downloadEdward Gibbon, nel suo celebre Declino e caduta dell’impero romano scrisse che quando le classi dominanti perdono in tutto o in parte la loro capacità di influenzare l’opinione pubblica e di tenerla insieme in qualche modo, si rivolgono a personaggi civetta che da una parte possono piacere al popolo e dall’altra non sono in grado di esprimere una qualche indipendenza rispetto ai loro padroni. Gibson li paragonava alle polene delle navi che non hanno alcuna funzione reale, sono solo figure appariscenti e apotropaiche che attirano lo sguardo senza però avere un ruolo nella navigazione: guardano dove il timoniere dirige il veliero. Anche oggi siano immersi in questa temperie, abbiamo le nostre polene, gli eroi da salotto da cui è difficile distogliere lo sguardo e che tuttavia non sono altro che comparse.

A Parigi impazza l’oscuro e ambiguo  Emmanuel Macron che spende e spande milioni di euro per sembra re un piccolo Re Sole e non è che un Eliogabalo in sedicesimo, un grand commis  della mitomania che si ritiene il leader del XXI° secolo e si guarda allo specchio mentre le piazze e le strade del suo regno sono attraversate da un’ immensa folla in protesta che egli fa pestare ferocemente dalla sua guardia pretoriana illudendosi di risultare vincitore. A Londra il Segretario alla Difesa Gavin Williamson insulta le principali personalità di Francia, Germania, Russia e Cina mentre il Regno Unito si disintegra attorno a lui anche se non se ne ha ancora il preciso sentore. In Canada, il primo ministro Justin Trudeau,  inetto e parolaio figlio d’arte che si è presentato come enfant prodige, si è dovuto astenere dalle sue conferenze al resto del mondo sui presunti valori democratici a causa di un imbarazzante e sordido scandalo di corruzione  che ha portato alle dimissioni di due suoi ministri. A Washington il senatore Marco Rubio, un imbecille fatto e finito e come tale faretto della cronaca politica, ha minacciato il presidente del Venezuela, legittimamente eletto, di inserimento anale di una bottiglia rotta  se non si fosse dimesso lasciando il posto a Guaidò. E a Caracas quest’ultimo davvero pretende di auto nominarsi presidente quando le forze politiche a cui fa riferimento hanno a malapena un quinto dei voti. E non si ferma di fronte a nulla, quindi nemmeno di fronte a se stesso, per raggiungere l’impossibile obiettivo.

C’è un elemento di somiglianza tra questi personaggi: tutti sono più o meno sulla quarantina, si sono formati quando i valori della democrazia e della solidarietà hanno cominciato a vacillare sotto i colpi del neo liberismo, nessuno di loro si è distinto per qualcosa di rilevante o di interessante prima di giungere nelle stanze dei bottoni, tutti ostentano idealismo, ma ogni loro esternazione ne mostra la natura fraudolenta e infine tutti riescono ad alimentare alimentare conflitti e sentimenti divisivi. Sono tutti toy boys dei poteri reali nelle loro diverse forme. La loro insincera sincerità, simile a  quella del venditore di auto usate, svela il loro vuoto interiore e politico che è anche un vuoto umano, perfetti esemplari di spicco di un’antropologia del declino che prende due intere generazioni: non sanno nulla del passato, né hanno una cognizione del futuro, ma vivono la mediocrità sterile dell’eterno presente. E tuttavia non colgono mai l’attimo, perché per farlo è necessario avere il senso di tutte le dimensioni del tempo . Essi in effetti rappresentano l’ultimo e perverso stadio del consenso democratico in Occidente, quello che prelude alla caduta definitiva o alla rinascita:  sono specchi opachi nei quali alcuni pensano di ravvisare se stessi e la loro confusione, mentre altri non riescono a scorgere i tratti malsani e pericolosi.

Questi personaggi, ma se ne potrebbero citare molti altri tra cui per quello che ci riguarda Renzi o Salvini, rappresentano per così dire l’ultimo stadio prima della tempesta, il narcisismo osceno della non politica, sono in un certo modo le procellarie che annunciano l’arrivo dell’uragano. Un ruolo perfino troppo grande per loro che alla fine sono solo toy boy, che una volta usati  non servono più a nulla e diventano pessima storia.