Il 25 aprile arriva ogni anno, inevitabile come un monito, un dovere, una speranza, un rito, con la necessità di trovare qualcosa da dire che non è poco visto l’attuale stato comatoso della politica. Anno dopo anno il ricordo si è sbiadito, la vittoria della Resistenza ha lasciato il posto alla Liberazione smart americana, anno dopo anno i valori per i quali tanti si sono battuti sono stati passati al tritacarne e sono divenuti ninnoli da esporre o ponti per scappare al mare. Di certo qualcosa si è spezzato se uno dei rappresentanti di quella sinistra cosiddetta radicale, che sembra così lontana dai salorro, ovvero giorgio Cremaschi, non sente il bisogno di ricordare i valori della Resistenza, ma di contrastare la leggenda, in campo peraltro fin da quando sono bambino, secondo la quale il fascismo ha fatto anche qualcosa di buono.
In realtà si tratta di una cosa fin troppo ovvia perché ogni regime, anche il più orribile e il più liberticida fa qualcosa di buono, l’importante è capire quanto si paga quel qualcosa: ora mi chiedo se la perdita della libertà e delle conquiste dovute alle lotte sociali, i massacri coloniali, i tagli di salari e stipendi, la servitù del lavoro e infine una guerra combattuta con un esercito di cartone che ha di fatto cancellato l’indipendenza reale del Paese (e avrebbe avuto questo esito anche se avesse vinto la Germania), sia un equo compenso per l’elettrificazione di qualche linea ferroviaria e la bonifica dell’agro pontino con i deportati dal Veneto e dalla Romagne che tuttavia costò circa ventimila morti per malaria di cui non si seppe nulla all’epoca e di cui si parla ancor meno oggi. . Per molti cialtroni salvineggianti probabilmente lo è, ma difficilmente potrebbe essere diversamente perché almeno due generazioni sono state educate dalla comunicazione generale ad elidere nel bene e nel male quel periodo e soprattutto a considerarne il triste epilogo come qualcosa di sostanzialmente estraneo alla vita italiana, qualcosa che riguardava la Germania e gli alleati, nel quale la brava gente è stata travolta non si sa bene perché. Un caso quasi inedito di manicheismo dell’assenza. Adesso raccogliamo i frutti di quel tentativo di rimozione che era diretto sia a dimenticare il fascismo e soprattutto le sue alleanze concordatarie e confindustriali che si era riciclate in democrazia all’indomani della guerra, ma ancora di più la Resistenza con la sua lotta non solo contro il fascismo e i suoi disastri finali, ma per un’idea di società migliore, per qualcosa che nel contesto occidentale creava preoccupazione e imbarazzo perché è ben noto come si viva nel migliore dei mondi possibili. Certo la Resistenza ha costituto un fenomeno assolutamente unico nel corso della seconda mondiale dove l’antagonismo al nazifascismo ebbe per lo più il carattere di mera liberazione nazionale, senza spiccati caratteri di alternativa sociale. Ma anche di questo primato non vogliamo più farci carico perché è troppo gravoso sia per i somari che per i cavalli di razza. E diciamolo per i fantasmi che siamo diventati che come consiglia Conte devono festeggiare senza pensare.
Ecco perché l’antifascismo attuale che fa volentieri a meno della Resistenza, della guerra civile dalla quale è nata la Repubblica, che diventa oggetto di consumo nel supermercato occidentale, con tutti i gadget e i venditori di frattaglie che si addensano sul tema, ha poca incisività e anche poca credibilità: gli antifascisti di rito americano e finanziario che plaudono all’arresto di Assange colpevole di libertà di stampa e di lesi servizi segreti sono un ogm storico – politico naudeabondo che nessuno vorrebbe avere sulla propria tavola. Così adesso non ci troviamo più a parlare di Resistenza, ma del fatto che il fascismo non sia stato tutto rose e fiori. Non oso immaginare cosa avverrà fra qualche anno.
