whatsapp_image_2018-10-31_at_14.08.33 Anna Lombroso per il Simplicissimus

Chissà se adesso i tifosi della Magica verranno accusati della più infamante delle macchie sull’onore, non non di essere laziali, macché, ma di essere sovranisti! Cominciano a campeggiare sui muri della città invettive che non lasciano dubbi: Pallotta ‘nfame, giù le mani dalla Roma, perché da giorni serpeggia il malcontento per via dell’interesse dimostrato dalla  Qatar Sports Investments per il club giallorosso, smentito ma senza grande convinzione dal dirigente sportivo che ha trovato l’America qui, con un patrimonio (il suo fatturato sarebbe mediamente di 7.5 miliardi di dollari all’anno cifra secondo quelle graduatorie stilate da Forbes ) grande quanto i debiti accumulati  dai suoi brand e dalla Roma (218,8 milioni nel 2018).

Da anni il Qatar esprime, anche comprandosi importanti marchi sportivi,  la “volontà di sensibilizzazione che il paese vuole portare avanti”, per far dimenticare, grazie a  un’industria sportiva da 20 miliardi di dollari entro il 2022, certe amicizie pericolose, confessate anche da notabili locali come l’ex ministro degli Esteri che ha ammesso che le armi e gli aiuti che  Doha, Riyad e Washington “uniti in una sola trincea” hanno inviato in Siria potrebbero essere finite nelle mani di Al Qaida. E il Center on Sanctions & Illicit Finance, ma non solo,  individua in Doha la regione con la maggior concentrazione di donazioni private (con l’avallo della famiglia reale e del governo) a gruppi terroristici.

Ha iniziato nel 2011 sponsorizzando per primi la maglia del Barcellona, poi ha messo le mani sul Paris Saint Germain grazie alla intermediazione dell’allora presidente Sarkozy e è diventato così influenti da ospitare la  Coppa del mondo del 2022 (in previsione della quale è a buon punto la realizzazione di 8 stadi  uno di quali a meno di 2 chilometri dall’aeroporto internazionale di Hamad  sarà “mobile” e verrà smontato a fine evento)  e da far disputare per la prima volta in assoluto il torneo d’inverno per evitare che si giochi con le temperature estreme, che non vengono rispremiate alle maestranze, provenienti  perlopiù  da India e Nepal, ridotte in condizioni di schiavitù e che lavorano nei cantieri con temperature che raggiungono anche 50 gradi all’ombra (sarebbero 1500 quelli morti di caldo e in incidenti occorsi durante turni giornalieri di 16 ore).

Per carità, non è che le tifoserie, le curve sud e nord, gli ultrà siano un esempio di correttezza e integrità, ma sembrano essere più conseguenti e coerenti dell’avvicendarsi di prestigiosi esponenti governativi, delle istituzioni e della amministrazioni comunali, compresa quella della Capitale morale, che da anni vanno a chiedere investimenti a Doha col cappello in mano o che ne ricevono gli inviati riservando loro accoglienze principesche che riecheggiano la pompa riservata a Gheddafi o a altri tiranni e despoti sanguinari in visita pastorale o omaggiati in patria. compreso il ministro Salvini che, malgrado sia noto che Doha avrebbe finanziato inquietanti “centri islamici” per un ammontare di almeno 22 milioni di euro solo in Italia e complessivi 72 in Europa, ha rivisto le sue preoccupazioni su meticciato, arrivo di foreign fighters sui barconi, invasione di stranieri i cui usi e la cui fede è incompatibile con la nostra civiltà, per  stringere un fattivo sodalizio con una terra dove, recita il loro ufficio turistico, il viaggiatore non è mai uno straniero, ma un amico non ancora incontrato. Un amico generoso con il quale rinsaldare rapporti  profittevoli in barba alle cospirazioni fondamentaliste grazie ai contratti miliardari siglati  con Fincantieri (4 miliardi di dollari) per sette navi da guerra, per 28 elicotteri NH 90  dell’ex AgustaWestland,  valore 3 miliardi di euro, o per gli oltre 6 miliardi di euro per 24 caccia Typhoon del consorzio Eurofighter, di cui Leonardo-Finmeccanica ha una quota del 36 per cento, perché “il Made in Italy in Qatar è amato e rispettato”, parola di Ministro. Talmente amato da comprarselo in un boccone con dentro marchi della moda (Valentino), immobili, grandi alberghi e la compagnia aerea AirItaly, ex Meridiana, dall’Agha Khan, il finanziamento  dell’operazione Porta Nuova Garibaldi e Varesine, l’area del capoluogo lombardo dove sono sorti numerosi nuovi grattacieli e dove il fondo di Doha ha investito svariati miliardi di euro (secondo alcune indiscrezioni circa 2 miliardi) per diventarne proprietario, qualche fettina di Costa Smeralda comprata da Colony Capital, Air Italy (da 12 a 50 aeromobili), un nosocomio per sceicchi a Olbia, magari anche Unicredit e, c’è da sospettare, interessi nel colosseo di Pallotta a Tor di Valle, la cui realizzazione con questo fior di sponsor potrebbe subire una accelerazione.

È che adesso chiunque insorga perché si svendono beni comuni, perché si alienano patrimoni collettivi, passa per un pericoloso sovvertitore dell’ordine globale, per un sorpassato custode di concezioni vetuste e conservatrici, per un deplorevole assertore di interessi localistici e campanilistici che ostacolano relazioni internazionali e crescita. Poco ci manca che anche i fautori della Roma dei romani diventino dei deleteri sovranisti, come la costituzione che richiama il principio di sovranità nel primo articolo, come il Pci che prima di Bassanini ha sempre avversato il trasferimento del potere fuori dallo Stato, come chi pensa che il galateo e la realpolitik debbano condannare l’aspirazione di nazioni democratiche a mantenere il controllo e la gestione delle scelte economiche del Paese per rispondere a priorità e bisogni attinenti all’interesse generale, laddove la sovranità  è la capacità di assumere decisioni in forma di norme vincolanti come deve essere nello stato di diritto.

È davvero sconfortante che qualche sussulto di riscatto si manifesto con le scritte sui muri dei tifosi ultimo baluardo rispetto a organismi sovranazionali che  hanno assorbito e introiettato sempre maggiori fette di egemonia statale, in campo economico, ma con ricadute d’ogni genere, se pensiamo al Wto, alle varie istituzioni giudiziarie internazionali, alle camere di commercio sovranazionali  che hanno permesso agli Stati Uniti prima di tutto,  che non hanno mai dimostrato di volersi  sciogliere in un ancora imprecisato ordinamento internazionale, Nato inclusa, di esercitare il controllo di processi di suddivisione, trasferimento di poteri e governo e occupazione anche militare, espropriando di potere decisionale soggetti di diritto internazionale per ridurli in condizione di soggezione con l’intento non di ridurre incauti nazionalismi, ma di diluirne libertà e autodeterminazione nella minestra avvelenata della globalizzazione.