termine in qualche modo sbagliato, perché il compito sarebbe molto più complesso e basilare, ovvero quello di rendere esplicito il conflitto sociale facendone prendere coscienza ai ceti subalterni che sono stati atomizzati, ridotti a puri soggetti desideranti, a consumatori di beni e illusioni che colgono lo scontro sociale solo dal punto di vista individuale, adattandosi ad esso e colpevolizzandosi per la propria sconfitta. Ma questo è ormai completamente fuori discussione: una cosa è pensare all’evoluzione del conflitto sociale dentro i confini del consenso come è stato per le socialdemocrazie del dopoguerra, un’altra è negare il conflitto stesso nelle diverse forme che esso assume prendendo a fondamento assoluto quelle che vengono chiamate leggi dell’economia e che sono piuttosto prassi auto referenti dell’ideologia della disuguaglianza. E’ proprio dalla mancanza di prospettive sostanzialmente altre che nascono poi questi ondeggiamenti e queste oscillazioni di giudizio i quali finiscono fatalmente per accordarsi sul diapason delle elite: la dissonanza è qualcosa di vietato nell’era contemporanea. Si era appunto sperato che personaggi come Corbyn in Gran Bretagna o come Sanders in Usa stessero lavorando per uscire da questa matassa di impotenza, ma evidentemente manca un’ideologia di fondo diversa da quella vacua modernità del futile e del mercato caratteristica del neo liberismo. Cercare di ridurre le diseguaglianze sullo stesso piano di pensiero dal quale esse scaturiscono è un lavoro di Tantalo.
La cosa è tanto più evidente proprio perché la nuova posizione assunta da Corbyn ha già danneggiato gravemente il Labour che ha preso il 14 per cento scarso dei voti alle elezioni europee, lasciando tra l’altro a Farrage spazio aperto e indirettamente ai personaggi come Boris Johnson: se invece di ripensare al passo falso si rilancia addirittura con la richiesta di un nuovo referendum siamo di fronte più che a un errore, a un vuoto di elaborazione. I conservatori hanno compreso che per mantenere il potere e il consenso occorre sacrificare qualcosa, mentre i socialdemocratici rimangono sempre col cerino in mano.