2. Vanni Teodorani: “Gli americani volevano vivo il Duce”
a cura di di Luciano Garibaldi per “IlSussidario”
Gennaio 2015
Oggi vedono la luce le memorie di Vanni Teodorani («Quaderno ’45/ ’46», Editrice Stilgraf, Cesena), ove si legge che l’autore, a fine aprile ’45, partecipò ad una missione con lo scopo di raggiungere il Duce in fuga da Milano e consegnarlo all’Oss americano (Office of Strategic Services) d’intesa con i servizi segreti del Regno del Sud (il SIM, Servizio Informazioni Militari).
Proseguimento:
https://www.italiaoggi.it/news/churchill-fece-uccidere-mussolini-1953939
NB Vanni Teodorani (1916-1964), entrò nel gruppo familiare del Duce (sposò Rosina Mussolini, figlia di Arnaldo) , al tempo del matrimonio, nel gennaio 1938, era già un giornalista affermato: collaboratore del Popolo d’Italia, di Azione sindacale, L’Ordine Corporativo, oltre che ufficiale segnalatosi in Eritrea, da cui diresse il Corriere Eritreo e poi, in Italia, la Cronaca Prealpina.
In conclusione e in breve:
“Vi sono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata, la storia ad ‘usum delphini’, e la storia segreta, dove si trovano le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.” Honoré de Balzac,
(1799 – 1850), scrittore francese.
Cordiali saluti.
TheTruhSeeker
Scusi, quindi secondo lei lo storico indipendente Renzo De Felice che sul fascismo italiano fece una grande opera di revisone storica è un cialtrone?
Comunque, ecco qui due fonti controinformative che dovrebbero fare drizzare le orecchie a chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale.
1. “Segnalibro. “Communists”, quando l’intelligence Usa “comandava” la resistenza italiana”, di M. Triggiani per “Barbadillo”
Febbraio 2018
Con il passare del tempo e con la desecretazione di documenti, emergono le tessere del composito mosaico della storia del Novecento, soprattutto per quanto riguarda la seconda guerra mondiale. E’ il caso della desecretazione, cominciata in Usa dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, dei documenti dell’Oss (Office of stategic services), l’antenato della Cia. Un ricercatore di storia italiano, Luca Tadolini, ha studiato gli incartamenti sulla campagna d’Italia, scoprendo dati di particolare interesse sulla resistenza.
Nel volume Communists (dal nome con il quale era stata catalogata una cartella dell’archivio dell’Oss) da poco pubblicato, l’autore affronta un argomento in passato solo sfiorato dalla storiografia: l’accordo segreto fra i servizi Usa e il Partito comunista italiano. Un argomento che qui e là era stato accennato, anche da storici e ricercatori, ma pareva fosse solo un generico aiuto dell’Intelligence Usa ai partigiani comunisti, come avveniva nei confronti dei partigiani bianchi. Communists chiarisce, offrendo una ricostruzione completa con tanto di nomi, dinamiche, accordi fra l’Oss e i britannici, i contatti con Palmiro Togliatti, indiscusso leader del Pci.
Proseguimento:
http://www.barbadillo.it/73181-segnalibro-communists-quando-lintelligence-usa-comandava-la-resistenza-italiana/
PS prosegue nel prossimo post.
“gli antifascisti di rito americano e finanziario che plaudono all’arresto di Assange colpevole di libertà di stampa e di lesi servizi segreti sono un ogm storico – politico naudeabondo che nessuno vorrebbe avere sulla propria tavola. Così adesso non ci troviamo più a parlare di Resistenza, ma del fatto che il fascismo non sia stato tutto rose e fiori. Non oso immaginare cosa avverrà fra qualche anno.”
Eh…siamo messi bene !?
‘Ha sbagliato solo quando si è alleato con Hitler’ é una frase molto in voga dalle mie parti!