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Anna Lombroso per il Simplicissimus

Un brand  potrebbe ridare lustro alla reputazione di imprenditorialità creativa del nostro Paese: siparietti autoportanti, tele e tendaggi apri e chiudi, sistemi di oscuramento motorizzato con drappi di tessuto sintetico, a coprire quello che è diventato doveroso celare all’occorrenza per non turbare sensibilità “altre”, come si fece con nerborute e impudiche colonne antropomorfe, con zampe di poltrone allusive e membri turgidi ostentati da statue e bassorilievi ai tempi di Vittoria imperatrice.

Il mercato c’è eccome, perché velari e schermi, secondo un’audace proposta di uno spericolato sindaco Pd del paese di Pieve di Cento provincia di Bologna, andrebbero a mascherare i crocifissi simbolo della fede e delle comuni radici cristiane dell’Europa che adornano tombe, sacrari, mausolei e sacelli nei cimiteri.  E auspicabilmente un domani,  a piacimento e in vista delle visite scolastiche di classi fusion, di frequentatori di pullman con annessa vendita di pentole officiata da un rabbino, un imam o un bonzo, potrebbe estendersi a musei e gallerie, opportunamente e castamente velando il Cristo di Cimabue sfuggito alla furia dell’acqua ma non dei cretini, il Crocifisso della Maddalena di Signorelli agli Uffizi, quello di Masaccio a Napoli, quello attribuito a Michelangelo in Santo Spirito. E chissà se una Europa propensa a celebrare il rispetto purchè in via solo simbolica e estetica, non vorrà estenderne l’adozione per via di direttiva anche in altri siti, al Louvre o al Prado, dove alloggiano immortali opere di artisti italiani, sotto forma di cortina di tela per far dimenticare quella di ferro e altri muri e reticolati.

L’insensata ipotesi difesa ad oltranza nel luogo dove è sorprendentemente scaturita, in quanto farebbe parte di un grande progetto di sistemazione del camposanto secondo regole urbanistiche e morali intese alla considerazione attenta che è doveroso riservare a altrui confessioni e convinzioni, è stata subito fatta propria da Alessandra Moretti, in lizza per la circoscrizione del NordEst alle europee, che in un colpo solo ha gettato alle ortiche la sua appartenenza al Veneto bianco, a una tradizione e una retorica bigotte e oscurantiste, lanciandosi, nel corso di una intervista, a una  difesa della trovata comprensiva di un’avventata illustrazione della tecnologia che si dovrà applicare alla temeraria iniziativa, ampiamente riportata anche dalla stampa “amica”.

La notabile del Pd è d’altra parte nota per certe sue esternazioni: oltre che per essere una perenne candidata a tutte le possibili elezioni salvo quella di Miss Universo cui sarebbe a suo dire autorizzata a partecipare per via della sua inossidabile leggiadria, oltre che per non concludere perciò nemmeno un mandato, se non quello di testimonial delle più ardite scemenze, per aver fatto della sua bellezza una qualità politica rivendicata come primaria e non come semplice e gradevole valore aggiunto: Sono un avvocato, laureata con 110, sono una professionista… tutto questo è inserito in un bel corpo e in una testa che ha un bel viso. Lo ha sempre ribadito con fermezza sottolineando quanto costi la manutenzione del suo giacimento in parrucchiere, estetiste e cerette e quanto la sua militanza venga osteggiata da irsute bruttone tra le quali annovera un’autorevole sindacalista donna in ritiro per raggiunti limiti d’età che avrebbe invitato all’astensione piuttosto che darle al preferenza alle prossime elezioni europee.

Secondo quella che si è autodefinita Ladylike, bella, brava, intelligente, e dei promotori di Pieve di Cento ai quali, c’è da giurarci si aggiungeranno altri fan di Voltaire secondi quanto appreso su Wikiquote, l’iniziativa risponderebbe  all’esigenza doverosa di non offendere con l’esibizione dei simboli della cristianità cittadini laici e appartenenti a altre religioni.

Siamo proprio mal ridotti se l’opposizione si esercita così, opponendo (lo dice la parola stessa) intolleranza idiota a intolleranza idiota, oscurando il crocifisso per guadagnare punti contro chi lo vorrebbe collocato anche nei supermercati, esibendo una accondiscendenza superiore in contrasto con il rifiuto violento di chi si vuole altrettanto superiore.

L’eterna trombata (e non mi si annoveri per questa semplice constatazione tra i suoi sgangherati detrattori sessisti) impugna la bandiera della tolleranza e della laicità obbligatorie ( quello che Marcuse definiva la tolleranza repressiva ovvero il momento nel quale la libertà va a coincidere col permissivismo e il lassismo che stravolgono regole  leggi per far eseguire solo quelle del mercato) .per dimostrare la sua diffèrence neanche tanto petite con i fanatici del rifiuto, del settarismo violento, pensando che ci crediamo, che davvero può convincerci che sfruttati dal Jobs Act, ignoranti grazie alla Buona Scuola, derubati dalle banche venete criminali ogni volta salvate, immigrati scacciati perfino dalle panchine e dai bus, poveracci criminalizzati da ordinanze comunali e leggi che interpretano il decoro come la cancellazione forzata agli occhi della brava gente di miseria e dolore, si riscattino con la rimozione di un simbolo che per molti è significa invece amore e accoglienza.

Per molti non è così, per molti non ha nessun significato, ma anche e soprattutto per loro la laicità, la libertà di credo o di non credere, la professioni di altri culti non può e non deve essere garantita da censure, proibizioni o ipocrisie che si addicono non all’emancipazione e al godimenti di diritti, ma solo al diritto all’ipocrisia e alla cattiva coscienza, che si addicono alle persone  brutte anche quando davanti c’è il velo autoportante della leggiadra forosetta. Aggiungo per concludere che illustro questo post con il “manifesto” immediatamente confezionato dalla Lega, a conferma di quello che accade naturalmente quando materie delicate e sensibili cadono nelle mani sbagliate-