171708801-c154b37e-5e19-47e2-b507-4162bb97b8a0Una più antiche tecniche di conquista è quella del cavallo di Troia che consiste nel riuscire ad infiltrarsi nel campo avversario e prenderlo dall’interno quando risulta impossibile sconfiggerlo dall’esterno. Di tempo in tempo il famoso cavallo di Ulisse ha preso mille forme e oggi consiste soprattutto nel disarticolare e controllare il nemico piazzandogli nel cuore personaggi, movimenti, slogan, centri di informazione che in un  primo momento si presentano come alleati, compagni, omologhi e poi lavorano a distruggere ogni resistenza. Oggi nella società dello spettacolo e della comunicazione  talmente in tempo reale da essere del tutto irriflessiva, è abbastanza facile mettere in campo cavalli di Troia volanti a patto di avere sufficienti risorse. Così nascono certe avventure dell’arancionismo o così vengono deformati e catturati  partiti di antica tradizione, ma in questo modo vengono anche imbrigliate le resistenze al pensiero unico: quando contrastarle diventa difficile o impossibile anche a causa dell’evidenza del reale, ecco che si cerca in qualche modo di controllarle dall’interno, attraverso la mimesi.

Come si sa uno dei temi più spinosi per il capitalismo e il suo fuorigiri dell’iper produzione è quello ambientale, i cui effetti cominciano a farsi sentire anche nel quotidiano: si tratta di un argomento pericoloso che potrebbe deflagrare e saldarsi al malcontento per la precarietà, la sottrazione di welfare, il calo dei salari, la disoccupazione e sottoccupazione di massa, per cui non si può più continuare a fare una debole guerriglia con le truppe di accanite retroguardie reazionarie e negazioniste  o simulando un’attenzione che poi si riduce a nulla quando si vanno ad intaccare i profitti. Bisogna trovare un cavallo di Troia per controllare il campo. Ed ecco che spunta fuori dal nulla una ragazzina che si dice abbia la sindrome di Asperger, figlia di due personaggi in vista del jet set svedese, che come una giovannina d’Arco se ne sta ogni venerdì davanti al parlamento di Stoccolma ad esigere provvedimenti per l’ambiente, facendosi profetessa di imminenti e distruttive catastrofi che sono una bassa vulgata del problema, ma proprio per questo sono utili a chi le prepara. Un giornalista francese, Marc Reisinger, voleva intervistarla, ma ha scoperto che non tutti i venerdì Greta è davanti al Parlamento, che quando ci va è circondata da numerosi sorveglianti che si mimetizzano tra gli astanti, e che impediscono contatti diretti, specie con i giornalisti: se la ragazzina si tocca il berrettino o se lo toglie significa accorrete e toglietemi di torno questo moscone. Infatti questo è accaduto a Reisinger, che ha anche filmato l’intervento prima di una guardia del corpo e successivamente di altre due (qui per i curiosi) .

Possibile che per una ragazzina che ha parlato all’Onu e ha incontrato la Merkel non si sa poi a quale titolo o proprio perché non ha alcun titolo, si trovi così a disagio di fronte a un giornalista felice e sconosciuto, da sottrarsi a suon di gorilla alle sue domande? Presumibilmente perché sa solo recitare il rosario e qualunque domanda svelerebbe il pappagalleggio che sta dietro tutto questo. Tuttavia in due mesi, grazie al potente schieramento mediatico padronale, Greta è diventata un personaggio mondiale e con lo slogan del Fridays for Future, il black Friday dell’ambientalismo. sta innescando la nascita di nuove formazioni e partiti. Domani la ragazzina con i suoi gorilla in incognito sarà anche a Roma e per l’occasione, nei giorni scorsi, c’è stata l’assemblea nazionale costituente di Fridays for Future che si è tenuta a Milano, nell’aula magna dell’Università Statale. Insomma lo slogan che parrebbe una pubblicità è mantenuto in inglese perché i “venerdi per il futuro” sa troppo di spot come gli artigiani della qualità o il meglio di un uomo, si è subito incarnato in una sorta di movimento che per sua stessa esplicita ammissione è ” apartitico”, il che naturalmente evita di affrontare di petto e nel concreto il problema di fondo ovvero che è la struttura economica basata sul profitto e sui meccanismi dello sfruttamento che produce il disastro ambientale. Tutto il resto è chiacchiera. Alla fine si tratterà di inglobare un verdismo occasionale e territoriale ormai senza riferimento, per disarmarlo politicamente su un piano più generale. Perché non prendiamoci in giro: questi guardiani dell’ambiente e del clima stavano proprio aspettando una ragazzina svedese da quarto potere per riconoscersi e agire? E poi organizzare queste assemblee in  pochissimo tempo  implica costi non indifferenti e un’organizzazione sia pure in nuce che non nasce dal nulla. Chi ha lavorato per sincronizzarsi con Greta, tra l’altro a ridosso delle elezioni europee?

Una delle varianti del cavallo di Troia è l’esercito di terracotta, messo in armi per dare  l’impressione che esista un enorme armata. Ma beninteso solo l’impressione. In questo caso si vuole dare la percezione che esista un’opposizione dal basso che tuttavia e completamente controllato dai mastri vasai, si fa insomma un dono all’avversario perché ci caschi con le mani e i piedi. Timeo Greta et dona ferentes.