CarnevaleQuando si parla di sinistra salottiera non s’intende solo quella che va a mostrare le chiappe chiare a Capalbio, per la quale il discorso sociale ha ormai lo stesso valore del sudoku e la cui interazione con i ceti popolari è limitato alle colf e ai filippini di servizio, ma soprattutto uno stato d’animo, un modo di essere che non prevede l’azione, se non episodica e occasionale, ma l’affabulazione sociale dentro il giardino della memoria con le sue oasi e i suoi paletti. Ogni qualvolta però occorre uscire dal discorso e scegliere si fa un passo indietro come spaventati dalla possibilità che le ipotesi possano tradursi in realtà. Lo vediamo bene in questi giorni sulla questione dei minibot che in qualche modo portano nel concreto quella possibilità di moneta fiscale che in questi anni è stata costantemente proposta proprio a sinistra come scappatoia per attutire l’impatto disastroso dell’euro senza dover mettere in questione l’intera costruzione dell’unione a guida ordoliberista che dopo la dissoluzione dell’Urss è diventata un totem e un tabù.

Potrei portare a conferma di questa evidenza molte decine di articoli usciti in questi ultimi anni e che hanno visto come pioniere  lo scomparso Luciano Gallino, ma mi limiterò a suggerirvene alcuni più riassuntivi  che sono usciti di recente ovvero tra la fine dell’anno scordo scorso e questi ultimi mesi. Li potete trovare, qui, qui, qui, qui e tutti suggeriscono sistemi, abbastanza simili tra loro per la creazione di moneta fiscale, la quale, tanto per essere chiari e per uscire dalle fumisterie è discussa anche da numerosi economisti tedeschi per i quali sarebbe utile  una moneta a fianco dell’euro, che non lo sostituisce e che lo Stato emette e poi accettarlo in pagamento delle tasse. Non dimentichiamo che la Germania nasconde nei suoi bilanci debiti enormi che prima o poi dovranno essere scontati. Bene, a questo punto si dovrebbe arguire che la proposta dei minibot, assolutamente perfettibile e migliorabile, dovrebbe suscitare un certo favore a sinistra. Invece non è così poiché essa appare come una creatura di Salvini è improvvisamente diventata il vaso di Pandora che racchiude i più diversi mali e ancora una volta i niet che vengono dalla finanza e dal padronato si sovrappongono a quelli di sinistra, persino di quella più critica nei confronti dell’Europa.

Quando si tratta di affrontare una sfida nella realtà e non sulla carta ecco che arriva il contrordine perché non si può consentire alla destra di fare ciò che si proponeva a sinistra, il che, se non può essere sorprendente, esprime nel caso specifico una strategia perdente: se infatti dovesse andare male le responsabilità sarebbero di Salvini, se invece fosse un successo non è affatto detto che sarebbe il leader della Lega a coglierne i frutti perché questo cambierebbe quella – chiamiamola così – sociologia che gli ha dato il successo. Mentre fare ancora una volta gli ultra europeisti di fatto non potrebbe che essere letale in ogni caso. Ad ogni modo vediamo le obiezioni che vengono dalla parte sinistra: la prima è la sesquipedale sciocchezza diffusa dai tirapiedi della Bce e del potere secondo la quale una moneta fiscale sarebbe illegale. Come ho detto ieri nulla nei trattati europei si oppone all’ipotesi di una moneta fiscale e  parallela valida solo in determinati ambiti checché ne dica Draghi più abile a vendere sotto costo i beni pubblici che a fare il dottor sottile. Poi in un mondo dove esistono le criptovalute e persino Facebook vuole farsi la sua moneta, i carnefici sociali dell’Europa paiono rimasti al tempo di mastro Titta.  Né essa di per sé è in grado di creare nuovo debito anche se ovviamente le risorse liberate servirebbero per soffiare un po’ d’ossigeno sull’economia reale magari con l’effetto che il rapporto debito – pil finisca anche per migliorare, cosa che naturalmente Bruxelles nemmeno prende in considerazione. Del resto questo strumento è stato usato numerose volte in passato per far fronte a determinate situazioni: per le Usl, per gli enti lirici e per i porti; ne hanno beneficiato anche Iri, Eni ed Efim; in due occasioni, poi, sono stati coinvolti milioni di cittadini italiani (quando venne congelata la contingenza) e migliaia di società (per la restituzione dei crediti d’imposta).

La seconda obiezione è veramente curiosa per non dire miserabile: forse la moneta fiscale non è illegale e nemmeno negativa, ma poiché l’Europa non la consentirà è inutile tirarla fuori e sfidare la complessità dei mercati e le vendette dello spread. Vabbè, bandiera bianca la trionferà. La terza obiezione che in realtà obietta a tutto il resto è che i minibot non sono un passo fuori dall’ euro e dimostrerebbero la mancanza di volontà politica da parte della Lega di mettere in pratica qualsiasi ipotesi di rottura con l’Europa e della spasmodica ricerca da parte di Salvini della massima compatibilità con le regole europee. Insomma i minibot sarebbero un mezzo strumentale per avallare il mito di una rottura con l’Europa che nei fatti non esiste. Può anche darsi, anche se mi sembra una precoce processo alle intenzioni, ma tutto l’insieme mi fa venire in mente Zenone e la sua freccia che non potrà mai arrivare al bersaglio, ma che egualmente si conficca nel cuore: faccio notare che il dibattito nella sinistra sulla moneta fiscale aveva proprio lo scopo di liberare risorse senza mettere in forse i meccanismi europei. Forse lo scopo di queste obiezioni è quello di mostrare che Salvini è in definitiva un liberista e che quindi non può che essere in intimo accordo con i diktat con Bruxelles, cosa perfettamente vera in sé, ma che è priva di senso se dall’equazione viene espunta la variabile degli interessi del capitale nazionale che la rendono assai più complessa e non lineare. Parlo di Salvini visto che i Cinque stelle hanno avuto la bella idea di suicidarsi  e ormai sono completamente marginali al dibattito.

Insomma tutto il discorso è che la moneta fiscale è un pericolo per l’Europa e non ce la faranno fare e allo stesso tempo che è una bagatella messa in piedi per fingere un contrasto con l’Ue. Mi chiedo cosa spinga un ambiente, privo ormai di interessi nella sfera del politicante, a simili contorcimenti, quando l’obiezione vera ed evidente nel meccanismo di moneta fiscale elaborato dalla Lega e in particolare da Borghi è che essa – nel caso voglia prefigurare un’uscita dall’euro o meglio da un dissoluzione ormai scritta della moneta unica, a cui ci si sta preparando e che comincerà a settembre con l’avvento di Weidmann alla Bce -, rimane tutta a destra, ovvero viene pensata nell’interesse dei ceti di comando e non di quelli popolari cui andranno le briciole nonostante se ne debbano caricare gli oneri maggiori. Ma per cambiare questi meccanismi occorre intervenire nel discorso, non chiamarsi eternamente fuori come semplici glossatori.